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Visioni d’eternità

Il panorama sul Foro Romano dal Campidoglio è uno dei più spettacolari e romantici al mondo. Oltre alla sublime bellezza estetica – architettonica e paesaggistica – colpisce profondamente l’animo, di chi lo ammiri, l’intreccio di storie, leggende e miti racchiusi in questo spazio che ben sintetizza lo spirito della “Città Eterna”. Soprattutto al tramonto, le incomparabili luci di Roma rendono questa veduta simile ad un vero e proprio dipinto.


La “Casa del Poeta”

L’antico Casale di Serrona domina su un poggio solitario la Valle dei Calanchi di Bagnoregio. Si trova a poca distanza da Vetriolo e si raggiunge con una breve passeggiata, seguendo dapprima una stradina ornata da radi cipressi che si insinua nei campi coltivati. Giunti ad uno spiazzo di terra, si parcheggia (vi sono dei segnavia) e ci si inoltra su una carrareccia in discesa fino a trovarsi al cospetto dell’edificio, ormai del tutto abbandonato e in cattive condizioni. Conosciuto anche come la “Casa del Poeta”, deve questo nome al fatto che vi nacque il noto letterato e germanista Bonaventura Tecchi, “cantore dei calanchi”, che in seguito ne fece la sua dimora estiva. Oggi il casale, dall’aspetto lugubre quanto romantico, si trova lungo una rete di suggestivi sentieri che stanno rendendo sempre più frequentata questa magnifica vallata tante volte descritta nei nostri libri ed articoli.


La Torre di Poggio Poponesco

La severa torre del Castello di Poggio Poponesco, affascinante rudere nei pressi di Fiamignano, affacciato su un epico paesaggio “medievale” nel cuore del Cicolano e della Valle del Salto: per saperne di più cfr. “I castelli perduti del Lazio… e i loro segreti”.


Castel d’Ischia

Situato nel cuore dell’Agro Falisco nonché in una delle località più isolate di questo territorio, Castel d’Ischia si staglia con le sue romantiche rovine su di uno sperone tufaceo dominante uno straordinario “paesaggio delle forre”. Il maniero – che occupa il sito di un pagus falisco nei pressi di Nepi – fa parte di una fitta rete di rocche, torri e castelli sorti nell’Alto Medioevo intorno al tracciato dell’antica Via Amerina e in seguito baluardi delle diverse contee venutesi a formare nella zona. Per conoscere altri affascinanti ruderi di fortilizi nella Tuscia (e non solo) cfr. “I castelli perduti del Lazio… e i loro segreti”.


Torre di Santa Maria Nova sull’Appia Antica

Storico successo della gloriosa associazione Italia Nostra (l’ultima rimasta, fra le più grandi associazioni ambientaliste – o presunte tali -, a difendere il paesaggio e i beni culturali), il Parco dell’Appia Antica è uno dei nostri “luoghi del cuore” e custodisce monumenti di svariate epoche. L’Agro Romano, com’è noto, è una zona fortemente connotata dalla presenza di torri medievali, alcune delle quali purtroppo inglobate nelle periferie, altre invece ancora immerse nel verde. Ma se la maggior parte di queste costruzioni così iconiche versano in un stato di abbandono, non è il medesimo caso della splendida Torre di Santa Maria Nova, che svetta sull’omonimo casale, ottimo esempio di recupero e valorizzazione di un bene storico. L’edificio è posto nel cuore dell’area protetta, proprio lungo l’antica “regina viarum“, ed ospita un museo visitabile a pagamento. La torre risale al XII-XIII secolo, allorquando venne innalzata sui resti di una cisterna d’età imperiale. Forse originariamente sede di una curtis (come lascia presagire il circuito murario) o ancor più probabilmente facente parte di un complesso religioso, il casale turrito appartenne a lungo ai monaci olivetani di Santa Maria Nova, congregazione dell’ordine benedettino.


Il Ponte San Pietro

Posto in una zona incontaminata e solitaria, frequentata nel passato da santi e briganti, il Ponte San Pietro si trova presso l’antico confine tra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa, oggi nel Comune di Ischia di Castro. Affacciandosi dal ponte moderno si ammira questo scorcio “senza tempo” sul Fiume Fiora, scavalcato da un ardito ponticello medievale. Un luogo che per la sua particolare evocatività fu utilizzato anche come set per una scena del “Pinocchio” di Comencini con Nino Manfredi.


Veduta di Nazzano

Una veduta delle compatte case di Nazzano, uno dei borghi più belli dei dintorni di Roma, magnificamente affacciato sul Fiume Tevere, qui tutelato da una “storica” riserva naturale, e dominato dal suggestivo Castello Savelli.


