Salutiamo questo disgraziato 2020 con un acceso tramonto dai Monti Ernici…
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Faggeta autunnale ai piedi di Monte Autore
Questo è il periodo di massimo splendore nelle faggete del Centro-Italia: uno spettacolo (gratuito) da non perdere! Qui siamo sui Monti Simbruini, alle falde del Monte Autore. La speranza è di poter godere della bellezza della natura e della vita all’aria aperta, cose ESSENZIALI per un’esistenza piena e sana, in un momento drammatico in cui qualcuno, senza alcun motivo valido ed inoppugnabile, vorrebbe privarcene.
Leonessa, il salotto degli Appennini
La radiosa Piazza 7 Aprile a Leonessa, considerata il “Salotto dell’Appennino Centrale”. La sua peculiarità sta non soltanto nei portici – che si aprono dalla parte opposta rispetto alla foto – ma nello splendido contrasto visivo fra le colorate architetture – che convergono nella gotica Chiesa di San Pietro – e il verdissimo paesaggio naturale dei Monti Reatini.
Profili dagli Ernici al Circeo

Panorama da Terelle

Autunno inoltrato sui Fondi di Jenne
Una tipica scena bucolica su uno degli altopiani dei Monti Simbruini, nella fattispecie i Fondi di Jenne.
Laghetto della Val di Canneto
Il placido laghetto ai piedi del Santuario di Canneto, nel cuore dei Monti della Meta.
Cartore, ai piedi della Duchessa
Ai confini fra il Cicolano e l’Abruzzo, il bucolico villaggio di Cartore è il punto di partenza privilegiato per escursioni sugli splendidi Monti della Duchessa, appartenenti al massiccio del Velino, e all’omonimo lago.
Settefrati: un “paese-presepe”
Una sorpresa sulle montagne della Val di Comino: è il borgo di Settefrati, che appare tra prati e boschi come un vero “paese-presepe” …
Panorama dal Monte Cervia con Collalto Sabino
Lo stupendo e selvaggio scenario in cui – visibile sulla destra – si inserisce come un gioiello medievale il borgo di Collalto Sabino, nella Valle del Turano, al confine con l’Abruzzo. Questo magnifico paesaggio è godibile dal crinale del Monte Cervia (1431 m.), nella Riserva Naturale dei Monti Cervia-Navegna.
Wilderness dal Monte Tarino
Il solenne paesaggio dell’Alta Valle dell’Aniene dalla vetta del Monte Tarino, una delle elevazioni principali (1961 m.) – e forse la più suggestiva – dei Monti Simbruini. Una wilderness che assume eccezionale bellezza in questo periodo autunnale.
Il Parco Regionale dei Monti Simbruini: nei paesaggi dello Spirito
Un patrimonio storico-naturalistico straordinario
Situati ai confini con l’Abruzzo, i Monti Simbruini costituiscono una delle aree montane più suggestive ed importanti del Lazio e prendono il nome dal latino sub imbribus (“sotto le piogge”), in virtù dell’elevata piovosità della zona.
il tipico paesaggio aperto dei Monti Simbruini
l’Aniene, ancora torrente, nella località Fiumata
un acero secolare alle pendici del Monte Viglio
Qui, fra vette che superano i 2000 metri, foreste sconfinate e praterie si possono assaporare in molti punti sensazioni di autentica wilderness, accentuate dal fatto che queste montagne sono tuttora poco frequentate e poco conosciute, se non per i rinomati centri sciistici di Livata e Campo Staffi.
il Monte Tarino visto da Campo Staffi
il Monte Viglio, la vetta maggiore del gruppo
Tutelati da un vasto parco regionale, istituito nel 1983, i Monti Simbruini custodiscono un patrimonio naturale straordinario, con un ambiente estremamente vario, segnato per un verso dalla presenza dei fiumi Aniene e Simbrivio, che da 2000 forniscono anni acqua a Roma, e per un altro dalla fenomenologia del carsismo, qui particolarmente spiccata: numerose infatti le grotte (sia pur riservate agli speleologi), senza contare la seria infinita di inghiottitoi, doline e campi solcati (da non perdere l’altopiano dei Fondi di Jenne) che rendono quasi ovunque scarsa l’acqua in quota, per poi lasciarla riapparire purissima nelle sorgenti.
due scorci del Fiume Aniene
le Grotte del Falco, alle pendici del Monte Autore
La flora dal canto suo, oltre al patrimonio boschivo, presenta a seconda dei versanti e degli ambienti fioriture di orchidee, gigli, narcisi, non ti scordar di me, viole, genziane, ecc…
fioriture di luglio sulla cresta del Monte Autore
una bellissima fioritura di Genziana al Campo della Pietra
una salamandra presso il Laghetto di San Benedetto
Ricchissima infine la fauna, che annovera specie rare come il grifone, l’aquila reale, il lupo e, più sporadicamente, l’orso bruno marsicano, ma anche varie specie di tritoni, salamandre e il gambero di fiume, indicatore della purezza delle acque.
