L’impressionante e misteriosa Grotta di Selvascura, presso Bassiano, è da alcuni studiosi ritenuta come legata alla presenza di un ultimo nucleo di Cavalieri del Tempio, che qui avrebbero trovato rifugio nell’epoca delle persecuzioni contro l’ordine, nei primi decenni del Trecento: per saperne di più cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.
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Tra le rovine di Piantangeli
I pochi ma romantici resti della chiesa abbaziale di Piantangeli, nel cuore dei Monti della Tolfa. Si tratta di uno dei luoghi più solitari e suggestivi del Lazio, su cui aleggia una fosca leggenda legata ai Cavalieri Templari (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”). Si raccomanda la sua visita in questo periodo – oltre che ovviamente in primavera – per via della straordinaria bellezza del paesaggio in cui si trova il sito, esaltata dai colori dell’autunno inoltrato: di sicuro, il panorama “a volo d’uccello” sulla Valle del Mignone vi lascerà senza fiato.
Veduta crepuscolare di Carpineto Romano
Una veduta crepuscolare di Carpineto Romano, borgo posto nel cuore dei Monti Lepini e ricco di testimonianze dell’antica presenza dei Cavalieri Templari.
Monte Terminillo-Pareti nord
Uno scorcio dell’imponente bastionata calcarea che compone le pareti del versante nord del Terminillo. Un aspetto fortemente alpestre, che rende la “montagna di Roma” elegante e solenne laddove ammirata dalla Vallonina, salendo da Leonessa. Ma il Terminillo è anche luogo di leggende e misteri fin dai tempi più remoti: una delle più curiose è quella della “spada nella roccia”, in loc. Cinque Confini, che richiama la presenza dei Templari in questo territorio.
Convento di San Francesco a Sermoneta
Il Convento di San Francesco a Sermoneta, baciato da una luce di primo autunno … Un luogo avvolto dal mistero …
Abbazia di Valvisciolo, facciata
La semplice ed elegante facciata romanica dell’Abbazia cistercense di Valvisciolo, situata nei pressi di luoghi importanti come Ninfa, Bassiano, Norba e Sermoneta, alle pendici dei Monti Lepini. Impreziosito da un magnifico chiostro, il monumento, di antichissima origine, custodisce un rarissimo esempio di “Sator circolare” oltre che innumerevoli altri esempi di “iconologia magica”. Sull’abbazia aleggiano curiose leggende legate ai Templari (per saperne di più: “Lazio, i luoghi del mistero e dell’insolito”).
Castell’Araldo presso Marta
Una veduta da lontano del complesso di Castell’Araldo, presso Marta, di cui rimangono pochi ruderi affiancati da una chiesetta. L’insediamento appartenne ai Cavalieri Templari, posto a controllo del traffico sulla strada di collegamento fra il Mar Tirreno e il Lago di Bolsena.
Monte Piantangeli ad aprile
Le mezze stagioni sono le migliori per apprezzare la straordinaria bellezza dei Monti della Tolfa ma forse é nel periodo di passaggio fra aprile e maggio che queste colline al contempo dolci e aspre raggiungono il loro massimo splendore per le innumerevoli fioriture che “accendono” i campi e le macchie: margherite e papaveri, anemoni e ranuncoli, asfodeli, erba sulla, orchidee e siliquastri esplodono esuberanti in un paesaggio completamente verde e per larghi tratti integro, formando un “quadro” che dona pace e serenitá. Il Monte Piantangeli é uno dei luoghi piú godibili e rappresentativi della zona e si raggiunge tramite un sentiero che parte nei pressi di Tolfa. Dalla cima, ove sorgono i resti di un’abbazia templare, lo sguardo spazia su uno dei panorami piú incantevoli del Lazio, con la magnifica Valle del Mignone a farla da protagonista.
Sermoneta: benvenuti nel Medioevo
Attorniata da uliveti secolari, Sermoneta si adagia su una collina dei Monti Lepini, a balcone sull’Agro Pontino. Le origini del sito sono remote ed imprecisate, forse rintracciabili dell’antichissima città volsco-romana di Sulmo. Le fonti storiche sono però scarse ed è piuttosto il Medioevo a conformare tutt’oggi l’aspetto del borgo, uno dei più suggestivi e meglio conservati del Lazio, grazie ad un’attenta e lungimirante gestione urbanistica. A differenza di tanti altri centri storici, difatti, nel Dopoguerra Sermoneta non venne deturpata da espansioni moderne, ed oggi possiamo ammirarla pressoché inalterata rispetto al XVI secolo, apice del suo sviluppo.
Ma fu proprio il Cinquecento a segnare la fine dell’epoca di splendore di Sermoneta, che rimase a lungo feudo dei Caetani, potente casato della “Marittima”, toponimo con cui allora si indicava il territorio pontino. Già signori di Ninfa, i Caetani arricchirono Sermoneta di chiese e palazzi, munendola peraltro di una cinta muraria e di un poderoso castello.
