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La Cascata Braccio di Mare

La Cascata Braccio di mare è una delle più suggestive fra le numerose cascatelle che si incontrano lungo lo stupendo e frequentatissimo sentiero che parte dalla Necropoli della Banditaccia di Cerveteri e si inoltra nel cuore dei misteriosi Colli Ceriti. Questo salto d’acqua – posto praticamente a metà percorso – è impreziosito dalle memorie classiche e leggendarie che vi aleggiano: fu citata persino da Virgilio nell’VIII libro dell'”Eneide”, allorquando ad Enea – il quale si trovava a viaggiare di qui – apparve dalle fredde acque del “gelidus caeritis amnis” la dea Venere annunciandogli la gloria della sua progenie.


Le cascatelle della Valle del Sorbo

Meta classica di allegre scampagnate degli abitanti di Roma Nord, la bucolica Valle del Sorbo – sotto il paese di Formello – conserva un’atmosfera misteriosa nei giorni infrasettimanali. Protagonista è il Torrente Valchetta, che forma una pittoresca cascatella nei pressi di una mola medievale. Siamo al confine fra l’antica Etruria e il Latium Vetus, oggi diremmo fra la Tuscia Romana e la Campagna Romana, e la valle è attraversata dalla Via Francigena e sorprende i pellegrini poco prima del loro arrivo nella “Città Eterna”.


Ai piedi della “Cattedrale”

Uno dei “paesaggi fantastici” più straordinari d’Italia culmina con l’arrivo alla cosiddetta “Cattedrale”, un colle di guglie d’argilla sottoposte ad incessante erosione, destinato inevitabilmente a scomparire. Un luogo che spinge a meditare – in tempi rapidissimi – su quanto siano transuenti non solo le opere umane ma anche quelle della natura.


La Cascata del Picchio a Nepi

La bellissima Cascata del Picchio scroscia in una delle forre che circondano Nepi ed è raggiungibile direttamente dall’abitato a piedi lungo un sentiero molto piacevole e a tratti avventuroso.


Laghetto nella Solforata di Pomezia

Uno dei piccoli ma suggestivi laghetti della Solforata di Pomezia, angolo quasi “surreale” nell’Agro Romano, a poca distanza da un sito leggendario come la “Grotta del Fauno” e ai margini della Riserva di Decima-Malafede. Qui la natura ha ripreso e fatto nuovamente suo un ambiente che nel corso del Novecento era stato stravolto dall’uomo a scopo minerario (estrazione di zolfo). Ne risulta – oltre che un paesaggio particolarissimo – un luogo di notevole interesse geo-naturalistico, caratterizzato da numerose emissioni gassose (acido solfidrico, H2S).


Tra i castagneti di Soriano nel Cimino

Famosa per la sua “Faggeta monumentale”, Soriano nel Cimino sorprende pure per i suoi castagneti, con svariati esemplari secolari, che si estendono a quote più basse. In questo periodo il foliage dei castagni giunge al proprio culmine, per lasciare presto la scena alla lunga veste invernale.


I faggi del Cimino

La Faggeta monumentale del Cimino – patrimonio dell’Umanità UNESCO – è uno dei boschi più amati ed apprezzati (anche se non il migliore in assoluto) per fotografare il foliage autunnale nel Lazio. Quest’anno tuttavia, a causa del caldo di settembre-ottobre, tale ricercato fenomeno tarda ad arrivare: occorrerà attendere almeno a fine mese, se non i primi di novembre per ammirare gli splendidi colori del Cimino in autunno e probabilmente stavolta non dureranno molto. Qui nell’immagine ne ammiriamo uno scatto di qualche anno fa.


