La “piramide” del Monte Elefante – appena ricoperta dalle timide nevi di questo mite febbraio – vista (assieme alle circostanti elevazioni) dalle pendici del Terminillo.
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Torre di Vallonina
La romantica Torre Vallonina è una delle innumerevoli “torri segrete” sparse nel Lazio. In realtà sarebbe ben visibile dalla strada che risale la magnifica Vallonina da Leonessa verso il Terminillo, soprattutto nello spoglio paesaggio invernale; tuttavia, per via della sua posizione immersa nel bosco, sfugge spesso alla vista del turista. Sono i resti di un antico castrum, forse longobardo, cui fu poi affiancato un monastero agostiniano – importante punto di riferimento per la popolazione locale – di cui pure rimane qualche rudere circondato nella faggeta.
Monti Reatini: sguardo verso il Vettore
Un’immagine di wilderness appenninica dalle pendici del Terminillo guardando verso il Vettore (gruppo dei Sibillini), con in primo piano le solitarie creste di Jaccio Crudele e Monte di Cambio.
Le steppe del Terminillo
Un’immagine delle steppe che circondano il Terminillo, colme di vistose fioriture primo-autunnali, nei pressi della magnifica Sella di Leonessa.
In attesa del foliage…
Fra una o massimo due settimane “esploderà” lo spettacolo del “foliage” nelle aree appenniniche del Lazio: qui siamo lungo il sentiero per il Monte Autore (nel Parco Regionale dei Monti Simbruini), escursione facile e adatta anche alle famiglie (partendo da Campo dell’Osso), che permette di ammirare al meglio questo fenomeno naturale. Per le zone di mezza montagna e soprattutto per quelle collinari invece occorrerà aspettare la fine del mese o – se le temperature continueranno ad essere elevate – novembre per avere dei colori interessanti.
La Giostra del Velluto
Un momento della Giostra del Velluto all’interno dell’omonimo Palio, evento di origine rinascimentale molto sentito dalla popolazione di Leonessa.
Il Terminillo e le sue rocce
L’aspetto alpestre del Terminillo dalla magnifica strada della Vallonina.
I “tentacoli” di Rascino
Con i suoi surreali tentacoli d’acqua il Lago di Rascino si espande nell’omonima piana, nel cuore del Cicolano e dell’Appennino.
Paesaggio pastorale “fantasma”
Il solitario ed intatto Piano di Rascino offre uno scenario commovente, di rara poesia, soprattutto nella tarda primavera. Numerosi casali abbandonati – alcuni dei quali in via di recupero – punteggiano il vasto altopiano carsico (e quelli contigui), creando una sorta di “paesaggio pastorale fantasma” che costituisce una straordinaria testimonianza storica della vita appenninica.
Panorama dalla “Strada del Diavolo”
Chiamata la “Strada del Diavolo” per via della sua curiosa ed inquietante numerazione, la Strada Statale 666 è uno degli accessi più spettacolari alla Val di Comino per chi provenga da Sora. Oltre ad uno sfuggente panorama sul Lago di Posta Fibreno, accompagnano il viaggio scorci indimenticabili sulle selvagge alture carsiche marsicane e sulla verde conca cominense.
In inverno, nelle faggete dei Simbruini
Foreste di grandiosi foliage autunnali, quelle dei Simbruini, non perdono tuttavia il proprio fascino in inverno quando vengono avvolte dalle nevi, che vi rimarranno almeno fino ad aprile, creando un’atmosfera magica quanto severa, talvolta lugubre nei momenti in cui è nuvoloso e nel bosco si insinua la nebbia… Una zona di grande suggestione, l’Alta Valle dell’Aniene, ove unire perfettamente storia, arte e natura: cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.
In autunno, sulle “highlands” del Lazio
I Monti Simbruini sono stati definiti da alcuni come le “highlands” del Lazio, per via del loro peculiare paesaggio, caratterizzato da vasti orizzonti più orizzontali che verticali. In questo massiccio – che presenta comunque vette relativamente importanti per l’Appennino, come il Monte Viglio (2156 metri s. l. m.) – si trovano infatti numerosi altopiani carsici, che donano la sensazione di “grandi spazi”: essi interrompono qua e là l’imponente copertura forestale, costituita soprattutto da faggete, fra le più vaste d’Europa. Ecco “uno” degli splendidi panorami dal Monte Autore, facile cima adatta anche alle famiglie, il miglior “belvedere” raggiungibile dalla zona di Livata-Campo dell’Osso. Al centro dell’immagine notiamo la suggestiva Piana di Camposecco, set cinematografico di film “western all’italiana” e non solo.
