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La “fiaba” di Civita dalle Balze di Seppie

Una magnifica veduta al tramonto di Civita di Bagnoregio dal Monumento Naturale Balze di Seppie, piccola area protetta nei pressi di Lubriano. Uno scorcio straordinario, che include l’intera Valle dei Calanchi e che pian piano sta diventando conosciuto fra i turisti. Un vero e proprio “terrazzo naturale”, comodo e liberamente accessibile all’interno di un’accogliente azienda agricola di prodotti latto-caseari.


Le forre del mistero

Lo avrete capito: abbiamo da sempre un debole per questa valle, che esprime un misto di magia e mistero e che abbiamo fotografato più volte nel corso degli anni. Questo paesaggio quasi “primordiale” si sposa infatti con le suggestioni storiche ed archeologiche, se pensiamo che queste alture, oggi rivestite interamente di boschi, furono in tempi antichissimi occupate da insediamenti falisci, talvolta semplici villaggi (pagi) talaltra siti a carattere sacrale. Il panorama (meraviglioso a 360°) è ripreso da Calcata Vecchia, il famoso “paese delle streghe” (e dei gatti, aggiungiamo noi), nel cuore dello splendido Parco Regionale Valle del Treja.


Pian Fasciano: Tuscia “senza tempo né confini”

Il panorama “senza tempo” e dai “grandi spazi” che si apre nel cuore dell’ancora sconosciuta Valle del Marta, a metà strada fra Tuscania e Tarquinia, sulle rovine del Castello di Pian Fasciano. Sullo sfondo, a guardare bene, si notano i pochi resti del dirimpettaio Castello dell’Ancarano mentre sono le prossime colline di Monte Romano e i più lontani Cimini a chiudere l’orizzonte. Un “quadro” paesaggistico strepitoso e segreto, che meriterebbe di essere studiato e apprezzato da fotografi vedutisti e pittori en plein air. Per saperne di più sugli itinerari possibili nella zona: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Visioni da “Grand Tour” a Gallese

Il territorio di Gallese costituisce un patrimonio paesaggistico straordinario e ancora scarsamente conosciuto. Accanto alle numerose vestigia antiche, romane ed etrusche, sparse un po’ ovunque nei boschi, stupisce la bellezza della campagna che circonda l’abitato, di immenso valore “identitario” per il Lazio. Affascinante risulta infatti il contrasto fra gli ambienti selvaggi delle forre (in particolare il pittoresco Fosso dei Frati) e la placida tranquillità dei prati solcati da greggi e punteggiati da casali e conventi. Uno dei modi più semplici ed immediati per godere questa zona a piedi o in bicicletta è il cosiddetto “Giro del Pappagallo”, un sentiero ad anello che parte dal borgo medievale e ritorna direttamente ad esso: ad un certo punto si ammira uno scorcio davvero incantevole sul Palazzo Ducale che richiama i dipinti dei vedutisti del Grand Tour sette-ottocentesco. Per avere itinerari d’autore in questa zona, consigliamo la nostra guida – che sta riscuotendo un notevole successo e si avvia a diventare un “classico” – “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.


La valle romantica…

La magnifica Valle del Mignone con i Monti della Tolfa vista dalla Rotonda di Monte Romano, straordinario punto panoramico che dovrebbe costituire una specie di “La Mecca” del vedutista laziale… Ci godiamo questo scorcio mozzafiato in un freddo tramonto di dicembre, con i tipici splendidi colori che il cielo assume in questo periodo magico dell’anno.


In autunno, sulle “highlands” del Lazio

I Monti Simbruini sono stati definiti da alcuni come le “highlands” del Lazio, per via del loro peculiare paesaggio, caratterizzato da vasti orizzonti più orizzontali che verticali. In questo massiccio – che presenta comunque vette relativamente importanti per l’Appennino, come il Monte Viglio (2156 metri s. l. m.) – si trovano infatti numerosi altopiani carsici, che donano la sensazione di “grandi spazi”: essi interrompono qua e là l’imponente copertura forestale, costituita soprattutto da faggete, fra le più vaste d’Europa. Ecco “uno” degli splendidi panorami dal Monte Autore, facile cima adatta anche alle famiglie, il miglior “belvedere” raggiungibile dalla zona di Livata-Campo dell’Osso. Al centro dell’immagine notiamo la suggestiva Piana di Camposecco, set cinematografico di film “western all’italiana” e non solo.


