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Le case rupestri di Luni

Cuore dell’Etruria rupestre, Luni sul Mignone riserva molte sorprese al visitatore che abbia la pazienza di esplorare in modo approfondito questo affascinante quanto misterioso sito archeologico: una di queste sono le cosiddette “case rupestri” (di origine protostorica), ubicate in un angolo appartato e difficilmente raggiungibile per chi non conosca bene la zona.


Le “Arcatelle” di Tarquinia

La primavera è senz’altro la stagione migliore per ammirare il “paesaggio etrusco” di Tarquinia, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Qui è l’iconico scorcio delle “Arcatelle”, acquedotto settecentesco che spicca nella magnifica campagna nei pressi dell’Ara della Regina.


Le absidi dell’Abbazia di Santa Maria di Falleri

Un aspetto quasi “british” dell’Agro Falisco nel punto in cui si erge – nel severo paesaggio invernale – la mole romanica dell’Abbazia di Santa Maria di Falleri. Fondata nel XII dai cistercensi, sorveglia l’antico tracciato della Via Amerina, sui resti della città romana di Falerii Novi.


La torre delle Sorgenti della Nova

I malinconici resti di una torre medievale spiccano fra le rovine dell’abitato protostorico ed etrusco delle Sorgenti della Nova. Posto ai margini della Riserva Naturale della Selva del Lamone, al confine tra Lazio e Toscana, si tratta di luogo solitario e suggestivo, persino sinistro in certe grigie giornate invernali come nella foto.


La grotta nella forra del mistero

Una misteriosa grotta d’origine protostorica o etrusca (arricchita da un colombario, non visibile in foto) si apre a picco sulla Gola del Torrente Melona, profonda ed inaspettata spaccatura tra le dolci colline del Lago di Bolsena. Ci troviamo nei pressi della Via Francigena e questa gola, poco visibile dai pellegrini, si apre all’improvviso lasciando esterrefatti per la sua imponenza e per le sue tre alte cascate, che si attivano però soltanto dopo i periodi più piovosi dell’anno: quando è in secca, mantiene comunque uno straordinario interesse geologico. Risulta una forra ancora scarsamente conosciuta e visitata dagli escursionisti, e per questo possiamo ben dire che si tratta di un luogo “segreto” che aspetta soltanto di essere riscoperto.


Grotta nel Fosso del Mandrione

Nel Fosso del Mandrione, fra Bassano in Teverina e la frazione Sant’Eutizio di Soriano nel Cimino, si snoda uno splendido sentiero che tocca le tracce di varie epoche storiche, da quelle più remote e misteriose (Preistoria) al più “vicino” Medioevo, di cui è simbolo l’omonima svettante Torre di Santa Maria di Luco: il tutto come sempre immerso nelle magiche selve della Tuscia Cimina.


Il lago incantato…

Fra i tanti laghetti sparsi nel Lazio quello di Mezzano – di origine vulcanica come il vicinissimo e ben più grande Lago di Bolsena – è sicuramente uno dei più suggestivi. Compreso nel Comune di Valentano e circondato da un paesaggio rurale intatto – sempre più raro purtroppo nella Tuscia dopo gli scempi “energetici” degli ultimi anni – emana un’atmosfera sospesa e incantata. Sorgono sulle sue colline una manciata di casali – di cui un paio adibiti ad accoglienti agriturismi – e alcune fattorie dedite all’allevamento ovino. Si tratta insomma di uno degli scenari di maggiore importanza “identitaria” per il Lazio, che un recente vincolo della Soprintendenza (il lago era già un sito d’importanza comunitaria) permetterà di preservare alle future generazioni. Al di là di ciò, il laghetto presenta una flora molto varia sulle sue sponde, e sul versante occidentale un bel bosco di querce con esemplari secolari (Monte Rosso); ricca anche la fauna ittica nonché quella intorno al bacino, che annovera ungulati, cinghiali, scoiattoli e altri piccoli mammiferi. Negli anni Settanta del Novecento sul fondo del lago - che raggiunge la profondità di oltre 30 metri (una sorta di “imbuto”, come spesso accade per i laghi vulcanici) – vennero ritrovati copiosi resti (fra cui spade e altri utensili) di un villaggio palafitticolo dell’Età del Bronzo, che qui sorgeva allorquando le acque erano molto più ritirate (forse in seguito ad interventi di bonifica). Nei pressi del bacino si trovano anche le sorgenti del Fiume Olpeta, suo emissario e affluente del Fiora, che dopo pochi chilometri, lungo il suo corso, forma forre spettacolari e in cui si addensano numerosi insediamenti storici. Tutti questi elementi fanno del Lago di Mezzano un luogo unico, da esplorare, conoscere ed amare e in cui perdersi in un “mondo” che pare di fantasia e magia eppure così reale e a portata di mano…


