Archivi tag: luoghi segreti

Le case rupestri di Luni

Cuore dell’Etruria rupestre, Luni sul Mignone riserva molte sorprese al visitatore che abbia la pazienza di esplorare in modo approfondito questo affascinante quanto misterioso sito archeologico: una di queste sono le cosiddette “case rupestri” (di origine protostorica), ubicate in un angolo appartato e difficilmente raggiungibile per chi non conosca bene la zona.


La ceramica della Tuscia

Ospitato nello storico Palazzo Brugiotti (XVI sec.), sede della Fondazione Carivit, il Museo della ceramica della Tuscia è una delle “perle segrete” di Viterbo. Vi sono custoditi reperti dal Medioevo al Rinascimento, sapientemente restaurati e conservati in una collezione davvero bellissima. Colpiscono soprattutto il “bestiario medievale” e i volti delle dame quattro-cinquecentesche raffigurati su vasi, piatti, ecc… Da sottolineare che si è accolti con gentilezza e professionalità e che l’ingresso è libero: un valore aggiunto per un museo (fondato nel 1996) da assolutamente da visitare e da promuovere meglio, che permette di conoscere un aspetto poco conosciuto eppure assai importante, quello dell’arte della ceramica, che ha interessato la “capitale” della Tuscia ed il suo territorio con un notevole livello qualitativo.


La Torre di Chia (o “di Pasolini”)

La Torre di Chia è il simbolo del Castello di Colle Casale, maniero nascosto nelle selve tra Bomarzo e Chia (frazione di Soriano nel Cimino). Connessa ad una rete di torri medievali sparse nella zona (che ricordano le epoche, longobarda-bizantina, feudale e comunale), è nota anche come “Torre di Pasolini”, per essere appartenuta al celebre regista e scrittore, quale sua ultima dimora. Luogo fino a pochi anni fa amatissimo dagli escursionisti – che oggi lo possono raggiungere dal parco delle cascatelle (a pagamento) – emana un’atmosfera di fascino e mistero: si auspica vivamente la possibilità per i camminatori di raggiungere le cascatelle e la torre, come avveniva un tempo, dal campo sportivo di Bomarzo, riaprendo il sentiero tuttora (scandalosamente) chiuso.


Laghetto nella Solforata di Pomezia

Uno dei piccoli ma suggestivi laghetti della Solforata di Pomezia, angolo quasi “surreale” nell’Agro Romano, a poca distanza da un sito leggendario come la “Grotta del Fauno” e ai margini della Riserva di Decima-Malafede. Qui la natura ha ripreso e fatto nuovamente suo un ambiente che nel corso del Novecento era stato stravolto dall’uomo a scopo minerario (estrazione di zolfo). Ne risulta – oltre che un paesaggio particolarissimo – un luogo di notevole interesse geo-naturalistico, caratterizzato da numerose emissioni gassose (acido solfidrico, H2S).


La torre delle Sorgenti della Nova

I malinconici resti di una torre medievale spiccano fra le rovine dell’abitato protostorico ed etrusco delle Sorgenti della Nova. Posto ai margini della Riserva Naturale della Selva del Lamone, al confine tra Lazio e Toscana, si tratta di luogo solitario e suggestivo, persino sinistro in certe grigie giornate invernali come nella foto.


La grotta nella forra del mistero

Una misteriosa grotta d’origine protostorica o etrusca (arricchita da un colombario, non visibile in foto) si apre a picco sulla Gola del Torrente Melona, profonda ed inaspettata spaccatura tra le dolci colline del Lago di Bolsena. Ci troviamo nei pressi della Via Francigena e questa gola, poco visibile dai pellegrini, si apre all’improvviso lasciando esterrefatti per la sua imponenza e per le sue tre alte cascate, che si attivano però soltanto dopo i periodi più piovosi dell’anno: quando è in secca, mantiene comunque uno straordinario interesse geologico. Risulta una forra ancora scarsamente conosciuta e visitata dagli escursionisti, e per questo possiamo ben dire che si tratta di un luogo “segreto” che aspetta soltanto di essere riscoperto.


La torre segreta nel “tutto”

Laddove non raggiunta dal criminale delirio “green”, la Maremma Viterbese offre ancora paesaggi che fanno sognare. Qui nella foto, nel magico territorio al confine tra Tarquinia e Tuscania, diversi ruderi di fortilizi medievali emergono in un paesaggio di vasti orizzonti intatti. Più conosciuto il Castello di Pian Fasciano, meno quello dell’Ancarano, mentre nell’immagine, in lontananza, appare solitaria una torre che d’istinto verrebbe da dire “nel nulla”. In realtà è un’espressione stupida per quanto ormai usuale, dettata dall’ideologia progressista che ha dominato la cultura degli ultimi quattro o cinque decenni. Questo infatti non è il nulla” (che piuttosto è rappresentato dalle nostre orrende e invivibili periferie, veri “non luoghi”) bensì è il “tutto” poiché qui risiede il massimo della biodiversità, delle tradizioni più sane e antiche (quelle tanto odiate dal falso ambientalismo “metropolitano” – “green” appunto – propugnato dal WEF e da altre accolte di miliardari), del rapporto più equilibrato fra uomo e natura.