Nella “valle magica”…

Eccoci di nuovo in quella che – per primi – abbiamo definito la “valle magica della Teverina Viterbese”, “brand” oggi “saccheggiato” – così come cospicue porzioni di testi dei nostri articoli – a destra e manca da novelli (o improvvisati) reporter e giornalisti, che sembrano aver scoperto di colpo questa meravigliosa zona che noi invece promuovevano da anni… In basso, come una “bomboniera” il borgo medievale di Roccalvecce, dominato dal suo elegante Palazzo-Castello Costaguti. Sullo sfondo il profilo vulcanico dei Monti Cimini. Una zona da assaporare ed esplorare con calma ma anche da tutelare con un parco agricolo, storico e paesaggistico.


Panorama da Torrita Tiberina

Compresa nell’ormai storica Riserva Naturale Tevere-Farfa, Torrita Tiberina è un piacevole paese alle porte di Roma nord, caratterizzato – come la vicina Nazzano – da una notevole qualità della vita. Oltre ad alcuni preziosi monumenti – per esempio le torri della cinta muraria (risalenti addirittura al VII secolo, nell’ambito del cosiddetto “Corridoio bizantino”) da cui il suo toponimo – questo tranquillo e appartato borgo offre un panorama incantevole in ogni direzione sulla Valle del Tevere, che serpeggia con arditi meandri in una zona magnifica fra la Sabina e la Campagna Romana. L’affaccio più emozionante – e uno dei più peculiari dell’intero Lazio – è quello che si apre nei pressi dello slargo principale dell’abitato, a fianco del monumento ai caduti, laddove la profondità del paesaggio (che giunge sino ai Monti Cornicolani e ai Colli Albani), ricorda, all’alba o al tramonto, le vedute dei pittori vedutisti del Grand Tour: colpiscono il Biondo Fiume, con il suo smagliante azzurro nelle belle giornate, e l’integrità complessiva del territorio che si estende in direzione della Capitale (nonostante gli scempi compiuti negli ultimi anni da una politica cialtrona tra Passo Corese e Fiano Romano). Un punto panoramico davvero straordinario quello di Torrita, che meriterebbe una sistemazione migliore con la potatura delle piante che attualmente tendono a celarlo e con panchine inserite in uno spazio pedonale, insieme a un tabellone che ne evidenzi il valore estetico e culturale.


Il “paesaggio epico” del Castello di Vulci

Il Lazio è ricco di luoghi fiabeschi, troppo spesso negletti e dimenticati, quasi mai celebrati come meriterebbero. Non è il caso di Vulci, che ogni anno “abbaglia” con la sua strepitosa bellezza migliaia di visitatori: oltre alle importanti vestigia etrusco-romane, il monumento di maggiore attrazione è senza dubbio il Castello dell’Abbadia, con il suo fossato colmo d’acqua, i suoi panorami incantevoli e lo spettacolare Ponte del Diavolo. Ma per rendersi pienamente conto degli elementi “epici” e “fantastici” di questo paesaggio bisogna ammirare dal basso il complesso della singolare fortezza, ossia dal Fiume Fiora. Scesi qui con un sentiero avventuroso, si rimane letteralmente “a bocca aperta” di fronte a tanta magnificenza: un ringraziamento all’amico Luigi Plos (autore della collana di successo “Luoghi segreti a due passi da Roma”) per averci accompagnato ad ammirarla.


Sulle “colline segrete” fra Celleno e Grotte Santo Stefano

Fra Celleno e Grotte di Santo Stefano, nel cuore della “valle magica della Teverina Viterbese”, si estende una vasta area collinare che custodisce un paesaggio di straordinaria bellezza, che però rimane curiosamente “invisibile” da ogni strada asfaltata così come dai paesi che la circondano. “Colline segrete” che costituiscono una rarità a livello geomorfologico per la Tuscia, presentando le argille al posto del consueto suolo litico di origine ignea senza però giungere agli “eccessi” dei calanchi. Un paesaggio dunque di alture coltivate esteticamente affine a quello dirimpettaio dell’Umbria e tuttavia unico nel suo genere poiché appunto circondato dal tipico scenario rupestre etrusco. Con questo articolo pertanto vogliamo invitare a recarsi sul posto i nostri “esigenti” lettori, di cui conosciamo il desiderio di scoprire sempre nuovi “luoghi segreti”.