Foliage sui Simbruini
Metà ottobre è il momento perfetto per il “foliage” in montagna. Come da noi espresso in numerosi altri post, i Simbruini – montagne a cui siamo particolarmente legati – rappresentano forse la zona del Lazio che offre l’approccio più facile ed immediato a tale spettacolo, divenuto negli ultimi anni “di moda”. E’ stato interessante vedere in questo fine settimana numerose persone, “armate” di fotocamera, intente ad immortalare questa magnificenza, passeggiando sui facili sentieri di Livata-Campo dell’Osso. I Simbruini colpiscono in questo periodo per la bellezza dei verdi prati e per gli accecanti colori delle faggete, le cui chiome, a seconda dell’altitudine e delle piante, sfumano dal verde al giallo, dal bronzo al marrone. Ma occorre sbrigarsi: alle quote più alte la vegetazione è già quasi invernale!
Grifone sulla Duchessa
Un’immagine di magnifica wilderness sui Monti della Duchessa: un grifone in volo, scena che infonde un senso di grande libertà.
Nel borgo di Vallunga
La magnifica Piana di Leonessa custodisce uno dei paesaggi storici più intatti ed importanti dell’intero Lazio ma ciò che la contraddistingue è la presenza di innumerevoli minuscoli borghi del tutto sconosciuti. Tranne alcune rare eccezioni, si tratta di villaggi in cui purtroppo regna incontrastato l’abbandono, mai fotografati da alcun turista o famoso reporter dunque di fatto rimasti fino ad oggi dimenticati, anzi diremmo quasi “invisibili”. Eppure si tratta di un patrimonio insediativo (ed etno-antropologico) straordinario e nel complesso molto integro (basta guardare la trama di questi nuclei dai monti circostanti, in particolare dal Tilia, dal Cambio e dal Tolentino, con le “macchie” di tetti a coppi) che è quasi un unicum nella regione di Roma. La “colonizzazione” di questa landa sperduta degli Appennini fu frutto di un’operazione politico-urbanistica ben precisa in epoca medievale – che trova riscontro soltanto nella vicina Conca di Amatrice (le cosiddette “ville”, dal francese ville) – legata alla figura del conte parigino Carlo I d’Angiò, divenuto poi re di Sicilia e padrone di tutto il Sud Italia, il quale riuscì ad estendere la sua influenza su una vasta fetta dell’Italia Centrale appenninica. Non si tratta dei classici castrum murati che siamo abituati a vedere sulle nostre montagne bensì di agglomerati di case senza una struttura precisa, con isolati dotati di orti e collegati spesso fra loro da archi, secondo una disposizione che ricorda curiosamente i villaggi di alcuni paesini del Trentino. La foto ritrae il piccolo borgo di Vallunga, che mostra alcune case ristrutturate e che sorprende per un antico forno paesano perfettamente conservato. Desolazione e malinconia ma anche silenzio assoluto e aria purissima (qui, secondo gli esperti c’è l’aria più pulita del Lazio) dominano la scena.
Faggeta autunnale ai piedi di Monte Autore
Questo è il periodo di massimo splendore nelle faggete del Centro-Italia: uno spettacolo (gratuito) da non perdere! Qui siamo sui Monti Simbruini, alle falde del Monte Autore. La speranza è di poter godere della bellezza della natura e della vita all’aria aperta, cose ESSENZIALI per un’esistenza piena e sana, in un momento drammatico in cui qualcuno, senza alcun motivo valido ed inoppugnabile, vorrebbe privarcene.
Leonessa, il salotto degli Appennini
La radiosa Piazza 7 Aprile a Leonessa, considerata il “Salotto dell’Appennino Centrale”. La sua peculiarità sta non soltanto nei portici – che si aprono dalla parte opposta rispetto alla foto – ma nello splendido contrasto visivo fra le colorate architetture – che convergono nella gotica Chiesa di San Pietro – e il verdissimo paesaggio naturale dei Monti Reatini.
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