Storia, arte e spiritualità
L’area del parco, selvaggia terra degli antichi Equi, appare segnata profondamente dall’opera dell’uomo. Presso Subiaco, in epoca romana Nerone si fece costruire un’incredibile villa con tanto di tre laghetti ottenuti tramite lo sbarramento dell’Aniene.
le Gole dell’Aniene
L’Arco di Trevi, che ci appare misteriosamente sperduto fra le foreste, costituì un’antica dogana romana lungo una strada che dovette essere relativamente trafficata. Nell’Alto Medioevo poi, accadde una “rivoluzione” fra queste montagne (e per tutta la cultura occidentale).
il Monastero di Santa Scolastica e Subiaco visti dal Sacro Speco
Su iniziativa di un giovane San Benedetto da Norcia, che proprio qui iniziò la sua esperienza eremitica, nacquero svariati cenobi: oggi, a dominio dei resti dell’antica residenza imperiale, possiamo ancora ammirare i celebri e spettacolari monasteri di Santa Scolastica e del Sacro Speco, custodi di eccezionali opere d’arte e pregni di un’atmosfera di intensa spiritualità.
il Sacro Speco
I due monasteri e le sottostanti Gole dell’Aniene (che si allungano solitarie sino all’umile e silente Jenne, dove Fogazzaro ambientò “Il Santo”) formano uno dei paesaggi più romantici d’Italia, amato e decantato ai tempi del Grand Tour.
affresco nel Sacro Speco
Ancora “paesaggi dello spirito” nella vicina Valle del Simbrivio, ove nell’ennesimo scenario di solenne bellezza si nasconde il vetusto Santuario della Santissima Trinità, scavato ai piedi di un’ardita parete rocciosa.
il Santuario della Santissima Trinità
la splendida Valle del Simbrivio con Vallepietra visti dal santuario
Poi una serie di romitori e chiesette rurali, ben simboleggiati dalle rovine dell’Eremo di Santa Chelidonia, sempre nei pressi di Subiaco. Fra i paesi, invece, merita in primis una menzione speciale il pittoresco borgo-presepe di Cervara di Roma, noto per la sua rupe scolpita, che offre panorami mozzafiato sull’incantevole Valle dell’Aniene, nel punto in cui essa si allarga in una placida conca, sempre circondata da boschi e punteggiata da abitati medievali; oppure Trevi nel Lazio, dominato da un severo castello appartenuto ai Caetani, indiscussi signori di queste terre ai tempi di Bonifacio VIII. La cittadina di Subiaco, dal canto suo, che a prima vista potrebbe sembrare quasi del tutto moderna, letteralmente “nasconde” un rustico centro storico sormontato dalla poderosa Rocca Borgia, oggi in via di recupero ed incluso nel club dei “Borghi più belli d’Italia”.
Cervara di Roma
Jenne
panorama dal Castello Caetani a Trevi nel Lazio
Categoria a parte invece sono da considerarsi i solitari ruderi di Camerata Vecchia, situati a monte di Camerata Nuova e affacciati sulla Piana del Cavaliere, spartiacque fra Lazio ed Abruzzo.
L’incanto delle stagioni
Senza dubbio, una delle cose più splendide dei Simbruini è il mutare delle stagioni. Le maestose foreste di faggio (con rare intrusioni di acero) guardate dall’alto colpiscono per compattezza e vastità (tra i Simbruini e i contigui Ernici si estende la faggeta più grande d’Europa).
il Monte Viglio d’autunno
Man mano che ci si avvicina ai fondovalle – ove si fa sentire l’influenza dei fiumi e dei torrenti – la vegetazione si fa più mista, con lecci, carpini, querce, ontani, salici e pioppi.
faggete
Ne risulta un paesaggio meraviglioso, ricco di colori continuamente cangianti nel corso dell’anno: dallo struggente e malinconico ottobre, con le sue infinite sfumature, al festoso giugno con il verde vivo delle chiome degli alberi e le fioriture di orchidee sui pascoli, passando per il lungo inverno che ricopre di neve le vette e spesso anche i boschi più alti.
faggi e praterie sul Campo della Pietra ad ottobre
una delle tante vallette che compongono il suggestivo Campo della Pietra
autunno sull’Altopiano di Prataglia, a monte di Cervara
le vedute del Monte Autore d’inverno
faggeta autunnale ai Fondi di Jenne
i Fondi di Jenne all’inizio della primavera
il Monte Tarino innevato alla fine dell’inverno
paesaggio invernale presso Camerata Vecchia
Un paradiso per l’escursionismo
Caratterizzati da un susseguirsi di altopiani circondati da fitte faggete, i Monti Simbruini favoriscono un escursionismo leggero e rilassante.
il classico paesaggio bucolico degli altopiani simbruini
Del resto, fatta eccezione per le tre cime principali del gruppo, il Monte Viglio (2156 m.), il Monte Cotento (2015 m.) e il Monte Tarino (1997 m.), i Simbruini offrono ampi spazi privi di montagne di un certo rilievo, e quindi perfetti per chi cerca lunghe passeggiate nella natura senza troppa fatica.