Il Castello Caetani, che domina solennemente l’abitato, costituisce senz’altro il monumento più celebre di Sermoneta. La visita è davvero irrinunciabile ed emozionante: nelle sue stanze affrescate e ricche di arredi d’epoca, si può rivivere in pieno l’atmosfera magica di un maniero dell’Età di Mezzo tra i più integri in Italia, magari immaginando le gesta di Lucrezia Borgia, che qui venne ospitata.
Accanto al castello, merita poi un cenno l’austera Cattedrale di Santa Maria Assunta, del XIII secolo, che serba numerose opere d’arte, fra cui un quattrocentesco Giudizio Universale nella controfacciata; splendido anche il campanile, residuo dell’originaria chiesa romanica, ornato da bifore e da scodelle colorate in ceramica.
Passeggiando quindi tra le viuzze e le piazzette del borgo, che si aprono ad impressionanti scorci a valle, si incontrano edifici d’aspetto molto vario, ora nobile ora rustico, talvolta sede di ristoranti, botteghe d’artigianato e negozi di prodotti tipici locali (dall’olio alle olive, dai liquori ai rinomati biscotti).
Le case appaiono spesso adornate da vasi di ortensie e gerani o da rampicanti di gelsomino, bouganville e glicine, mentre inaspettati si aprono numerosi giardini pensili colmi di agrumeti. Fra i vicoli assolati, pigri gatti sembrano i padroni della scena.
Accade pure di scoprire deliziose chiesette medievali, come ad esempio la piccola Chiesa di San Michele Arcangelo (XI sec.), appartata in un minuscolo slargo ove svetta un’imponente palazzo turrito. Ma in generale quel che colpisce è il fatto che l’intero tessuto urbano (ancora interamente racchiuso nella cinta muraria cinquecentesca, oggi divenuta un innovativo museo “en plein air”) si presenti, dalle case alla stessa pavimentazione, come un vero e proprio “mosaico” di pietra, realizzato rigorosamente con il bianco calcare lepino.
Scenario rappresentativo di tale peculiarità è sicuramente la stupenda Via delle Scalette, ripida scalinata che dal castello scende “aerea” al Belvedere, da cui la vista spazia sconfinata fino al mare, offrendo un quadro dettagliato del territorio dal Circeo ai Colli Albani: notevole appare purtroppo l’espansione edilizia dei centri della pianura, seppure meno disordinata che altrove.
Cuore del paese è comunque Piazza del Popolo, luogo prediletto per rilassarsi davanti ad una tazza di caffè, mentre poco più in là si innalzano le pittoresche arcate gotico-rinascimentali della Loggia dei Mercanti (XV sec.), uno dei simboli di Sermoneta. Nelle vicinanze è poi il ghetto ebraico con la sua Sinagoga, bell’edificio tardo-duecentesco che testimonia la presenza di una cospicua comunità giudaica tra il XIII e il XVI secolo e conferma l’importanza di Sermoneta nel Basso Medioevo: è questo uno degli angoli più caratteristici del borgo, in un dedalo di vicoli angusti e a volte strettissimi; a pochi metri dalla Sinagoga è un curioso museo di presepi automatizzati. E sempre in tema di musei, da non perdere quello della ceramica, sul corso principale.
Si consiglia di visitare Sermoneta facendo attenzione ai dettagli. Sui gradini, sugli stipiti e sugli architravi delle abitazioni del borgo nonché sui sagrati di molte chiese si scorgono infatti in più punti graffiti che riportano un’iconografia misteriosa e di epoca probabilmente diversificata. Molte di queste incisioni (croci patenti, triplici cinte, ecc…), tuttavia, testimonierebbero una radicata presenza dei Cavalieri Templari nel corso del XIII secolo e del resto in tutta l’area lepina si trovano segni del loro passaggio.
Ma le sorprese di Sermoneta non finiscono qui. Subito fuori dal paese, invece, tra boschi ed uliveti, si nascondono romantiche chiese abbandonate, casali in rovina, torri dimenticate e vecchi monasteri: spicca il Convento di San Francesco, che, solitario su un’altura nei pressi del Cimitero e di un enorme leccio ultracentenario, è raggiunto da una panoramica Via Crucis. Il complesso, fondato secondo la tradizione dai Templari, appartenuto ai Cavalieri di Malta e passato successivamente ai Frati Minori Osservanti custodisce un chiostro con affreschi seicenteschi sulla vita del Poverello d’Assisi.
Sulla strada per Bassiano, invece, si trova un altro monumento prestigioso: l’Abbazia di Valvisciolo. Eretta nel Trecento dai monaci cistercensi in uno stile gotico di derivazione francese, conserva un suggestivo chiostro e anch’essa serberebbe segni evidenti della preesistenza dei Templari in questa località: una vecchia leggenda sostiene addirittura che vi si celi il loro fantastico tesoro.