I Cavoni di Nepi

Gli antichissimi “Cavoni” di Nepi, di origine falisca, si aprono della forra ai piedi della cittadina, lungo il sentiero per le cascate.


Il tunnel di Ponte del Ponte

Fra Corchiano e Gallese si trova – seminascosto nella vegetazione – un interessante sito archeologico, ossia Ponte del Ponte, fiancheggiato da un antico tunnel.


La Grotta degli Angeli

Posta nel cuore dell’Agro Veientano, la suggestiva Grotta degli Angeli (o Eremo di San Michele Arcangelo) si apre a pochi passi dal paese di Magliano Romano anche se in un’atmosfera del tutto solitaria. Scavato interamente nella roccia – si ipotizza nel VI secolo, da monaci orientali -, il cenobio è caratterizzato da un ambiente principale che costituiva una cappella rupestre di cui restano due colonnine assai consunte dal tempo e lo spazio absidale, mentre alcune pareti appaiono crollate. Altre nicchie e piccoli antri si notano nelle vicinanze, forse afferenti ad una necropoli etrusco-falisca. E’ possibile che al di sopra di questo ipogeo sorgesse la Chiesa di Sant’Arcangelo de Malliano, citata ancora nel XVI secolo, di cui però non rimane più traccia. Dopo secoli di abbandono, il sito – ormai seminterrato – fu riscoperto nel 1902 dallo storico dell’arte Federico Hermanin: a quel tempo appariva ancora rivestito da un pregiato ciclo di affreschi di scuola romana, databili all’XI secolo, in cui appaiono alcuni angeli (da cui il nome della grotta) poi staccati per timore di furti e oggi collocati sulle pareti della Chiesa di San Giovanni, nel centro storico di Magliano.


La Cascata del Mulino a Corviano

Ai piedi dell’insediamento preistorico, etrusco e medievale di Corviano (nei pressi di Vitorchiano), scroscia la pittoresca Cascata del Mulino, sul Torrente Martelluzzo, affluente del Vezza. Per la sua valenza storico-naturalistica questa zona è oggi ricompresa in un “monumento naturale”. Luoghi colmi di fascino e mistero ove l’uomo nelle epoche passate seppe creare un equilibrio (oggi impensabile) fra le risorse ambientali e le proprie attività indispensabili. Del resto, a quel tempo non esistevano né capitalismo né consumismo e il “liberismo” era del tutto sconosciuto…


