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“Volando” da Monte Riccio

Sempre alla ricerca di “paesaggi segreti” del Lazio, stavolta in compagnia dell’amico Adrian Moss di Explore Tuscia, eccoci a svelavi un inedito panorama “a volo d’uccello”, quello cioè dall’iconica collina di Montericcio (o Monte Riccio, a 130 m. s.l.m.), che – con i suoi piccoli ma suggestivi calanchi – spicca nel verde primaverile della magnifica Valle del Mignone, cuore d’Etruria.


Ai piedi della “Cattedrale”

Uno dei “paesaggi fantastici” più straordinari d’Italia culmina con l’arrivo alla cosiddetta “Cattedrale”, un colle di guglie d’argilla sottoposte ad incessante erosione, destinato inevitabilmente a scomparire. Un luogo che spinge a meditare – in tempi rapidissimi – su quanto siano transuenti non solo le opere umane ma anche quelle della natura.


Le “Arcatelle” di Tarquinia

La primavera è senz’altro la stagione migliore per ammirare il “paesaggio etrusco” di Tarquinia, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Qui è l’iconico scorcio delle “Arcatelle”, acquedotto settecentesco che spicca nella magnifica campagna nei pressi dell’Ara della Regina.


L’Etruria della Tradizione

Come sempre i Monti della Tolfa sorprendono ed ammaliano. Ecco qui la Valle del Mignone, in uno dei suoi tratti più scenografici e dai “grandi spazi”, che appare improvvisamente da un poggio nei pressi di Civitella Cesi, a pochi passi dalla solitaria strada che conduce a Rota. Si ha quasi l’impressione – ad un primo sguardo fugace e superficiale – di una valle incontaminata ed inesplorata ma a guardar bene è proprio l’impronta umana ad aver plasmato questo scenario. Un paesaggio che rivela l’anima più tradizionale del Lazio, quella Tradizione – con la T maiuscola – cioè che dimostra da millenni la possibile coesistenza fra Uomo e Natura, miracolo che oggi una certa propaganda “progressista” (o sarebbe meglio dire “transumanista”) vorrebbe bocciare come impossibile. Non è un caso infatti che queste agende “green” – che di verde non hanno nulla, anzi che il verde lo fanno sparire – si accaniscano oggi proprio contro questi paesaggi culturali così intatti, evidentemente per toglierci – oltre che la nostra terra e il cibo sano – anche la prova storica delle loro menzogne.


La torre segreta nel “tutto”

Laddove non raggiunta dal criminale delirio “green”, la Maremma Viterbese offre ancora paesaggi che fanno sognare. Qui nella foto, nel magico territorio al confine tra Tarquinia e Tuscania, diversi ruderi di fortilizi medievali emergono in un paesaggio di vasti orizzonti intatti. Più conosciuto il Castello di Pian Fasciano, meno quello dell’Ancarano, mentre nell’immagine, in lontananza, appare solitaria una torre che d’istinto verrebbe da dire “nel nulla”. In realtà è un’espressione stupida per quanto ormai usuale, dettata dall’ideologia progressista che ha dominato la cultura degli ultimi quattro o cinque decenni. Questo infatti non è il nulla” (che piuttosto è rappresentato dalle nostre orrende e invivibili periferie, veri “non luoghi”) bensì è il “tutto” poiché qui risiede il massimo della biodiversità, delle tradizioni più sane e antiche (quelle tanto odiate dal falso ambientalismo “metropolitano” – “green” appunto – propugnato dal WEF e da altre accolte di miliardari), del rapporto più equilibrato fra uomo e natura.


Ninfa al crepuscolo

Un romantico scorcio crepuscolare di Ninfa, con il diruto Castello Caetani, luogo di leggende medievali. “Città morta” avvolta in un giardino (“all’inglese”) fra i più belli al mondo è un luogo che fa sempre sognare, invitando alla riflessione.


Fra cielo e terra alla Rotonda

La “Rotonda” di Monte Romano è un luogo sconosciuto ma di mistica bellezza. Questa discreta e poco visibile altura – coronata da alberi vetusti – si può raggiungere direttamente dal paese (opzione un po’ lunga e all’inizio noiosa) oppure ci si può avvicinare con l’auto per poi lasciare il mezzo lungo la stradina d’accesso (cartello di divieto d’accesso) proseguendo dunque a piedi. Oltre ad un affaccio mozzafiato sui Monti della Tolfa (di cui la Rotonda è estrema propaggine collinare) e la Valle del Mignone, la zona offre un paesaggio bucolico ed incorrotto e per via della natura in parte impermeabile del terreno, i suoi pascoli nelle stagioni piovose si chiazzano di acquitrini che aumentano la suggestione del paesaggio nonché gli spunti fotografici.