Le forre del mistero

Lo avrete capito: abbiamo da sempre un debole per questa valle, che esprime un misto di magia e mistero e che abbiamo fotografato più volte nel corso degli anni. Questo paesaggio quasi “primordiale” si sposa infatti con le suggestioni storiche ed archeologiche, se pensiamo che queste alture, oggi rivestite interamente di boschi, furono in tempi antichissimi occupate da insediamenti falisci, talvolta semplici villaggi (pagi) talaltra siti a carattere sacrale. Il panorama (meraviglioso a 360°) è ripreso da Calcata Vecchia, il famoso “paese delle streghe” (e dei gatti, aggiungiamo noi), nel cuore dello splendido Parco Regionale Valle del Treja.


In attesa del foliage…

Fra una o massimo due settimane “esploderà” lo spettacolo del “foliage” nelle aree appenniniche del Lazio: qui siamo lungo il sentiero per il Monte Autore (nel Parco Regionale dei Monti Simbruini), escursione facile e adatta anche alle famiglie (partendo da Campo dell’Osso), che permette di ammirare al meglio questo fenomeno naturale. Per le zone di mezza montagna e soprattutto per quelle collinari invece occorrerà aspettare la fine del mese o – se le temperature continueranno ad essere elevate – novembre per avere dei colori interessanti.


Nel fiordo…

Il rigoglioso ambiente naturale che caratterizza gli anfratti più selvaggi dei “fiordi” del Lago del Salto, uno dei bacini lacustri più suggestivi e insoliti del Lazio, nonostante la sua origine artificiale (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”).


Il Lago Vadimone

Il misterioso Lago Vadimone, fra Bassano in Teverina e Orte, legato ad antiche leggende e alla storica vittoria dei Romani sugli Etruschi in due decisive battaglie fra IV e III secolo a. C., che decretarono l’invasione latina dell’Etruria. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Verso la “Cattedrale”…

La primavera è in assoluto la stagione migliore per esplorare la magnifica Valle dei Calanchi di Bagnoregio, con le sue celebri “Dolomiti d’Argilla”. Purtroppo allo stato attuale molti dei sentieri possibili sono stati preclusi (in modo non sempre chiaro) dai proprietari dei fondi in cui essi transitano: una situazione ormai paradossale poiché una valle che ha potenzialità turistiche così immense, grazie alla presenza di Civita di Bagnoregio, è oggi di fatto inaccessibile nei suoi percorsi più “fattibili” e sicuri. Ebbene, per ammirare questi straordinari paesaggi – cosa che dovrebbe essere un diritto di tutti in una democrazia, visto che il territorio è un “bene comune” – occorre ormai zig-zagare su valloni e crinali impervi spesso a proprio rischio e pericolo. La situazione migliora sensibilmente sul versante di Lubriano, anche se la mancanza di manutenzione (e di segnaletica) dei sentieri rende di fatto quasi impossibile l’effettuazione degli stessi. Auspichiamo che il Comune di Bagnoregio sappia intervenire per per rendere nuovamente fruibili i sentieri sui calanchi, aprendo al contempo, nuove prospettive di sviluppo economico della vallata.


Lo sguardo verso le fronde

Uno sguardo “con il naso all’in su” nella cosiddetta “Faggeta di Oriolo”, costituita in realtà per lo più da cerri e di grande fascino. L’area della faggeta, per via della modesta quota, al di sotto di quella normale in cui vegeta tale specie, è stata dichiarata “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco.


In inverno, nelle faggete dei Simbruini

Foreste di grandiosi foliage autunnali, quelle dei Simbruini, non perdono tuttavia il proprio fascino in inverno quando vengono avvolte dalle nevi, che vi rimarranno almeno fino ad aprile, creando un’atmosfera magica quanto severa, talvolta lugubre nei momenti in cui è nuvoloso e nel bosco si insinua la nebbia… Una zona di grande suggestione, l’Alta Valle dell’Aniene, ove unire perfettamente storia, arte e natura: cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


Salita autunnale alla “cattedrale di faggi”

Entrare nell’ultrasecolare Faggeta del Cimino è come varcare la porta di un’antica cattedrale affrescata con colori sfavillanti: da non perdere, in tutto questo periodo a cavallo fra ottobre e novembre, lo spettacolo del foliage in questo bosco “patrimonio dell’Umanità” dal 2017. Un luogo, oltretutto, non solo di grande bellezza naturalistica ma ricco anche di un fascino misterioso (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”).