Il Convento di San Giovanni Battista a Celleno Vecchio
La salita sul ponte di Celleno Vecchio
L’altopiano che cela l’area collinare fra Celleno e Grotte, con lo sfondo degli Appennini

Il percorso è magnifico in mountain bike (e forse anche per downhill), a piedi (per chi ama camminare per chilometri su sterrate) e a cavallo ma è sconsigliato a fuoristrada e moto da cross poiché ad un certo punto il reticolo viario a nostra disposizione attraversa una tenuta privata che – pur senza evidenti divieti – è regolarmente chiusa durante la giornata da sbarre (rosse) e ciò può costituire un serio rischio. Inutile dire che i fotoamatori paesaggisti trovano qui una specie di loro personale “paradiso perduto”, da cui trarre scatti certamente originali e di assoluto rilievo, senza il rischio di riprodurre la solita “cartolina” di scorci già strafotografati (pensiamo al celeberrimo boschetto di cipressi in Val d’Orcia o al Pian Grande a Castelluccio di Norcia). Ad ogni modo, ci troviamo dinanzi ad un patrimonio paesaggistico e culturale inestimabile, da tutelare, valorizzare e promuovere da parte delle istituzioni, in una zona che vede un crescente flusso turistico.

Un casale in rovina, sul ciglio di un burrone

Il percorso inizia dalla località di Acquaforte, che si raggiunge sia dalla Via Teverina (SP5) sia dalla strada che collega Celleno Nuovo con Celleno Vecchio (indicazioni). Da qui – ove si trovano un vistoso lavatoio/fontanile e una sorgente di acqua ferruginosa – si imbocca una carrareccia, sulla destra, che affianca dei campi. La si percorre in costante salita, costeggiando alla nostra sinistra un burrone, fino a giungere ad un bivio sull’altopiano, in vista di un casale che si staglia sullo sfondo. Si piega a sinistra e si rimane sulla strada principale evitando le deviazioni a destra che conducono ad alcune aziende agricole. Giunti sul crinale il panorama è immediatamente vastissimo con il profilo degli Appennini, innevati d’inverno e nel tardo autunno; a destra appare la vallata verso Grotte, tutta a prati e punteggiata da alberi camporili e rari casali; a sinistra si ammira invece una visione inedita e splendida del borgo di Celleno Vecchio, che sembra nascere dal terreno.

L’incantevole paesaggio di questo lembo di Teverina e di Lazio

Alcuni scorci della stupenda campagna fra Celleno e Grotte Santo Stefano
Celleno Vecchio sembra “sorgere” come una visione dal paesaggio coltivato

Superata una sbarra sempre aperta, si scende poi con un primo ottimo panorama a sinistra sulle sottostanti colline, in direzione delle alture di Sant’Angelo. Si arriva quindi ad un bivio, in prossimità di un antico e pittoresco casale.

Panorama sulle colline verso Sant’Angelo di Roccalvecce
Il casale presso il bivio sul percorso

Da qui ci sono possibilità: la prima è scendere a destra (e poi ancora a destra) inoltrandosi in una vallata ricca di fascino, raggiungendo un vecchio caseggiato rurale in abbandono e “girovagando” senza meta in questa ambientazione suggestiva, dominati dalle rupi del plateaux vulcanico sovrastante.

Il casale del bivio visto dalla valle sottostante

Immagini di un vecchio borgo rurale ormai in totale abbandono, sul fondo della vallata

La seconda opzione è prendere la sterrata di sinistra, che dona subito un panorama mozzafiato: si svela ai nostri occhi un paesaggio perfetto, di somma e struggente poesia, con la tipica campagna laziale che alterna seminativi, pascoli, boschi; un paesaggio semplice quanto indifeso, che soprattutto negli ultimi anni sta purtroppo rapidamente scomparendo a causa della diffusione di insediamenti ed opere di ogni tipo, avallata da scandalose politiche regionali volte escusivamente a favorire la speculazione ai danni dei beni comuni. A completare questo “dipinto vivente” concorrono i Monti Amerini, il Terminillo, la Valle del Tevere, il Soratte e i Monti Cimini mentre al centro della scena spicca una strana, piccola rupe solitaria: è la cosiddetta “Pietra dell’Anello”, luogo misterioso, pregno di leggende per gli abitanti locali, che sarà la meta finale del nostro “viaggio”.

