
I selvaggi crinali del poderoso massiccio del Cairo, che domina l’Abbazia di Montecassino. Qui siamo nei pressi del solitario Campo del Popolo, altopiano carsico fra i più suggestivi della Ciociaria, a cavallo fra Val di Comino e Valle del Liri.
I selvaggi crinali del poderoso massiccio del Cairo, che domina l’Abbazia di Montecassino. Qui siamo nei pressi del solitario Campo del Popolo, altopiano carsico fra i più suggestivi della Ciociaria, a cavallo fra Val di Comino e Valle del Liri.
Una suggestiva veduta del Castello dei Conti d’Aquino e di Roccasecca Vecchia dalla strada per Colle San Magno. Qui siamo davvero in uno dei “paesaggi segreti” del Lazio, ancora pressoché sconosciuto “al grande pubblico” malgrado la vicinanza con l’A1. Situati nei pressi dell’antico confine fra Stato della Chiesa e Regno di Napoli, questi affascinanti ruderi dominano la bassa Valle del Melfa e quella del Liri e sono legati alla figura di San Tommaso d’Aquino che qui, secondo una leggenda, ebbe i natali. Per approfondimenti: “I Castelli perduti del Lazio e i loro segreti”.
Una veduta di Colle San Magno dalla frazione di Cantalupo sotto un cielo che promette temporale. I due piccoli borghi si fronteggiano in una bucolica vallata interna del massiccio del Monte Cairo, a poca distanza dalla più nota Roccasecca. Qui il tempo sembra essersi fermato: la zona fa parte dell’itinerario “Borghi e paesaggi segreti della Ciociaria: parte 3”.
In una delle zone più remote e misteriose del Lazio, nel versante sud-occidentale della Val di Comino, si trovano numerosi minuscoli borghi dall’aspetto antico ma purtroppo in via di deciso spopolamento. Uno di questi è Casalattico: nella foto si vede il bellissimo territorio che si estende verso il paese di Casalvieri, caratterizzato dal sinuoso corso del limpido Fiume Melfa.
Uno scorcio boscoso delle selvagge Gole del Melfa, una delle aree naturali più intatte del Basso Lazio, in procinto finalmente di essere tutelata dalla Regione. La forra si allunga fra Roccasecca e Casalvieri in uno scenario di straordinaria bellezza, alle pendici del Monte Cairo: è attraversata da una strada spettacolare (il “Tracciolino”) che mette in comunicazione le pianure ciociare con la solitaria Val di Comino. Si tratta di una zona da sempre di passaggio, ricca di memorie storiche e vestigia archeologiche, che fu terra di grandi personaggi come Cicerone e San Tommaso d’Aquino.
Lo straordinario panorama sulla Valle del Liri che si gode dai ruderi del Castellaccio di Castrocielo, nella Ciociaria meridionale. Il luogo, raggiungibile soltanto a piedi tramite una facile quanto splendida escursione, fa parte del nostro itinerario “Borghi e paesaggi segreti della Ciociaria, parte 3”. Per maggiori informazioni sulla storia del castello e su come raggiungerlo si faccia invece riferimento alla nostra guida “I castelli perduti del Lazio e i loro segreti”.
Dopo aver assaporato la seconda parte di questo lungo viaggio alla scoperta della Ciociaria, eccoci al terzo appuntamento, che ci condurrà ad esplorare la porzione in assoluto più “segreta” e probabilmente più incontaminata della Provincia di Frosinone. Ci siamo fermati a Roccasecca, paese noto per le vicende legate a San Tommaso d’Aquino, del quale resta viva memoria negli imponenti ruderi del Castello dei Conti d’Aquino e, tutt’attorno, di un borgo medievale, dove si trova la casa in cui – secondo la tradizione – sarebbe nato il Santo.