In autunno, sulle “highlands” del Lazio

I Monti Simbruini sono stati definiti da alcuni come le “highlands” del Lazio, per via del loro peculiare paesaggio, caratterizzato da vasti orizzonti più orizzontali che verticali. In questo massiccio – che presenta comunque vette relativamente importanti per l’Appennino, come il Monte Viglio (2156 metri s. l. m.) – si trovano infatti numerosi altopiani carsici, che donano la sensazione di “grandi spazi”: essi interrompono qua e là l’imponente copertura forestale, costituita soprattutto da faggete, fra le più vaste d’Europa. Ecco “uno” degli splendidi panorami dal Monte Autore, facile cima adatta anche alle famiglie, il miglior “belvedere” raggiungibile dalla zona di Livata-Campo dell’Osso. Al centro dell’immagine notiamo la suggestiva Piana di Camposecco, set cinematografico di film “western all’italiana” e non solo.


Le grotte segrete del Fiora

La Valle del Fiora è una delle valli più uniche e spettacolari del Lazio. Non “paradisiaca” come quella del Mignone, ha tuttavia un aspetto misterioso e a tratti minaccioso che affascina e lascia talvolta irretiti. Una delle sue caratteristiche meno note è la presenza di numerose grotte, alcune delle quali abitate in epoca preistorica. Si aprono spesso nelle bancate di travertino, che creano situazioni ambientali stranianti per la zona, vicine a quelle di montagna e non certo alla Tuscia. Ecco nell’immagine una magnifica grotta – nei pressi di Vulci – al cui interno scorre un ruscello formando una serie di vasche naturali di acqua limpidissima. Fuori di essa, una cascata scroscia con fini rivoli simili a capelli sino al Fiume Fiora, che a sua volta si fa largo fra enormi massi. Uno spettacolo sublime che ci rammenta ancora una volta quanto sia straordinaria l’Etruria e in particolare la Maremma Laziale.


Il Sasso segreto

A poca distanza dalla foce del Mignone e ai bordi del prezioso Monumento Naturale La Frasca di Civitavecchia – ma già in territorio di Tarquinia – si nasconde una sorta di “baia segreta”, dominata da un piccolo promontorio roccioso rivestito da macchia mediterranea, noto come “il Sasso”. Oltre questo si allarga un modesto golfo, caratterizzato da spiagge solitarie bordate da dune e pinete che si prolunga sino alla località di Sant’Agostino, ben nota per il suo “miracolo” del 1995. Completa il quadro un grumo di villette moderne che nel complesso appare curiosamente armonico, offrendo un’immagine straniante, quasi fosse un romito villaggio di pescatori di una qualche isola del Sud… Se d’estate questa località è assai affollata, nelle altre stagioni risulta godibilissima, particolarmente al tramonto allorquando regala spettacoli mozzafiato. Di certo uno degli angoli più incantevoli del litorale settentrionale del Lazio, da scoprire con grande rispetto per la delicatezza del luogo.


La Cascata della Paternale

La Cascata della Paternale è il momento culminante dell’avventurosa risalita dell’omonimo fosso, tributario del Fiora, a poca distanza dall’Eremo di Poggio Conte. E’ formata sostanzialmente da due piccoli salti posti su due piani sovrapposti che creano un effetto molto pittoresco. Per saperne di più degli itinerari possibili in questa magnifica zona: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Nel cuore selvaggio dei Lepini

Ad aprile, lentamente, la vegetazione sui Monti Lepini muta dalla veste invernale a quella primaverile, prima della grande “esplosione” di verde che avverrà ai primi di maggio. Qui ci troviamo in una delle zone più interne, selvagge e misteriose dei Lepini, ossia a metà strada fra il Campo di Segni e il Campo di Montelanico, ove fitte foreste di faggio, acero e quercia lasciano più in basso spazio ai lecci e alla macchia mediterranea.