Il lago incantato…

Fra i tanti laghetti sparsi nel Lazio quello di Mezzano – di origine vulcanica come il vicinissimo e ben più grande Lago di Bolsena – è sicuramente uno dei più suggestivi. Compreso nel Comune di Valentano e circondato da un paesaggio rurale intatto – sempre più raro purtroppo nella Tuscia dopo gli scempi “energetici” degli ultimi anni – emana un’atmosfera sospesa e incantata. Sorgono sulle sue colline una manciata di casali – di cui un paio adibiti ad accoglienti agriturismi – e alcune fattorie dedite all’allevamento ovino. Si tratta insomma di uno degli scenari di maggiore importanza “identitaria” per il Lazio, che un recente vincolo della Soprintendenza (il lago era già un sito d’importanza comunitaria) permetterà di preservare alle future generazioni. Al di là di ciò, il laghetto presenta una flora molto varia sulle sue sponde, e sul versante occidentale un bel bosco di querce con esemplari secolari (Monte Rosso); ricca anche la fauna ittica nonché quella intorno al bacino, che annovera ungulati, cinghiali, scoiattoli e altri piccoli mammiferi. Negli anni Settanta del Novecento sul fondo del lago - che raggiunge la profondità di oltre 30 metri (una sorta di “imbuto”, come spesso accade per i laghi vulcanici) – vennero ritrovati copiosi resti (fra cui spade e altri utensili) di un villaggio palafitticolo dell’Età del Bronzo, che qui sorgeva allorquando le acque erano molto più ritirate (forse in seguito ad interventi di bonifica). Nei pressi del bacino si trovano anche le sorgenti del Fiume Olpeta, suo emissario e affluente del Fiora, che dopo pochi chilometri, lungo il suo corso, forma forre spettacolari e in cui si addensano numerosi insediamenti storici. Tutti questi elementi fanno del Lago di Mezzano un luogo unico, da esplorare, conoscere ed amare e in cui perdersi in un “mondo” che pare di fantasia e magia eppure così reale e a portata di mano…


L’Osteria del Fatucchio

Luogo di rara poesia nel cuore dei Monti Sabini, l’Osteria del Fatucchio rammenta la vita pastorale (e conviviale) di un tempo. Si raggiunge da Casale Tancia con meno di un’ora di camminata tranquilla e rilassante, in ambiente solitario e incontaminato. Bellissimo il panorama sui monti Tancia e Pizzuto. Nei pressi del Casale sono un’ampia area pic nic in pietra e un fontanile.


Nell’Eremo di Poggio Conte

La suggestione dell’Eremo di Poggio Conte, nel cuore della Valle del Fiora. Alcuni testimoni raccontano di avervi persino visto dei ritrovi di “streghe”, forse attirate dalle valenze “magiche” di questo luogo straordinario…


La Torre di Poggio Poponesco

La severa torre del Castello di Poggio Poponesco, affascinante rudere nei pressi di Fiamignano, affacciato su un epico paesaggio “medievale” nel cuore del Cicolano e della Valle del Salto: per saperne di più cfr. “I castelli perduti del Lazio… e i loro segreti”.


La Grotta dei Templari

L’impressionante e misteriosa Grotta di Selvascura, presso Bassiano, è da alcuni studiosi ritenuta come legata alla presenza di un ultimo nucleo di Cavalieri del Tempio, che qui avrebbero trovato rifugio nell’epoca delle persecuzioni contro l’ordine, nei primi decenni del Trecento: per saperne di più cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


Paesaggio pastorale “fantasma”

Il solitario ed intatto Piano di Rascino offre uno scenario commovente, di rara poesia, soprattutto nella tarda primavera. Numerosi casali abbandonati – alcuni dei quali in via di recupero – punteggiano il vasto altopiano carsico (e quelli contigui), creando una sorta di “paesaggio pastorale fantasma” che costituisce una straordinaria testimonianza storica della vita appenninica.