La località Offre molto da vedere e Meriterebbe Una trattazione a parte (per Maggiori informazioni si Faccia Riferimento alla nostra guida “I Castelli perduti del Lazio” ), ma noi, volendoci in this sede concentrerai sui Luoghi Meno sconosciuti, seguiamo le predette predette predette Indicazioni per Colle San Magno, con bellissime viste sul Castello dei Conti d’Aquino e sulla ridente Piana del Melfa.
Colle San Magno ha conservato una chiara fisionomia medievale, con resti di torri e mura, e merita sicuramente una passeggiata così come il dirimpettaio borghetto di Cantalupo , sorta di micromondo immutato nel tempo (ma ormai disabitato), che offre una stupenda veduta di Colle San Magno e dei monti circostanti.
Dai due paesini partono sentieri meravigliosi, sia in direzione del Cairo, fra vecchie miniere, altopiani carsici, remoti villaggi rurali, sia verso la vetta del sovrastante Monte Asprano, in cui si incontra la mulattiera proveniente dal castello di Roccasecca Vecchia che prosegue al Santuario di Santa Maria Assunta in Cielo (dove avviene l’antichissimo rito del “Bacio della Madonna”) e infine ai ruderi del Castellaccio di Castrocielo (anche qui, per saperne di più, si consiglia la nostra guida “I castelli perduti del Lazio” ).
Torniamo ora a Roccasecca e ci spostiamo di una manciata di chilometri raggiungendo Caprile. Frazione di Roccasecca, è un piccolo, caratteristico borgo affacciato su una bellissima campagna coltivata: dal paese un suggestivo sentierino porta al rupestre Romitorio di Sant’Angelo (o San Michele Arcangelo), documentato fin dal 991, dov’è un curioso affresco della Crocefissione raffigurante Longino con in mano una fune (meno una lancia) e con ai piedi le tipiche calzature in pelle (di cavallo o d’argento), le “cioce”, da cui prende appunto il nome la “Ciociaria”.
In zona è un altro importante cenobio rupestre: una mulattiera che parte ai piedi di Roccasecca (nei pressi di un muraglione megalitico d’epoca romana che si forma una bella cascata sul Melfa), conduce infatti all’Eremo dello Spirito Santo, che stupisce il ospite per gli svariati accorgimenti tecnici di chi lo abitò, atti ad assicurare acqua e insolazione.
Quest’ultimo, molto amato dai fedeli ciociari, è sovrastato dall’enorme caverna che rapisce lo sguardo, in alto a sinistra, all’imbocco del famoso “Tracciolino”, storica strada borbonica di collegamento fra la Valle del Liri e il Cominense (e , un tempo, le fonderie di Atina) che ora percorreremo interamente. Si tratta di un percorso automobilistico spettacolare, fra i più emozionanti dell’intero Lazio, che, con curvilinei spesso estremi, percorre completamente le selvagge Gole del Melfa in un susseguirsi di scorci magnifici, fra orride rupi e viste mozzafiato sullo smeraldino torrente.
Non mancano però nemmeno i resti di costruzioni più antiche, che documentano l’utilizzo di questa naturale via di comunicazione anche in epoca romana: lo confermano fra l’altro alcuni testi di Cicerone, originario della vicina Arpino, il quale pare fosse solito attraversare il vallone – secondo altri tracciati ovviamente – un dorso di mulo per andare a trovare l’amico-editore Pomponio Attico. Presto una deviazione piuttosto tortuosa porta allo sperduto paese di Santopadre: molto belli i vicoli del borgo, in parte munito da mura medievali, che sta favorendo di timidi tentativi di recupero; la passeggiata termina ad uno spiazzo con una torre cilindrica, dove si gode un panorama straordinario sulla Valle del Melfa e il massiccio del Cairo che da solo vale la visita.
Ridiscesi al “Tracciolino”, si prosegue fra scorci impareggiabili che sembrano volerci portare fuori dal mondo. Dopo una decina di chilometri, tuttavia, la stradina, spesso chiusa tra altissime pareti di roccia o ripidi versanti completamente diversi fra loro, sbuca quasi all’improvviso in una grande e soleggiata pianura: siamo così giunti nella Valle di Comino, che si scopre man mano che ci avviciniamo a Casalvieri.
