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“Volando” da Monte Riccio

Sempre alla ricerca di “paesaggi segreti” del Lazio, stavolta in compagnia dell’amico Adrian Moss di Explore Tuscia, eccoci a svelavi un inedito panorama “a volo d’uccello”, quello cioè dall’iconica collina di Montericcio (o Monte Riccio, a 130 m. s.l.m.), che – con i suoi piccoli ma suggestivi calanchi – spicca nel verde primaverile della magnifica Valle del Mignone, cuore d’Etruria.


Tarquina: vista da Campo Cialdi

Il cosiddetto “Campo Cialdi” è un ampio prato che si apre a sinistra della splendida stradina che conduce alla chiesetta di San Giacomo a Tarquinia. Offre forse il panorama più iconico della città medievale, con le sue torri e la Chiesa di Santa Maria di Castello e con lo sfondo del Tirreno – l’antico mare degli Etruschi.


La magia della Valle del Biedano

La Valle del Biedano è una delle vallate più belle ed integre dell’Alto Lazio etrusco ma risulta ancora scarsamente considerata e studiata a livello fotografico, se non il tratto del Parco Regionale Marturanum a Barbarano (e di solito ci si limita al fondovalle nella splendida forra). Qui siamo nella sconosciuta zona, fra Blera e Vetralla, in cui il Fiume Biedano riceve le acque del Torrente Grignano. La foto è scattata dal Monte Panese – nei pressi di Vetralla – o meglio da una delle finestre che si aprono fra la vegetazione di questa boscosa e solitaria altura, di rado raggiunta da escursionisti o fotografi, e mostra la ricchezza e la varietà di questo prezioso paesaggio.


Paesaggio romantico dai Giardini Cahen

Uno scorcio di quella romantica landa al confine fra Lazio e Umbria, da cui si erge solitario il fiabesco borgo di Torre Alfina: un contesto ambientale assai bucolico – caratterizzato dall’alternanza di prati, coltivi e boschi misti (soprattutto querceti) -, ove si stagliano ville, casali, torri e castelli. Eccone un saggio dai bei giardini del Castello Cahen, una delle dimore storiche più singolari del Lazio. Sullo sfondo lontano a sinistra si vede il massiccio del Monte Vettore – cima principale dei Sibillini – ricoperto dalle prime abbondanti nevi tardo autunnali, stagione i cui intensi colori rosseggianti si notano invece nel paesaggio collinare in primo piano.


Panorama da Farnese sulla Selva del Lamone

Passeggiando per il piccolo borgo di Farnese, ad un certo punto si apre improvvisamente un panorama mozzafiato sulla Riserva Naturale della Selva del Lamone, caratterizzata da un paesaggio incontaminato e misterioso – reso ancor più suggestivo dai colori di fine autunno. Foresta tuttora “aspra e forte” che fu rifugio di santi e briganti, come spesso accadde nel Lazio (e non solo) in luoghi così isolati e selvaggi: scelte apparentemente antitetiche ma accomunate dal desiderio di una vita senza compromessi, che forse – in un’epoca come la nostra dominata dal conformismo e dalla banalità – possono risultare incomprensibili quanto affascinanti.


Tramonto medievale

Non si può non rimanere colpiti dagli indimenticabili tramonti della splendida Sabina, che marcano i profili dei castelli spesso in cima ai tanti borghi sui poggi e sui monticelli: in questo caso Nerola, nella Sabina Romana, ai margini del Parco Regionale dei Monti Lucretili, vista dal vicino paese di Scandriglia.


Come una “coperta” di ulivi…

Com’è noto, l’olio è definito l'”oro” della Sabina: gli uliveti, che caratterizzano fortemente il paesaggio, appaiono in più punti quasi come delle “coperte”, rendendo morbidi i profili di aspre colline e ruvide montagne.


La “Terrazza della Sabina”

Il piccolo borgo di Vacone è definito la “Terrazza della Sabina” per il suo splendido e vasto panorama, che abbraccia non soltanto la Sabina Tiberina, appunto, ma anche l’Alta Campagna Romana sino – nelle giornate terse – ai primi quartieri della Capitale. Un quadro indimenticabile, che si offre incantevolmente in queste serene giornate di primo autunno.


Panorama da Filacciano

Lo splendido panorama da Filacciano, piccolo borgo della Bassa Valle del Tevere, poco a nord di Roma, sul “Biondo Fiume” e sulle colline sabine: un gioiello urbanistico e paesaggistico da riscoprire. Stupisce ammirare ancora oggi scenari rurali così belli, a due passi da una metropoli, miracolosamente scampati alla furia totalitaria e devastatrice del “Green”…


Un affaccio da Castelnuovo di Porto

Verso il tramonto la valle di Castelnuovo di Porto appare caratterizzata da forti contrasti luci-ombre….


Panorama dalla “Strada del Diavolo”

Chiamata la “Strada del Diavolo” per via della sua curiosa ed inquietante numerazione, la Strada Statale 666 è uno degli accessi più spettacolari alla Val di Comino per chi provenga da Sora. Oltre ad uno sfuggente panorama sul Lago di Posta Fibreno, accompagnano il viaggio scorci indimenticabili sulle selvagge alture carsiche marsicane e sulla verde conca cominense.