Pian Fasciano: Tuscia “senza tempo né confini”

Il panorama “senza tempo” e dai “grandi spazi” che si apre nel cuore dell’ancora sconosciuta Valle del Marta, a metà strada fra Tuscania e Tarquinia, sulle rovine del Castello di Pian Fasciano. Sullo sfondo, a guardare bene, si notano i pochi resti del dirimpettaio Castello dell’Ancarano mentre sono le prossime colline di Monte Romano e i più lontani Cimini a chiudere l’orizzonte. Un “quadro” paesaggistico strepitoso e segreto, che meriterebbe di essere studiato e apprezzato da fotografi vedutisti e pittori en plein air. Per saperne di più sugli itinerari possibili nella zona: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Tramonto romantico da Nemi

Intrisi di miti e leggende, amatissimi dai viaggiatori del Grand Tour, Nemi e il suo lago vulcanico sono fra i luoghi più romantici dei Colli Albani e di tutto il Lazio. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


L’Orco di San Lorenzo Vecchio

Situato a poca di stanza dalle rive del Lago di Bolsena, in una solitaria valletta, San Lorenzo Vecchio è uno dei siti archeologici meno conosciuti eppure più affascinanti della Tuscia. Di origine etrusca e poi divenuto municipium romano, il borgo – un tempo noto come San Lorenzo alle Grotte – nell’Alto Medioevo subì le scorrerie barbariche finendo assoggettato ai Longobardi e conservando a lungo, nei documenti storici, il toponimo di Castrum San Laurentii. Venne abbandonato nel Settecento per una grave epidemia di malaria e le sue pietre furono utilizzate per la costruzione di San Lorenzo Nuovo. In questo luogo si respira un’atmosfera cupa, malinconica mentre le grotte, così diverse (tombe, colombari, cantine, ecc…) e spesso bizzarre, ricche di oscuri cunicoli, danno un tocco di “inquietudine”. Uno degli scorci più suggestivi è quello in foto dove una caverna, scavata con una teoria di archi, conduce al cospetto di una specie di “Orco”, con lo sguardo feroce quanto disperato, che sfuma la sua espressione a seconda della posizione da cui lo si guardi. A molti istintivamente ricorda l’Orco del Parco dei Mostri di Bomarzo, ma, a differenza di quest’ultimo, non sappiamo la datazione, la fattura e la funzione di questa “scultura”. Purtroppo il sito archeologico – oltre ad essere inserito in una proprietà privata – risulta attualmente nel più completo abbandono per via della vegetazione infestante che ne rende la visita assai complicata (se non pericolosa). E possibile però ammirare alcune cavità dalla recinzione, zoomando – se dotati di buona fotocamera – al suo interno. Per associare questo sito ad itinerari più ampi: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1 “.


San Pancrazio e le streghe

La bella chiesa romanica di San Pancrazio in località Le Coste a Montefiascone. L’edificio è di incerta fondazione: il primo documento in cui è citata risale al IX secolo ma la sua costruzione appare databile al XII secolo. La leggenda vuole sia ubicata in una zona frequentata dalle streghe nel Medioevo che qui si incontravano con il Diavolo, il quale – stando ai racconti popolari tramandati nel tempo – si presentava vestito come un demone etrusco. San Pancrazio però sapeva ogni volta annullare gli incantesimi diabolici delle fattucchiere. Di certo si tratta di un luogo di notevole suggestione (soprattutto al tramonto, con una piacevole vista sul Lago di Bolsena), ove tutto sembra parlare di antiche memorie.


Il lago, la rocca e… lo spettro

La Rocca Monaldeschi della Cervara a Bolsena – vista dall’alto, dal belvedere della Via Orvietana – contrasta con lo sfondo azzurro del Lago Volsinio. Il fortilizio è sede di un ottimo museo archeologico e di un acquario e domina il borgo “alto”, quello più antico. Una leggenda popolare narra che vi si aggirerebbe lo “spirito” di un personaggio ucciso in modo violento durante le ribellioni e le repressioni che caratterizzarono la storia medievale di Bolsena. Sembra che diverse testimonianze riferiscano di episodi “paranormali” o di strane sensazioni provate all’interno dell’edificio. Per sapere di più delle curiosità e la storia di Bolsena: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


La “Grande muraglia volsca”

La “Grande muraglia volsca”: così potremmo definire la monumentale opera di fortificazione che dal pianoro dell’antichissima città di Circeii scende arditamente lungo un declivio della mitica “Isola Eea” – così come veniva definito in tempi remoti il Promontorio del Circeo. In realtà la fondazione di Circeii – così come l’edificazione delle sue poderose mura ciclopiche – rimane avvolta nell’incertezza di fonti storiche contrastanti. Di certo fu contesa da Romani e Volsci, prima di finire stabilmente sotto l’influenza e poi il dominio dell’Urbe. Questo straordinario colpo d’occhio è visibile dalla strada che conduce alle “Batterie”, località ben nota ai bagnanti per le sue splendide calette rocciose. Un luogo, il Circeo, che non smette di stupire ed affascinare, con il suo mix irresistibile di natura, archeologia, miti e leggende (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”).