Si ha subito la sensazione di trovarsi in una regione “a parte” rispetto al resto della Ciociaria. Molti aspetti paesaggistici infatti già preannunciano il Molise mentre alcuni dettagli architettonici ricordano l’Abruzzo o addirittura l’entroterra campano. La Val di Comino, del resto, è una plaga di notevole interesse, che sta vivendo una vera e propria rinascita sotto il segno del turismo di qualità, grazie all’interessamento di molti investitori endogeni ed esogeni. Quel che riempie gli occhi è il felice contrasto tra le dolci e policromatiche colline coltivate (grano, uliveti, vigneti, frutteti, ecc.) e le alte vette delle montagne, innevate per molti mesi all’anno, che circondano la vallata.
Inoltre, la placida atmosfera contadina che si respira ovunque rimanda ad un mondo antico, semplice e moderno, lontano anni luce dalla Ciociaria moderna e industriale dei centri principali del Frusinate e del Cassinate. Purtroppo, però, anche questo “piccolo paradiso” ha subito negli anni recenti aggressioni sconsiderate, a partire dall’edilizia incontrollata per poi passare al fotovoltaico una terra che anche qui – vieni in tutto il resto del Lazio (e non solo naturalmente) – ha lasciato il proprio segno segno disastroso segno. Di certo si può dire che nelle amministrazioni pubbliche, provinciali e regionali non sono avanti abbastanza chiari né l’importanza culturale-ambientale né il potenziale turistico della Val di Comino, che da sempre sembra un territorio ai limiti di tutto.
Occorre valorizzare il paesaggio e le radici culturali della valle nonché prodotti preziosi come il Cabernet doc, i fagioli cannellini dop di Atina, l’olio extravergine d’oliva, i formaggi e tartufi di ottima qualità insieme alle imprese produzioni dolciarie, senza dimenticare le eccellenze dell’artigianato locale (pizzo e merletto, strumenti musicali tradizionali, lavorazione della pietra, ecc …). Gioielli naturalistici come il Lago di Posta Fibreno, infine, arricchiscono una valle che non smette di stupire.
Terminata questa riflessione, facciamo una pausa a Casalvieri , che inaspettatamente ci si trova con un centro storico piccolissimo ma ricco di nobili palazzetti e dettagli artistici che rimandano al Barocco.
Ma, come vedremo per tutti gli altri borghi dell’itinerario (eccetto Atina), è purtroppo lo spopolamento il vero protagonista della scena: situazione ancor più marcata nella vicina Casalattico, dove tra i pochissimi abitanti merita una menzione il signor Domenico “il campanaro”, il quale, se siete fortunati a trovarlo, vi condurrà sulla cima del campanile del paese che tuttora vanta un meccanismo ottocentesco per l’attivazione della campana e da cui si spazia su un panorama incantevole.
Si può salire poi alla frazione di Montattico proseguendo per una stradina che accompagna nel cuore segreto del Massiccio del Cairo offrendo panorami sensazionali sull’intera Val di Comino, immensa scacchiera di coltivi suddivisi da vecchie siepi, per poi terminare sul solitario Campo del Popolo: è un altopiano carsico punteggiato da alcune masserie in pietra dedita all’allevamento bovino e dove sorge anche un rifugio in cui, previo richiesta, è possibile pernottare.
La zona è un buon punto di partenza per intraprendere escursioni alla scoperta di montagne ricche di fascino e mistero per l’antichissima presenza umana e per una ruralità arcaica che ha lasciato tracce suggestive e enigmatiche (pozzi, cisterne, muraglioni spesso disposti in forma geometrica, ecc …) ma anche per i resti della Seconda Guerra Mondiale che qui ha avuto episodi importanti e cruenti (il tragico fronte di Cassino sulla Linea Gustav). Da Casalattico conviene poi fare una divagazione verso nord in direzione di Alvito, bella cittadina disposta a terrazze e frazionata in tra le pendici del Monte Albano. All’apice della frazione di Castello, la più alta, sorge la poderosa fortezza dei Cantelli, ora ridotta a pittoresco rudere, dai cui spalti si gode di uno dei panorami più belli della Ciociaria sulla stupenda valle cominense.