Lo spettacolare panorama verso la Valle del Tevere il Terminillo
La grande bellezza del paesaggio della Teverina Viterbese scendendo verso la strada di Magugnano
La “Pietra dell’Anello” al centro del panorama

Ma non è finita qui: pochi passi sulla nostra sinistra ed ecco un’altra visione quasi irreale, ossia il borgo medievale di Roccalvecce incastonato fra i boschi, un’immagine ferma a tanti secoli fa. Tutto ciò ci catapulta in una dimensione senza tempo, arricchita anche da tanti dettagli, come ad esempio un’edicola religiosa in mattoncini che sorveglia la stradina e che per i contadini della zona era di sicuro un importante punto di riferimento.

Il borgo medievale di Roccalvecce nel paesaggio
Una visione ravvicinata della perfezione urbanistica di Roccalvecce
Un’edicola religiosa lungo la stradina di campagna

Il percorso continua fra bei casali purtroppo in rovina e persino una scuola rurale “fantasma”: una sorta di “mondo agricolo fossile” lasciato a se stesso come d’improvviso e conservatosi magicamente intatto. Interessante anche la veduta di Sant’Angelo, il “paese delle fiabe”. Inutile dire che se questi luoghi fossero resi fruibili e “messi in vista” farebbero la felicità di italiani e stranieri amanti del bello e attirerebbero ingenti investimenti immobiliari “di qualità”. Ma tant’è…

Un rudere di casale con lo sfondo di Sant’Angelo, il “borgo delle fiabe”

Altri casali in rovina
La scuola rurale “fantasma”

Dopo poche centinaia di metri la stradina scende ripida sino ad una sbarra, che si attraversa, sbucando poi sulla provinciale fra Grotte e Roccalvecce.

La campagna lungo la strada provinciale di fondovalle, fra Roccalvecce e Magugnano

Attraversata questa, ci si trova ai piedi della Pietra dell’Anello, all’altezza di un prato che si mostra avvolto da una bassa nebbiolina in certe mattine d’autunno: in questi momenti l’enigmatico torrione di tufo diviene quasi inquietante.

La Pietra dell’Anello dal prato immerso nella nebbia, in un pomeriggio di dicembre
Un’immagine ravvicinata della misteriosa rupe solitaria
La Pietra dell’Anello al crepuscolo

Senza farsi intimidire, si va a sinistra lungo la provinciale e dopo qualche metro si prende a destra un sentierino poco visibile che porta in lieve salita all’enigmatica rupe. Il ritorno può avvenire sulla via dell’andata se si è a piedi; se invece si è in mountain bike si consiglia di andare a Roccalvecce e da qui imboccare il “Sentiero dei castelli e delle fiabe” per Celleno ritornando infine al lavatoio di Acquaforte.


Veduta della Rocca Respampani

Una vista suggestiva in una fredda e nuvolosa giornata di gennaio: la seicentesca Rocca Respampani appare in mezzo alla selvaggia campagna della Maremma Laziale, nel Comune di Monte Romano e nei pressi dell’antica Via Clodia. Una vista senza tempo dal valore incommensurabile.


La Valle dell’Aniene da Anticoli Corrado

Se dovessimo designare i paesaggi che più rappresentano l’identità del Lazio senza alcun dubbio la Valle dell’Aniene sarebbe sul podio, alla stregua del Lago di Bracciano e Martignano o della Valle del Tevere. Una valle che nel suo tratto medio e alto si mostra tutt’oggi di grande bellezza, eppure poco celebrata malgrado i fasti dei tempi del Grand Tour quando i più grandi artisti e intellettuali europei visitarono e descrissero questo paesaggio. I problemi che attualmente vive il Lazio sono del resto anche figli di questa sua decennale “sottovalutazione”, come se dal Dopoguerra in poi questa terra meravigliosa fosse divenuta “politicamente scorretta”, da mandare forzatamente nel dimenticatoio. Il paradosso è che proprio in questi anni molti stanno riscoprendo il Lazio e tuttavia al contempo il governo regionale fa di tutto per distruggere il territorio, fra speculazione energetica senza limiti e mega insediamenti industriali (tipo Amazon), invece di dedicarsi alla ricostruzione dei paesi colpiti dal sisma del 2016 che dovrebbe essere la vera priorità. Tragicomico no? Tornando alla Valle dell’Aniene, essa è simbolo della bellezza che ancora resiste tenacemente nella nostra regione: qui siamo ad Anticoli Corrado, il “paese delle modelle” dei pittori dell’Ottocento, e dalle sue mura si apre un panorama che lascia stupiti: il verde e l’integrità del paesaggio, fra boschi, coltivi, chiese rurali, casali e ville storiche, riempiono gli occhi del visitatore. La zona è attraversata dal Cammino di San Benedetto, sempre più frequentato dai pellegrini.


