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La Rocca di Radicofani da Trevinano

Nell’estremo lembo settentrionale del Lazio, subito a nord di Acquapendente, il paesaggio assume connotati antichi, sia per la sua integrità sia per i grandi spazi, ora agresti ora selvaggi, che “dialogano” con le contigue colline toscane, formando un quadro fermo al Medioevo anche grazie alla presenza di numerosi borghi arroccati e coronati da castelli: come la Rocca di Radicofani, famosa per le gesta di Ghino di Tacco, “conte-bandito” che visse a cavallo fra XIII e XIV secolo imperversando sulla Via Francigena. Fu citato sia da Boccaccio, nel “Decamerone”, sia da da Dante, nel VI canto del “Purgatorio” («Quiv’era l’Aretin che da le braccia /
fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte») parlando del giurista Benincasa da Laterina, giudice senese ucciso proprio da Ghino.


Sguardo sulla Val d’Orcia da Radicofani

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Al confine fra Granducato di Toscana e Stato Pontificio, Radicofani fu per secoli la “porta” per il cosiddetto “Deserto Apostolico”, ossia le solitarie terre del Papa. Ancora oggi questa zona, un tempo sentita come inquietante ed invece splendida agli occhi di noi contemporanei, ha conservato l’aspetto e l’atmosfera di una solitaria marca di frontiera.


La Rocca di Radicofani

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Per secoli la Rocca di Radicofani rappresentò per i viaggiatori e i pellegrini europei sulla Via Francigena l’approssimarsi del confine fra il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa, e quindi l’inizio del cosiddetto “Deserto Apostolico”. Ancora oggi, questa spettacolare zona ha l’aspetto di una solitaria marca di frontiera e pochi km dopo il bivio per Radicofani, venendo da nord, si entra nel Lazio all’altezza dell’antica dogana pontificia di Centeno.