Da qui si può inoltre allungare il tragitto e raggiungere San Donato Val di Comino, “cuore turistico” della valle e borgo fra i più curati della Provincia di Frosinone, non a caso insignito della “Bandiera Arancione del Touring Club d’Italia” e accolto nel “Club dei Borghi più Belli d’Italia”. Alle spalle del paese si innalzano i Monti della Meta, mondo incontaminato e selvaggio dove vivono il camoscio, il ceril lupo e l’orso bruno marsicano, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Il paese è sempre più meta di turisti, anche stranieri, e oltre ad essere una bellissima meta per le vacanze è anche una posizione strategica per visitare il resto della Val di Comino con i suoi piccoli borghi dalle splendide viste panoramiche, tra cui merita una menzione speciale Picinisco, in cui soggiornò lo scrittore David Herbert Lawrence traendone profonda ispirazione per il romanzo “La ragazza perduta”, mentre pregni d’interesse antropologico e culturale sono anche i minuscoli centri di Settefrati (a monte è il veneratissimo Santuario della Madonna di Canneto), San Biagio Saracinisco, Acquafondata e Cardito con il suo lago, questi ultimi propri al confine col Molise.
Più in direzione di Cassino, in una zona verdissima e appartata, sono infine Viticuso e Vallerotonda il che paesaggio è purtroppo stato rovinato da una scellerata centrale eolica che ha letteralmente massacrato il crinale del Monte Maio.
Tornati a Casalvieri riprendiamo la strada per Atina, la capitale “politica” del Cominense, il cui centro storico merita sicuramente una pausa per ammirarne i vicoli biancheggianti e fioriti, le piazzette porticate e pregevoli monumenti come il trecentesco Palazzo Ducale e la Cattedrale di Santa Maria Assunta dai due campanili gemelli: l’architettura di Atina vi sembrerà un simpatico miscuglio di Abruzzo, Ciociaria ed Umbria.
Si riparte sulla SP259 verso la tappa successiva del nostro viaggio: Belmonte Castello, piccolo villaggio arroccato e sormontato dai resti di un rocca medievale. Il paesino non ha molto da offrire come monumenti ma le montagne che si ergono alle sue spalle e la pianura ai suoi piedi offrono un quadro rurale e pastorale d’altri tempi. Da Belmonte una strada d’alta quota porta a Terelle, meta finale del nostro itinerario, che comunque può essere raggiunta – più comodamente – anche proseguendo in direzione di Cassino e deviando, alle porte della città, prima per la frazione Caira e poi per Terelle.
Si tratta di un panoramico borgo immerso in una natura intatta. Il centro storico conserva i resti di un castello ma la grande attrazione di Terelle è il magnifico castagneto monumentale, ancora oggi fonte di ricchezza per la gente locale: si consiglia di visitarlo in autunno per ammirare il fantastico foliage.
Finisce così la terza parte di questo lungo viaggio dedicato alla Ciociaria, ai suoi borghi meno conosciuti e ai suoi paesaggi da riscoprire. La quarta ed ultima parte inizierà da Cassino e andrà ad esplorare l’area anti-appenninica dei Monti Aurunci, Ausoni e Lepini, proprio al confine con la Provincia di Latina, un territorio fra mari e monti dai forti contrasti ambientali e dal deciso sapore mediterraneo che conferma l’incredibile varietà paesistica e culturale della Ciociaria.