Più avanti si può raggiungere anche la magnifica “città fantasma” di Ninfa, col suo giardino all’inglese, altro luogo di straordinaria suggestione che vale di per sé un viaggio. Per approfondimenti sui misteri di Sermoneta e dintorni si faccia riferimento alla nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
Arte, natura, storia e folklore, dunque, in una cittadina che ha saputo non soltanto difendere le proprie radici ma anche e soprattutto valorizzarle in chiave turistica, come dimostra il riconoscimento della “bandiera arancione”, prestigioso “marchio di qualità” per l’entroterra italiano assegnatole del Touring Club Italiano. E ciò anche grazie ad un calendario di eventi ricco ed stimolante: dal Maggio Sermonetano al Palio della Madonna della Vittoria (rievocazione della vittoria nella Battaglia di Lepanto, cui partecipò Onorato IV Caetani) e all’ormai noto Festival Pontino di Musica, che vede intervenire artisti di fama mondiale.
Infine, un’ultima chicca, ossia lo storico gruppo di sbandieratori di Sermoneta, conosciuto ed apprezzato a livello nazionale, ennesimo esempio di come le tradizioni medievali siano qui tutt’oggi straordinariamente fulgide e sentite. Ma è soprattutto l’alta qualità della vita a far di Sermoneta un modello da imitare, a dimostrazione del fatto che oggi, per chi ne abbia la possibilità, sia preferibile abitare in paesi tipo Sermoneta anziché negli anonimi palazzoni di degradate periferie.
Veduta da lontano di Bassiano
Veduta da lontano del piccolo borgo di Bassiano, adagiato in una serena vallata dei Monti Lepini. Meno nota della vicina, magnifica Sermoneta, Bassiano offre comunque un centro storico suggestivo e ben tenuto, ancora racchiuso da mura medievali. Nel vicino Santuario del Crocefisso si custodiscono, all’interno di una grotta, tracce della presenza templare e di una piccola comunità eretica: per saperne di più si faccia riferimento al nostro libro “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
Scorcio di Veroli
Uno scorcio di Veroli, città della Ciociaria dalle antichissime origini, testimoniate fra l’altro dall’imponente cinta muraria in opera megalitica. Suggestivi i suoi quartieri medievali e notevoli i segni del passaggio dei Templari. Per maggiori informazioni si faccia riferimento alla nostra guida “Lazio, i luoghi del mistero e dell’insolito”.
Le rovine dell’Abbazia di Piantangeli
Le solitarie rovine dell’Abbazia di Piantangeli, giacciono nel cuore dei Monti della Tolfa, sulla cima dell’omonimo monte e in superba posizione panoramica sulla Valle del Mignone, e costituiscono uno dei luoghi più sconosciuti e remoti dell’intero Lazio. Si raggiungono tuttavia tramite un comodo e breve sentiero (un’oretta di cammino) che inizia nei pressi di Tolfa e che tocca anche i resti di un tempio romano (la cosiddetta ”Grasceta dei Cavallari”).
Forse già frequentato dagli Etruschi, il luogo, con le sue pietre sparse e i suoi muraglioni smozzicati, appare malinconico e circondato da una natura eccezionalmente intatta e pittoresca: rocce dalle forme curiose si stagliano tutt’attorno alle antiche pietre e palesano l’origine vulcanica della zona.
L’abbazia venne fondata in epoca carolingia e poi, nel XIII secolo, si dice appartenne ai Cavalieri Templari: essi però, fra il 1307 e il 1314, ai tempi della grande e celebre persecuzione contro di loro promossa da Filippo il Bello re di Francia, vi furono cacciati e l’edificio finì dato alle fiamme.
L’abbazia non fu mai più abitata e nei secoli venne avvolta da un alone di mistero che nutrì fosche leggende popolari, secondo le quali a mezzanotte, nell’anniversario della morte al rogo dell’ultimo Gran Maestro Templare Jacques De Molay (18 marzo 1314), si materializzerebbero inquietanti processioni spettrali, visibili da lontano con lunghe file di torce accese…
A parte le suggestioni decadenti, c’è da dire che visitando l’Abbazia di Piantangeli con i suoi panorami, vien da pensare per l’ennesima volta come sia possibile che i Monti della Tolfa (assieme alla vicina Valle del Biedano) non siano ancora un parco nazionale… L’aspetto austero dei ruderi, i prati verdissimi, i grandi spazi, fanno pensare ad un’ambientazione quasi “scozzese”: eppure, ecco uno dei tanti angoli stupendi della Tuscia, che nessuno o quasi conosce.
Nei pressi dell’abbazia si apre un panorama mozzafiato a 360°. Notevole il paesaggio agrario di questo lembo di Etruria, con le caratteristiche casette coloniche bianche: un territorio così ordinato da sembrare finto. Verso l’Alta Valle del Mignone e Rota il paesaggio, se possibile, è ancor più bello, e sembra un dipinto del Settecento.
Nelle giornate terse da qui si vede benissimo la striscia azzurra del Lago di Bracciano e sullo sfondo, il Soratte e la catena appenninica. Uno scenario semplicemente meraviglioso: ricco, ampio, variato, con elementi antropici (il borgo di Rota e i casolari d’epoca) e naturali (le colline, le verdi vallate, il lago e le montagne) in perfetta sintonia. Un patrimonio paesaggistico e culturale immenso che oggi appare finalmente salvaguardato dal Parco Agricolo dei Monti della Tolfa.
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