La Grotta degli Angeli

Posta nel cuore dell’Agro Veientano, la suggestiva Grotta degli Angeli (o Eremo di San Michele Arcangelo) si apre a pochi passi dal paese di Magliano Romano anche se in un’atmosfera del tutto solitaria. Scavato interamente nella roccia – si ipotizza nel VI secolo, da monaci orientali -, il cenobio è caratterizzato da un ambiente principale che costituiva una cappella rupestre di cui restano due colonnine assai consunte dal tempo e lo spazio absidale, mentre alcune pareti appaiono crollate. Altre nicchie e piccoli antri si notano nelle vicinanze, forse afferenti ad una necropoli etrusco-falisca. E’ possibile che al di sopra di questo ipogeo sorgesse la Chiesa di Sant’Arcangelo de Malliano, citata ancora nel XVI secolo, di cui però non rimane più traccia. Dopo secoli di abbandono, il sito – ormai seminterrato – fu riscoperto nel 1902 dallo storico dell’arte Federico Hermanin: a quel tempo appariva ancora rivestito da un pregiato ciclo di affreschi di scuola romana, databili all’XI secolo, in cui appaiono alcuni angeli (da cui il nome della grotta) poi staccati per timore di furti e oggi collocati sulle pareti della Chiesa di San Giovanni, nel centro storico di Magliano.


Castel d’Ischia

Situato nel cuore dell’Agro Falisco nonché in una delle località più isolate di questo territorio, Castel d’Ischia si staglia con le sue romantiche rovine su di uno sperone tufaceo dominante uno straordinario “paesaggio delle forre”. Il maniero – che occupa il sito di un pagus falisco nei pressi di Nepi – fa parte di una fitta rete di rocche, torri e castelli sorti nell’Alto Medioevo intorno al tracciato dell’antica Via Amerina e in seguito baluardi delle diverse contee venutesi a formare nella zona. Per conoscere altri affascinanti ruderi di fortilizi nella Tuscia (e non solo) cfr. “I castelli perduti del Lazio… e i loro segreti”.


La Cascata del Mulino a Corviano

Ai piedi dell’insediamento preistorico, etrusco e medievale di Corviano (nei pressi di Vitorchiano), scroscia la pittoresca Cascata del Mulino, sul Torrente Martelluzzo, affluente del Vezza. Per la sua valenza storico-naturalistica questa zona è oggi ricompresa in un “monumento naturale”. Luoghi colmi di fascino e mistero ove l’uomo nelle epoche passate seppe creare un equilibrio (oggi impensabile) fra le risorse ambientali e le proprie attività indispensabili. Del resto, a quel tempo non esistevano né capitalismo né consumismo e il “liberismo” era del tutto sconosciuto…


Il Lago Vadimone

Il misterioso Lago Vadimone, fra Bassano in Teverina e Orte, legato ad antiche leggende e alla storica vittoria dei Romani sugli Etruschi in due decisive battaglie fra IV e III secolo a. C., che decretarono l’invasione latina dell’Etruria. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Archeologia nel Bosco del Pietreto

Cuore misterioso della Valle del Vezza, il cosiddetto “Bosco del Pietreto” è caratterizzato da numerosi massi erratici di roccia ignea, prodotto eruttivo dell’antico Vulcano Cimino. Alcuni di essi mostrano i segni dell’opera dell’Uomo, che li ha modellati a scopi sepolcrali e sacrali o meramente abitativi. Aggirarsi fra codeste enormi pietre, sovente dalle forme alquanto bizzarre, permette di scoprire enigmatici resti, risalenti per lo più all’epoca etrusca e romana. Per delineare itinerari in questa zona straordinaria e oltre modo suggestiva, si consiglia la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Il Ponte San Pietro

Posto in una zona incontaminata e solitaria, frequentata nel passato da santi e briganti, il Ponte San Pietro si trova presso l’antico confine tra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa, oggi nel Comune di Ischia di Castro. Affacciandosi dal ponte moderno si ammira questo scorcio “senza tempo” sul Fiume Fiora, scavalcato da un ardito ponticello medievale. Un luogo che per la sua particolare evocatività fu utilizzato anche come set per una scena del “Pinocchio” di Comencini con Nino Manfredi.


Pian Fasciano: Tuscia “senza tempo né confini”

Il panorama “senza tempo” e dai “grandi spazi” che si apre nel cuore dell’ancora sconosciuta Valle del Marta, a metà strada fra Tuscania e Tarquinia, sulle rovine del Castello di Pian Fasciano. Sullo sfondo, a guardare bene, si notano i pochi resti del dirimpettaio Castello dell’Ancarano mentre sono le prossime colline di Monte Romano e i più lontani Cimini a chiudere l’orizzonte. Un “quadro” paesaggistico strepitoso e segreto, che meriterebbe di essere studiato e apprezzato da fotografi vedutisti e pittori en plein air. Per saperne di più sugli itinerari possibili nella zona: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.