APPUNTI DI VIAGGIO
Dopo la prima parte dedicata alla porzione settentrionale della Provincia di Frosinone, andremo ora ad attraversare il cuore del sistema collinare ciociaro, un territorio per lo più sconosciuto al resto della regione e – fatte poche eccezioni – ancora totalmente estraneo a qualsiasi flusso turistico, anche di nicchia, e ciò nonostante la presenza di piccoli gioielli storico-artistici ed urbanistici. Lo stesso paesaggio agrario, pur aggredito da una proliferazione edilizia spesso disordinata e di infimo livello, conserva nel complesso un’atmosfera amena e piacevole: gli uliveti, le piccole vigne, i pascoli e i campi di grano, i muretti a secco, le stradine bianche e le siepi, la miriade di case e villaggi sparsi sui crinali, sono tutti elementi che formano la più rappresentativa immagine del paesaggio ciociaro attuale.
I tanti borghi, arroccati come presepi sulle cime di scoscesi colli, si presentano colmi di interesse e, seppure talvolta in via di forte spopolamento, mantengono la semplicità della “vita di paese” di un tempo. Anche i prodotti agricoli della zona meriterebbero una reale valorizzazione, ma da questo punto di vista c’è ancora molto da fare: vale la pena comunque curiosare nelle piccole alimentari, alla ricerca di insaccati e carni (in particolare mortadella e porchetta), olio, vini, formaggi e pane locali di ottima qualità.
Da Frosinone ci si dirige verso Arnara con la Via Variante Casilina, che presto scorre fra i campi lasciandosi alle spalle il trafficato capoluogo. Man mano che ci avviciniamo spicca sempre più il caratteristico profilo merlato della torre-serbatoio (costruita in stile “medievaleggiante”) che affianca la rocca, la cui struttura originaria, appartenuta ai Conti di Ceccano e ai Colonna, è ormai quasi del tutto in rovina.
Arrivati, ecco una sorpresa: il tufo rossastro di alcune case e dello stesso maniero tradisce la presenza di un antichissimo apparato vulcanico e rende questo borgo curiosamente simile a quelli della Tuscia. Camminando per il borgo si nota purtroppo come esso sia ormai molto disabitato: peccato, perché meriterebbe una maggiore considerazione, ricco com’è di vicoli suggestivi e di ampie vedute su un dolce paesaggio fra i più intatti della provincia.
Da Arnara si va a Pofi per una tranquilla stradina campestre. Il paese, noto per la produzione di fiori e per il ritrovamento nei suoi paraggi dei resti ben conservati di un uomo preistorico (battezzato “uomo di Pofi” o “uomo di Ceprano”, il più antico uomo fossile italiano), appare disteso elegantemente su un colle e dominato da un possente palazzo-castello appartenuto ai Colonna.
Come ad Arnara, la pietra degli edifici di Pofi è d’origine ignea (seppure qui di colore scuro), ciò che distingue entrambi i paesi dagli altri centri storici ciociari, in cui prevale largamente il calcare. Anche qui troviamo pochi abitanti e poche attività commerciali e ricettive, ma possiamo godere scorci architettonici interessanti e bei panorami sulla campagna circostante. A pochi passi dal paese è inoltre la pittoresca Chiesa di Sant’Antonino, in stile romanico.
Dopo Pofi ci si sposta nettamente verso Est in vista degli Appennini, lungo una strada che, oltrepassata Ripi, si snoda tra assolati uliveti ed verdi colline.
Si raggiunge così Boville Ernica, che svetta circondata di mura medievali in cima ad un aspro ed irto monticello, dal quale la vista spazia a 360° su buona parte della Ciociaria.
Si parcheggia nei pressi di un vecchio fontanile e ci si avvicina al belvedere: davvero stupendo lo sguardo sulla grande vallata che si allarga ad Ovest con lo sfondo dell’anti-appennino laziale, con il suo “mare” di colli coltivati e punteggiati da case e piccoli villaggi contadini.