sentiero del CAI verso il Monte Viglio
sulla cresta dei Cantari verso il Gendarme e il Viglio
depositi morenici sulle pendici del Monte Viglio
il Vado Ciociaro ai piedi del Tarino
la vetta del Monte Tarino
Allo stesso tempo, però, la scalata del Viglio in inverno con la neve riserva difficoltà alpinistiche, mentre la vetta del Tarino si raggiunge solo dopo una bella sgambata.
ancora il solenne Viglio, la vetta più frequentata dagli escursionisti nel parco
panorama dal Monte Autore con il Camposecco innevato
Un territorio insomma adatto a tutte le esigenze escursionistiche, ed ottimo anche per l’equitazione grazie alle immense praterie, che non a caso furono usate come set per alcuni film western, fra cui il cult “Lo Chiamavano Trinità”, quasi interamente girato sull’Altopiano di Camposecco.
Lungo il Cammino di San Benedetto
Da qualche tempo i Monti Simbruini sono tornati alla ribalta grazie al “Cammino di San Benedetto”.
affresco del Sacro Speco
Ideato da Simone Frignani, redattore della prima guida, si tratta di un lungo trekking di 300 km fra Umbria e Lazio, da Norcia a Subiaco e a Montecassino, che porta il “pellegrino” o il semplice escursionista alla scoperta dei luoghi più significativi della vita di San Benedetto, patrono d’Europa.
il Laghetto di San Benedetto, a breve distanza da Santa Scolastica
la Cascata di Trevi, come il laghetto di San Benedetto, toccata dall’itinerario
Il percorso, che attraversa altre importanti aree montuose del Lazio (Reatini, Carseolani-Sabini, Ernici, Cairo), tocca il tratto medio e alto della Valle dell’Aniene, addentrandosi fin nelle pieghe più nascoste delle montagne simbruine, e ha contribuito a far conoscere ad un pubblico senz’altro più vasto e più attento, rispetto al passato, le meraviglie di un territorio che non smette di stupire.
la Valle del Simbrivio: sullo sfondo la rupe della Santissima Trinità
una romantica visione crepuscolare del Sacro Speco di Subiaco
E così luoghi come il Sacro Speco di Subiaco stanno vivendo una seconda stagione all’insegna non più soltanto del turismo religioso o culturale di nicchia, ma anche di un approccio silenzioso e profondo, legato alla riscoperta del sé e delle radici della cristianità più vera.
Monte di Cambio a giugno
Qui di seguito alcune immagini dal Monte di Cambio, una delle cime maggiori del gruppo dei Monti Reatini, ben noti per la presenza preponderante del Terminillo. Il sentiero più battuto, che si consiglia di percorrere nel mese di giugno, parte dalla località Fontenuova, nei pressi di Leonessa, raggiungibile dalla magnifica strada Vallonina. Il sentiero presenta una prima parte nella faggeta per poi aprirsi completamente in uno splendido paesaggio carsico fino alla vetta della montagna (2081 m. s. l. m.). Notevoli i panorami su tutte le catene montuose dell’Appennino Centrale – con in primo piano ovviamente il Terminillo e le sue dirupate pareti-nord – e sul sottostante Piano di Leonessa, ben coltivato e punteggiato da minuscoli borghi medievali.
Campo carsico di Fondi di Jenne
Uno scorcio del vasto altopiano carsico di Fondi di Jenne, che si apre improvvisamente fra le immense foreste di faggio dei Monti Simbruini. In quest’autunno strano, in cui alcune piante hanno iniziato seccare molto presto ed altre invece sono ancora in forte ritardo, già a fine ottobre gli alberi che circondano la piana apparivano quasi completamente spogli. Questo stupendo pianoro, popolato da bovini e cavalli allo stato brado, è inciso da profondi pozzi naturali e da numerose doline, alcune delle quali ogni anno si ampliano o compaiono ex novo.
Paesaggio autunnale a Prato di Campoli
Ad ottobre le faggete degli Appennini sono al culmine della bellezza del foliage autunnale: nella foto ci troviamo a Prato di Campoli, magnifico altopiano carsico sui Monti Ernici, a poca distanza dalla cittadina medievale di Veroli.
Sulla cresta del Pizzo Deta
Sulla selvaggia cresta del Pizzo Deta (2041 m.), la seconda cima più elevata dei Monti Ernici, spartiacque fra Abruzzo e Ciociaria, Val Roveto e Valle del Sacco. Pochi sanno che il Lazio è terra di grandi montagne, con numerose vette che superano i 2000 metri.
Panorama tardo autunnale dal Monte Tarino
Situata nel cuore dei Monti Simbruini, la vetta del Tarino è la più selvaggia del gruppo e dona un panorama magnifico su una vasta porzione dell’Appennino Centrale. Spiccano soprattutto le immense faggete che si diramano in ogni direzione, offrendo uno spettacolo grandioso.
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