Torre di Santa Maria Nova sull’Appia Antica

Storico successo della gloriosa associazione Italia Nostra (l’ultima rimasta, fra le più grandi associazioni ambientaliste – o presunte tali -, a difendere il paesaggio e i beni culturali), il Parco dell’Appia Antica è uno dei nostri “luoghi del cuore” e custodisce monumenti di svariate epoche. L’Agro Romano, com’è noto, è una zona fortemente connotata dalla presenza di torri medievali, alcune delle quali purtroppo inglobate nelle periferie, altre invece ancora immerse nel verde. Ma se la maggior parte di queste costruzioni così iconiche versano in un stato di abbandono, non è il medesimo caso della splendida Torre di Santa Maria Nova, che svetta sull’omonimo casale, ottimo esempio di recupero e valorizzazione di un bene storico. L’edificio è posto nel cuore dell’area protetta, proprio lungo l’antica “regina viarum“, ed ospita un museo visitabile a pagamento. La torre risale al XII-XIII secolo, allorquando venne innalzata sui resti di una cisterna d’età imperiale. Forse originariamente sede di una curtis (come lascia presagire il circuito murario) o ancor più probabilmente facente parte di un complesso religioso, il casale turrito appartenne a lungo ai monaci olivetani di Santa Maria Nova, congregazione dell’ordine benedettino.


L’Orco di San Lorenzo Vecchio

Situato a poca di stanza dalle rive del Lago di Bolsena, in una solitaria valletta, San Lorenzo Vecchio è uno dei siti archeologici meno conosciuti eppure più affascinanti della Tuscia. Di origine etrusca e poi divenuto municipium romano, il borgo – un tempo noto come San Lorenzo alle Grotte – nell’Alto Medioevo subì le scorrerie barbariche finendo assoggettato ai Longobardi e conservando a lungo, nei documenti storici, il toponimo di Castrum San Laurentii. Venne abbandonato nel Settecento per una grave epidemia di malaria e le sue pietre furono utilizzate per la costruzione di San Lorenzo Nuovo. In questo luogo si respira un’atmosfera cupa, malinconica mentre le grotte, così diverse (tombe, colombari, cantine, ecc…) e spesso bizzarre, ricche di oscuri cunicoli, danno un tocco di “inquietudine”. Uno degli scorci più suggestivi è quello in foto dove una caverna, scavata con una teoria di archi, conduce al cospetto di una specie di “Orco”, con lo sguardo feroce quanto disperato, che sfuma la sua espressione a seconda della posizione da cui lo si guardi. A molti istintivamente ricorda l’Orco del Parco dei Mostri di Bomarzo, ma, a differenza di quest’ultimo, non sappiamo la datazione, la fattura e la funzione di questa “scultura”. Purtroppo il sito archeologico – oltre ad essere inserito in una proprietà privata – risulta attualmente nel più completo abbandono per via della vegetazione infestante che ne rende la visita assai complicata (se non pericolosa). E possibile però ammirare alcune cavità dalla recinzione, zoomando – se dotati di buona fotocamera – al suo interno. Per associare questo sito ad itinerari più ampi: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1 “.


La “Grande muraglia volsca”

La “Grande muraglia volsca”: così potremmo definire la monumentale opera di fortificazione che dal pianoro dell’antichissima città di Circeii scende arditamente lungo un declivio della mitica “Isola Eea” – così come veniva definito in tempi remoti il Promontorio del Circeo. In realtà la fondazione di Circeii – così come l’edificazione delle sue poderose mura ciclopiche – rimane avvolta nell’incertezza di fonti storiche contrastanti. Di certo fu contesa da Romani e Volsci, prima di finire stabilmente sotto l’influenza e poi il dominio dell’Urbe. Questo straordinario colpo d’occhio è visibile dalla strada che conduce alle “Batterie”, località ben nota ai bagnanti per le sue splendide calette rocciose. Un luogo, il Circeo, che non smette di stupire ed affascinare, con il suo mix irresistibile di natura, archeologia, miti e leggende (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”).