Varcata una delle porte fortificate del borgo, uno dei più graziosi della Ciociaria, si entra in un ambiente urbano variegato come stili e ristrutturazioni, che recentemente sta usufruendo di un generale recupero, anche grazie al suo inserimento nel club dei “Borghi più belli d’Italia”: riconoscimento, quest’ultimo, di cui ha beneficiato pure la vicina Monte San Giovanni Campano, prossima tappa del nostro itinerario.
Il paese è legato alle memorie di San Tommaso d’Aquino che ivi venne rinchiuso nel castello dai suoi stessi genitori, i quali – com’è noto – non accettavano la sua vocazione sacerdotale.
Si tratta di un centro storico di elevato pregio architettonico, con molte case ben restaurate: splendidi gli scorci panoramici, simili a quelli di Boville, sulle vallette d’intorno. Da Monte San Giovanni Campano (è possibile anche passare per Isola Liri con la sua celebre cascata) si continua per Arpino, bella cittadina d’arte insignita della “bandiera arancione” del Touring Club Italiano, che fu patria di svariati personaggi storici fra cui Marco Tullio Cicerone.
La nostra meta è però la piccola frazione della Civita Vecchia, uno dei borghi più spettacolari del Lazio a livello urbanistico per il fatto di essere cinto per intero da mura poligonali d’epoca pre-romana assai ben conservate, il tutto immerso in un dolce paesaggio rurale che dà risalto alla poderosa cortina “megalitica”, su cui si innalza la cosiddetta “Torre di Cicerone”.
Dalle mura si apre uno straordinario arco “a sesto acuto”, che per la sua perfezione architettonica e formale rappresenta uno dei più importanti monumenti della nostra regione e non solo.
La passeggiata nel borgo, piuttosto curato e in via di recupero, è forse l’”apice emozionale” di tutto il nostro itinerario: al viaggiatore sensibile non sfugge il senso “sacrale” di questo luogo, che fu l’antichissimo nucleo originario, fondato dai Volsci, della romana Arpinum.
Magnifici ed amplissimi sono i panorami sulle colline e le montagne ciociare, con tramonti che regalano immagini indimenticabili e con una veduta a volo d’uccello della stessa Arpino con il suo uniforme amalgama di tetti in coppi, una delle più eccezionali “cartoline” della Ciociaria. Unica nota stonata lo sviluppo edilizio deturpante ai piedi della città, che rischia di compromettere la delicata armonia fra edificato e ambiente naturale.
Visitata la Civita Vecchia, che da sola vale il viaggio, si continua verso sud attraverso una strada interna piena di curve che tocca numerose minuscole frazioni rurali spesso nemmeno segnate sulle cartine. Si passa poi ai piedi di Fontana Liri Superiore, Arce (da vedere la Chiesa di San Pietro e Paolo) e Rocca d’Arce (eccezionale punto panoramico). Infine si sbuca nella Piana del Melfa ove, oltrepassata l’autostrada, si raggiunge Aquino, la romana Aquinum, che, malgrado l’iniziale impatto anonimo della parte moderna, regala inaspettatamente un delizioso borgo medievale dominato da una torre duecentesca, oggi risistemata e aperta al pubblico.
In una piazzetta si eleva il bel palazzetto in cui probabilmente visse il giovane San Tommaso (detta appunto “Casa di San Tommaso”). Di grande interesse sono inoltre l’area archeologica ai piedi del paese, purtroppo disturbata dal viadotto autostradale, e la poco discosta Chiesa della Madonna della Libera, di forme romaniche ed ornata da cipressi, che incanta il visitatore dall’alto di una scalinata; sul suo sagrato e sulle sue sue pareti si vedono numerosi simboli riconducibili ai Templari.
Ad Aquino ha termine la seconda parte del nostro percorso turistico-automobilistico alla scoperta della “Ciociaria segreta”, la cui terza parte prenderà le mosse dalla vicina Roccasecca, dall’altra parte dell’A1.
APPUNTI DI VIAGGIO
Tempo stimato:
2-3 giorni
Periodo migliore:
ottobre-novembre-dicembre e aprile-maggio-giugno per i colori della campagna
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