La magia dell’Etruria

Fra i tanti “paesaggi segreti” del Lazio – tema a noi molto caro, come sapete – spicca senza dubbio l’area intorno a Civitella Cesi e nei pressi del sito archeologico etrusco di San Giovenale. Qui, nella porta settentrionale della Tolfa, si aprono all’improvviso grandi orizzonti rurali e naturali, che nell’animo sensibile incutono stupore e allo stesso tempo mistero, in un mix straordinario di sensazioni e sentimenti. Il cuore magico dell’Etruria si svela così, al contempo dolce e selvaggio, in ultima analisi immensamente poetico.


Al tramonto, da Montebello di Tuscania

Torniamo sempre volentieri a Montebello, solitaria e panoramica località fra Tuscania e Tarquinia: ci innamoriamo ogni volta della sua eterea campagna (che ricorda molto quella del Basso Senese, seppur assai meno nota e celebrata), dei suoi colori, dei suoi profumi. Qui il “paesaggio etrusco” svela il suo volto più “laborioso”, in una perfetta interazione uomo-ambiente. Peccato che ormai la speculazione energetica senza freni stia letteralmente assediando queste magnifiche colline che purtroppo, per incapacità e ignavia delle istituzioni, non ricevono tuttora un’adeguata tutela.


Oltre i confini…

Nella Valle dei Calanchi di Bagnoregio la realtà supera l’immaginazione, portandoci in dimensioni oniriche: ecco la famosa “Cattedrale”, vista dal Piano di Sant’Antonio. Tutt’intorno, come “lame”, i calanchi creano situazioni asperrime, completamente inospitali e irraggiungibili per l’uomo.


Respampani, come nell’Ottocento

Un’immagine che lascia senza fiato per la perfezione paesaggistica: siamo a Respampani, nel cuore della Maremma Laziale, a metà strada fra Vetralla e Tuscania (ma in territorio di Monte Romano). Qui ancora ammiriamo il “Lazio papalino” del grande latifondo, che tanto entusiasmava i viaggiatori del passato per il suo fascino solitario, selvaggio e a tratti inquietante. Oggi ne apprezziamo istintivamente la bellezza romantica, data dall’integrità di un luogo che fonde natura, storia e architettura. Ringraziamo Matteo Bordini di Vagabondo per averci fatto scoprire questo particolare punto di osservazione. Per maggiori informazioni su questi luoghi e per organizzare itinerari nella zona si consiglia la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito . vol. 1”.


La Valle del Tevere da Ponzano Romano

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Lo splendore della Valle del Tevere, vista da Ponzano Romano, con il famoso “Fiasco” creato dalle anse mozzafiato del Fiume. Sullo sfondo le belle colline della Sabina.


Auguri per un Natale di profonda spiritualità

Auguriamo ai nostri amici lettori Buon Natale con un’immagine suggestiva della Valle Santa di San Benedetto, ossia quella dei monasteri sublacensi. Qui si conserva la memoria dei nostri valori più antichi, profondi ed autentici. Un messaggio, quello dell’ora et labora, assai attuale in un momento storico in cui un tecno-scientismo frivolo e corrotto – “braccio armato” di tirannici poteri globalisti – pretende di avere la verità in mano, condizionando ogni dettaglio della nostra vita e cancellando – insieme alla democrazia e ai diritti fondamentali dell’uomo – ogni barlume di spiritualità, ogni spinta verso la trascendenza.


Le terre del Tevere

La splendida e florida Valle del Tevere in uno dei suoi tratti più affascinanti, ossia vista dal belvedere di Ponzano Romano.


Rovine di Torre Raminga

Risalendo dall’Agro Romano orientale verso le pendici dei Monti Prenestini, a poca distanza da Gallicano e in direzione di Poli, si ergono solitarie le rovine di Torre Raminga, affiancate da un vecchio casale: dominano un paesaggio collinare di rara bellezza, simile a un giardino in cui si alternano prati, boschi e frutteti, punteggiato qua e là da ruderi e monumenti di svariate epoche. Tali amene alture celano invero selvaggi valloni, ancora per certi versi “segreti” – malgrado la stretta vicinanza con Roma -, tuttavia in tempi recenti divulgati dalle ottime guide escursionistiche dell’amico Luigi Plos (nella collana “Luoghi segreti a due passi da Roma”).