Il “lago di Ercole”

La classica, magnifica vista del Lago di Vico dal belvedere di Poggio Trincera, con la conca sottostante fitta di noccioleti e l’azzurro delle acque a spezzare cromaticamente d’incanto il manto della vegetazione. La leggenda vuole che questo splendido lago sia scaturito da un colpo di clava di Ercole su di un terreno. Luoghi intrisi di mito, arte e natura e per saperne di più vi consigliamo la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Crepuscolo dalla Rotonda di Monte Romano

La Rotonda di Monte Romano è uno degli angoli più panoramici eppure meno conosciuti della Tuscia. Situata a balcone sulla Valle dei Mignone e sui contigui Monti della Tolfa, questa collina circolare, coronata da alberi secolari, offre scorci senza tempo, in particolare all’alba e al tramonto. Lo sguardo verso l’orizzonte apparentemente “infinito” della Tolfa con lo sfondo del Tirreno prende il cuore e persino inquieta: da un lato per lo “spazio”, cui non siamo più abituati, dall’altro per il timore che cotanta bellezza possa essere deturpata dalla follia delle inutili opere che la nostra decadente civiltà – basata sulle truffe e sul profitto – vuole imporre agli ultimi paesaggi rimasti incontaminati. Qui nella foto una poetica immagine crepuscolare, quasi “inglese” per le sfumature del cielo e le forme della campagna. L’ennesima perla dell’Etruria che andrebbe visitata di più e studiata dal punto di vista fotografico. E sicuramente tutelata con fermezza.


Tramonto romantico da Nemi

Intrisi di miti e leggende, amatissimi dai viaggiatori del Grand Tour, Nemi e il suo lago vulcanico sono fra i luoghi più romantici dei Colli Albani e di tutto il Lazio. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


Scorcio epico nella Valle del Melfa

La Ciociaria offre numerosi “paesaggi epici”, forse i più potenti a livello iconico di tutto il Lazio. Rocche e castelli, spesso diruti si affacciano da orridi vertiginosi o su ampie vallate, sormontati da maestose montagne appenniniche. Tutto racconta di tragiche storie e memorie d’armi di famiglie aristocratiche, di feudatari, di invasioni, di papi e imperatori. Uno dei complessi più spettacolari è quello di Roccasecca Vecchia, legata alla figura di San Tommaso d’Aquino e oggi interessata dal “cammino” in suo onore. Dalla strada per Colle San Magno si gode questo scorcio meraviglioso, che lascia senza fiato soprattutto al tramonto. Paesaggi pregni di spiritualità e mistero assolutamente da riscoprire. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2” e “I castelli perduti del Lazio”.


Il Soratte da Civita Castellana

Il magnifico panorama da Civita Castellana, antichissima capitale dell’Agro Falisco e località amata dai viaggiatori, artisti ed intellettuali del Grand Tour. Domina la scena l'”oraziano” Monte Soratte, con la sua sagoma iconica a dominare un vasto e fertile altopiano. Nonostante le profonde ferite inferte dalla speculazione energetica del fotovoltaico a terra, questo paesaggio – che meriterebbe ferrei vincoli – ancora riesce ad ammaliare col suo potere enigmatico.


In autunno, sulle “highlands” del Lazio

I Monti Simbruini sono stati definiti da alcuni come le “highlands” del Lazio, per via del loro peculiare paesaggio, caratterizzato da vasti orizzonti più orizzontali che verticali. In questo massiccio – che presenta comunque vette relativamente importanti per l’Appennino, come il Monte Viglio (2156 metri s. l. m.) – si trovano infatti numerosi altopiani carsici, che donano la sensazione di “grandi spazi”: essi interrompono qua e là l’imponente copertura forestale, costituita soprattutto da faggete, fra le più vaste d’Europa. Ecco “uno” degli splendidi panorami dal Monte Autore, facile cima adatta anche alle famiglie, il miglior “belvedere” raggiungibile dalla zona di Livata-Campo dell’Osso. Al centro dell’immagine notiamo la suggestiva Piana di Camposecco, set cinematografico di film “western all’italiana” e non solo.


Tramonto sabino da Montasola

Un “fiammeggiante” tramonto sabino, una delle peculiarità di questo splendido territorio. Se i residenti sono “abituati” a tale spettacolo quotidiano, i turisti che sempre più visitano la Sabina rimangono a bocca aperta nell’ammirarlo per la prima volta.


Il lato selvaggio della Valle del Farfa

Il selvaggio panorama della Valle del Farfa dal piccolo borgo di Mompeo, nella Bassa Sabina. Una zona caratterizzata dalle ormai famose Gole del Farfa, che celano l’omonimo, limpidissimo torrente, e ricchissima come poche altre di testimonianze culturali, storiche e archeologiche: casali, mulini e ponti, castelli, torri e rocche medievali, pievi, monasteri e abbazie (celebre quella di Farfa), resti di ville romane. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


“Sali-sano”

La vista del villaggio di Salisano dall’altrettanto piccolo borgo di Mompeo, nella zona più aspra della Sabina. La tradizione popolare vuole che il toponimo “Salisano” provenga dal motto “sali-sano”, relativo al fatto che in passato salire al paese a piedi richiedeva un grande sforzo e dunque si doveva essere “sani” per compierlo oppure, parimenti, che proprio tale fatica avesse un buon risultato in termini di salute…