La Tomba delle Cariatidi presso Luni

Situata a poca distanza dal Fiume Mignone, in una località remota e selvaggia, la Tomba delle Cariatidi è una delle più belle sorprese archeologiche dei Monti della Tolfa. Appare all’improvviso in una suggestiva macchia di querce e grandi massi tufacei che sorveglia dall’alto il limpido Torrente Canino. Datata al IV secolo a. C., è caratterizzata dalla raffinatezza degli ornamenti, per quanto riguarda sia l’esterno, che riporta uno splendido esempio di “Porta dell’Aldilà”, sia l’interno, con cornici, pilastri e un consunto volto femminile (da cui deriva il nome del sepolcro). Nelle immediate vicinanze si notano altre tombe etrusche e insediamenti o manufatti di incerta origine. Per raggiungere questa autentica perla occorre seguire il sentiero CAI dalla Stazione abbandonata di Monte Romano verso Tarquinia, costeggiando il ruscello (sulla nostra sinistra), che andrà guadato un centinaio di metri prima della sua confluenza col Mignone; infine basterà seguire alcuni segnavia rossi presenti nel bosco, salendo sulla sinistra.


Colombario a Monte Casoli

Non ci sono opinioni concordi da parte degli studiosi circa l’origine dei colombari di Monte Casoli di Bomarzo: alcune ipotesi propendono per una funzione funeraria d’epoca etrusca e romana, altre – forse più attendibili – ad un ben più prosaico utilizzo a scopo di allevamento di colombi e piccioni nell’Alto Medioevo, allorquando il sito – la cui origine è probabilmente da datarsi a prima degli Etruschi – venne recuperato e “ristrutturato” con la costruzione di un castello.


Il Casale di Roma Vecchia

Nel cuore del frequentatissimo Parco degli Acquedotti si staglia uno splendido edificio storico, il cosiddetto Casale di Roma Vecchia. Si tratta di un sito archeologico le cui origini si perdono nella leggenda. Sappiamo con certezza che è situato su di un antico latifondo appartenente agli imperatori romani, fra cui Commodo e Costantino, e sorse sui resti di una villa imperiale. Il casale venne costruito nel Medioevo (XII-XIII secolo) allorquando era sorvegliato da una torre poco distante: posto alle dipendenze della Chiesa, fungeva da controllo dei due adiacenti acquedotti e della Via Latina. Nel corso dei secoli il caseggiato entrò nelle proprietà di diverse famiglie dell’aristocrazia romana, come i Torlonia, ai quali si deve probabilmente il suo nome, in quanto essi – fra Sette e Ottocento – avviarono una campagna di scavi da cui emersero innumerevoli reperti, che alcuni studiosi attribuirono ad una città più vetusta della stessa Roma. Il suo aspetto attuale è frutto di numerosi rimaneggiamenti intercorsi nelle varie epoche. Pochi monumenti come questi, se potessero parlare, racconterebbero di mutazioni epocali ma anche di piccole grandi storie di uomini. Un monumento di eccezionale valore culturale, insomma, ma anche ricco di romantica e struggente poesia.


La Gorgone Medusa di Norchia

Il volto terrificante della Gorgone Medusa, simbolo delle Tombe Doriche (o a Tempio) nella Necropoli di Norchia: immagine giunta sino a noi intatta direttamente dalla mitologia etrusca, questa visione è il culmine emozionale di un solitario sentiero che, attraverso la macchia, porta al cospetto di questi monumentali sepolcri; stupore e meraviglia possono essere trattenuti a stento da chi raggiunge questo luogo fermo nel tempo. Gioielli architettonici inseriti in un paesaggio selvaggio e rurale per chilometri: un patrimonio inestimabile che da troppo tempo attende di essere tutelato e valorizzato con un grande Parco Nazionale dell’Etruria Laziale.


Tomba Grande a Castel d’Asso

Il lungo ed oscuro dromos che conduce alla camera sepolcrale della monumentale Tomba Grande, la più spettacolare della Necropoli di Castel d’Asso, nei pressi di Viterbo.


Camminando sulla storia a Tusculum

Tusculum è uno di quei luoghi magici del Lazio dove è netta la sensazione di “camminare sulla storia”: qui anzi avviene letteralmente, sui basoli cioè dell’antica Via Tuscolana.