Scorcio antico sui Colli Ceriti

Un’immagine antica e struggente di uno dei paesaggi più suggestivi del Lazio, ossia la campagna cerite con lo sfondo di uno dei Sassoni di Furbara.


Il cuore del Lazio

La vasta area dei Monti della Tolfa (che meriterebbe un parco nazionale) è il cuore palpitante del Lazio più autentico, sia per motivi culturali (vi si custodiscono tutte le tradizioni della Campagna Romana) sia per quanto riguarda l’aspetto ambientale/paesaggistico, rimasto miracolosamente inalterato fino ad oggi. Senza dubbio queste incantevoli colline – al contempo dolci e selvagge – “rapiscono” il cuore dei visitatori più sensibili ed attenti, quelli cioè che sanno apprezzarne il carattere decisamente rurale e i grandi spazi incontaminati. Qui siamo ai piedi del versante settentrionale del massiccio, laddove immensi pascoli bordano profonde forre che racchiudono antichi insediamenti: da percorrere assolutamente (con auto alta, ma soprattutto a piedi, in bici, a cavallo) la sterrata che diparte dalla ferrovia abbandonata Capranica-Civitavecchia (sulla strada per Luni) e che porta a San Giovenale, in una zona densa di resti protostorici, etruschi e medievali.


Sguardi d’infinito

L’infinita bellezza del paesaggio di Tuscania, o meglio di ciò che di esso non è ancora stato stravolto dall’Agenda 2030… Come abbiamo mostrato con numerosi altri scatti, si tratta di una zona che sa regalare scorci che lasciano attoniti e che meriterebbe un parco nazionale. Fino a quindici anni fa, quando era tutto integro, questo territorio dava sensazioni di mistero e di magia quasi surreali: portiamo nel nostro cuore quei preziosi ricordi.


Il Ponte San Pietro

Posto in una zona incontaminata e solitaria, frequentata nel passato da santi e briganti, il Ponte San Pietro si trova presso l’antico confine tra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa, oggi nel Comune di Ischia di Castro. Affacciandosi dal ponte moderno si ammira questo scorcio “senza tempo” sul Fiume Fiora, scavalcato da un ardito ponticello medievale. Un luogo che per la sua particolare evocatività fu utilizzato anche come set per una scena del “Pinocchio” di Comencini con Nino Manfredi.


Pian Fasciano: Tuscia “senza tempo né confini”

Il panorama “senza tempo” e dai “grandi spazi” che si apre nel cuore dell’ancora sconosciuta Valle del Marta, a metà strada fra Tuscania e Tarquinia, sulle rovine del Castello di Pian Fasciano. Sullo sfondo, a guardare bene, si notano i pochi resti del dirimpettaio Castello dell’Ancarano mentre sono le prossime colline di Monte Romano e i più lontani Cimini a chiudere l’orizzonte. Un “quadro” paesaggistico strepitoso e segreto, che meriterebbe di essere studiato e apprezzato da fotografi vedutisti e pittori en plein air. Per saperne di più sugli itinerari possibili nella zona: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


La valle romantica…

La magnifica Valle del Mignone con i Monti della Tolfa vista dalla Rotonda di Monte Romano, straordinario punto panoramico che dovrebbe costituire una specie di “La Mecca” del vedutista laziale… Ci godiamo questo scorcio mozzafiato in un freddo tramonto di dicembre, con i tipici splendidi colori che il cielo assume in questo periodo magico dell’anno.


Orizzonti dell’anima

Un paesaggio “pulito”, nitido, vuoto di qualsiasi “infezione”: sempre più una rarità in un’epoca caratterizzata da distruzioni “colorate” di “green”… Non solo. La pulizia di quest’orizzonte – sulle colline della Teverina Viterbese – diviene spunto per “ripulire l’anima”, oggi troppo immersa in visioni ristrette e parziali oppure schiacciata da eventi che sembrano prendere una piega drammatica. Punti di vista. La verità è che la bellezza – ben espressa da questo paesaggio iconico del Lazio, con le linee ondulate ed orizzontali della Tuscia e il Soratte sullo sfondo – può esser percepita solo da chi è puro nello spirito mentre rimane del tutto trasparente a chi sia sospinto per lo più da interpretazioni materialistiche e meccanicistiche dell’esistenza. In questo momento più che mai la lotta fra il Bene e il Male è lotta fra la divinità e la spiritualità della bellezza e della libertà da un lato (l’uomo che è specchio di Dio), e dall’orrore e dalla schiavitù del tecno-scientismo dall’altro (l’abominio del transumano). Scegliamo da che parte stare: tertium non datur.