Soriano, come un “presepe”

Soriano nel Cimino offre una delle “vedute di borghi” più suggestive del Lazio sia di giorno sia di notte. Al calar del buio le finestre e le porte sono marcate dall’illuminazione pubblica e creano un effetto quasi rupestre che ha un qualcosa di misterioso. Ci troviamo del resto in una zona che da questo punto di vista ha moltissimo da dire e che proprio in autunno si offre in un’atmosfera particolarmente magica. Per maggiori informazioni: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Tra le rovine di Piantangeli

I pochi ma romantici resti della chiesa abbaziale di Piantangeli, nel cuore dei Monti della Tolfa. Si tratta di uno dei luoghi più solitari e suggestivi del Lazio, su cui aleggia una fosca leggenda legata ai Cavalieri Templari (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”). Si raccomanda la sua visita in questo periodo – oltre che ovviamente in primavera – per via della straordinaria bellezza del paesaggio in cui si trova il sito, esaltata dai colori dell’autunno inoltrato: di sicuro, il panorama “a volo d’uccello” sulla Valle del Mignone vi lascerà senza fiato.


Vicolo a Montasola

Uno dei caratteristici vicoli in pietra che si aprono appena varcata la seconda porta del borgo di Montasola, che ancora oggi appare come un vero e proprio castello cinto da mura, rivelando la forma del castrum originario, secondo uno schema che si ritrova in altri centri della Sabina e dell’Umbria. Una meta splendida per un weekend autunnale all’insegna della quiete assoluta nonché della bellezza dell’architettura e del paesaggio.


Le grotte segrete del Fiora

La Valle del Fiora è una delle valli più uniche e spettacolari del Lazio. Non “paradisiaca” come quella del Mignone, ha tuttavia un aspetto misterioso e a tratti minaccioso che affascina e lascia talvolta irretiti. Una delle sue caratteristiche meno note è la presenza di numerose grotte, alcune delle quali abitate in epoca preistorica. Si aprono spesso nelle bancate di travertino, che creano situazioni ambientali stranianti per la zona, vicine a quelle di montagna e non certo alla Tuscia. Ecco nell’immagine una magnifica grotta – nei pressi di Vulci – al cui interno scorre un ruscello formando una serie di vasche naturali di acqua limpidissima. Fuori di essa, una cascata scroscia con fini rivoli simili a capelli sino al Fiume Fiora, che a sua volta si fa largo fra enormi massi. Uno spettacolo sublime che ci rammenta ancora una volta quanto sia straordinaria l’Etruria e in particolare la Maremma Laziale.


Dentro l’Eremo di San Leonardo

L’Eremo di San Leonardo nei pressi di Roccantica evoca un grande senso di misticismo. Un luogo da visitare in assoluto silenzio e raccoglimento, cercando di cogliere la profonda unione fra spirito e natura.


Le Cascate di Monte Gelato

Utilizzate per numerosi set cinematografici e pubblicitari e frequentatissime dai gitanti di Roma Nord (e non solo), le Cascate di Monte Gelato sono un’icona del paesaggio fluviale della Tuscia. Formate da alcuni pittoreschi salti del Treja e di altri suoi piccoli affluenti, affascinano con la loro semplice ed immediata bellezza, arricchita dalla presenza di mulini medievali.


Il Sasso segreto

A poca distanza dalla foce del Mignone e ai bordi del prezioso Monumento Naturale La Frasca di Civitavecchia – ma già in territorio di Tarquinia – si nasconde una sorta di “baia segreta”, dominata da un piccolo promontorio roccioso rivestito da macchia mediterranea, noto come “il Sasso”. Oltre questo si allarga un modesto golfo, caratterizzato da spiagge solitarie bordate da dune e pinete che si prolunga sino alla località di Sant’Agostino, ben nota per il suo “miracolo” del 1995. Completa il quadro un grumo di villette moderne che nel complesso appare curiosamente armonico, offrendo un’immagine straniante, quasi fosse un romito villaggio di pescatori di una qualche isola del Sud… Se d’estate questa località è assai affollata, nelle altre stagioni risulta godibilissima, particolarmente al tramonto allorquando regala spettacoli mozzafiato. Di certo uno degli angoli più incantevoli del litorale settentrionale del Lazio, da scoprire con grande rispetto per la delicatezza del luogo.