Il Convento di San Francesco a Sermoneta fra le colline di ulivi

Il Convento di San Francesco a Sermoneta si staglia su una collina alle pendici dei Monti Lepini, a circa un chilometro dal paese. Edificato nel Trecento dai seguaci del Poverello di Assisi – forse dal ramo dei cosiddetti “Fraticelli” – subì diversi passaggi di mano fra i vari ordini religiosi, fra cui probabilmente i Cavalieri di Malta di cui sono ben visibili le caratteristiche croci sul portico esterno. Questo simbolo tuttavia, noto anche come Croce delle Otto Beatitudini, fu in uso anche presso i Templari che pure furono presenti nel sito, che probabilmente era situato su un’antica via di pellegrinaggio – grosso modo ricalcante quella che oggi viene detta “Francigena del Sud”. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2” (nuova edizione).


Campi dorati sulla Francigena, alle porte di Proceno

La variante Ponte a Rigo-Proceno è uno dei tratti più emozionanti della Via Francigena nel Lazio. Siamo nella Valle del Paglia e vagare in questi luoghi regala non soltanto “quadri” che paiono spesso fermi alla metà del Novecento – al tempo dei nostri nonni o bisnonni, insomma – ma in generale un senso di libertà, bellezza e armonia in un’atmosfera così “slow” da spezzare completamente i ritmi stressanti o le brutture delle periferie cui molti di noi – volenti o nolenti – sono costretti. Alla fine della primavera, poi, i campi di grano e orzo che accompagnano il percorso “sorridono” al camminatore con il loro “manto d’oro” evocando ricordi, emozioni, radici. La lieve brezza proveniente dalla non lontana Maremma e il frinire delle cicale completano il quadro di un “paesaggio segreto” che va assaporato ogni tanto anche ad occhi chiusi… Senza pensarci, infine, si giunge ai piedi del suggestivo borgo medievale di Proceno, “porta del Lazio”, che dunque appare di fronte ai nostri occhi con la bruna torre merlata del suo castello.


La magia dell’Etruria

Fra i tanti “paesaggi segreti” del Lazio – tema a noi molto caro, come sapete – spicca senza dubbio l’area intorno a Civitella Cesi e nei pressi del sito archeologico etrusco di San Giovenale. Qui, nella porta settentrionale della Tolfa, si aprono all’improvviso grandi orizzonti rurali e naturali, che nell’animo sensibile incutono stupore e allo stesso tempo mistero, in un mix straordinario di sensazioni e sentimenti. Il cuore magico dell’Etruria si svela così, al contempo dolce e selvaggio, in ultima analisi immensamente poetico.


Respampani, come nell’Ottocento

Un’immagine che lascia senza fiato per la perfezione paesaggistica: siamo a Respampani, nel cuore della Maremma Laziale, a metà strada fra Vetralla e Tuscania (ma in territorio di Monte Romano). Qui ancora ammiriamo il “Lazio papalino” del grande latifondo, che tanto entusiasmava i viaggiatori del passato per il suo fascino solitario, selvaggio e a tratti inquietante. Oggi ne apprezziamo istintivamente la bellezza romantica, data dall’integrità di un luogo che fonde natura, storia e architettura. Ringraziamo Matteo Bordini di Vagabondo per averci fatto scoprire questo particolare punto di osservazione. Per maggiori informazioni su questi luoghi e per organizzare itinerari nella zona si consiglia la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito . vol. 1”.


Cavalli nella nebbia sul Piano dell’Erdigheta

I Lepini offrono sentieri suggestivi, a volte poco battuti, sempre avvolti da una certa atmosfera misteriosa. Qui siamo sull’altopiano carsico dell’Erdigheta, dove si trova un profondo inghiottitoio. I cavalli al pascolo nella bruma creano uno scenario affascinante, quasi “britannico”.


Verso il tramonto, nella Tenuta del Marchese del Grillo

Un magnifico paesaggio crepuscolare autunnale nell’antica Tenuta del Marchese del Grillo, sui Monti Volsini: si trova a poca distanza da Bolsena, in località Piazzano, e lascia immergere il visitatore in un’atmosfera sospesa, quasi “ottocentesca”.