Le rovine della Torre dell’Isola Conversina (o Torre Stroppa), costruita nell’Alto Medioevo su un antico sito falisco, lungo un diverticolo della Via Amerina. Appartenne al Monastero dei Santi Cosma e Damiano in Mica Aurea, poi San Cosimato, a Trastevere.
La Grotta del Brigante Tiburzi
Lungo il sentiero che attraversa la selvaggia Valle del Timone, nei pressi di Cellere, si trova la cosiddetta “Grotta di Tiburzi” (o “della Mercareccia”), che la leggenda vuole rifugio dell’omonimo famoso bandito di fine Ottocento, attivo in tutta l’Alta Tuscia e sul confine tosco-laziale.
Scorcio “da Grand Tour” ai piedi di Civita Castellana
Un vero e proprio “dipinto vivente” ai piedi di Civita Castellana, a poca distanza dalla Via Flaminia.
La Villa dei Quintili dall’Appia Antica
Costruita nella prima metà del II secolo d. C. da due nobili consoli, la grandiosa Villa dei Quintili si affaccia con i suoi ruderi su uno degli angoli più suggestivi della Via Appia Antica, a pochi chilometri a sud di Roma. Al fascino storico e paesaggistico si sommano in questo luogo svariate leggende popolari: per saperne di più si faccia riferimento alla nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
Fra Celleno, Roccalvecce e Sant’Angelo: la “valle magica” della Teverina Viterbese
La Teverina è un romantico lembo di Tuscia che si sviluppa a nord-est di Viterbo sino al confine con l’Umbria segnato dal “Biondo Fiume”. Attraversata, spesso di fretta, per raggiungere l’ormai celeberrima Civita di Bagnoregio, è in realtà un territorio da considerare esso stesso, nella sua interezza, come una meta turistica di pregio, magari collegandola ai prospicienti Monti Cimini e Volsini. Basti soltanto ricordare luoghi d’importanza artistica internazionale come il misterioso Sacro Bosco di Bomarzo e la vicina, elegantissima Villa Lante a Bagnaia, diverse ma entrambe fondamentali sfumature del Rinascimento laziale, o siti archeologici di estremo fascino quali la cosiddetta “Piramide etrusca”, sempre a Bomarzo, l’insediamento rupestre di Corviano e i “Sassi dei Predicatori” nei pressi di Vitorchiano o, ancora, le rovine di Ferento, con il suo teatro romano.
Proprio nel cuore di questa “micro regione”, simboleggiata dalla maestà della Valle dei Calanchi di Bagnoregio – in procinto di ottenere il riconoscimento Unesco -, si trova un’altra piccola valle di straordinaria bellezza, ossia quella che accoglie i tre borghi di Celleno Vecchia, Roccalvecce e Sant’Angelo, e che si estende a sud fino a Grotte di Santo Stefano.
Estranea fino a pochissimi anni fa a qualsiasi accenno di turismo, ha subìto negli ultimi tempi una sorta di “boom” per una serie di motivazioni interconnesse: in primo luogo, il successo del “borgo fantasma” di Celleno, promosso, valorizzato e reso attrattivo dall’amministrazione comunale e da un gruppo di prodi volontari; in secondo luogo, più recente, l’altrettanto notevole successo di Sant’Angelo, divenuto noto come il “paese delle fiabe” e ormai meta di centinaia (e forse migliaia?) di visitatori nei fine settimana; in ultima battuta, paradossalmente, la vicenda del Covid19 (con relative pesanti restrizioni governative), che ha fatto “esplodere” il cosiddetto “turismo di prossimità”. Fatto sta che nel giro, grosso modo, di due anno – il 2019 e il disgraziato 2020 – si venuto a creare un flusso di visitatori di un certo rilievo che ha posto alla ribalta questo prezioso territorio.
E così uno degli angoli più belli della Tuscia – “perla perduta” che tuttavia col nostro blog propagandavamo da anni – è divenuta oggi non diciamo “di moda” ma certamente ben più frequentata e apprezzata rispetto al passato. Ma cos’è che lascia immediatamente di stucco chi scopre per la prima volta questo nuovo “Eldorado” del turismo culturale, ambientale ed “esperienziale” dell’Alto Lazio? Sicuramente il paesaggio. Un paesaggio unico: articolato, straniante e misterioso: qui la dolce campagna del Centro Italia si interrompe bruscamente nell’intersecarsi di una serie di vallecole, ove i coltivi, boschi e burroni sembrano formare una sinfonia visiva che ha qualcosa davvero di magico. Sia essa data dalle brume invernali o autunnali, da cui emergono come per incanto collinette o pareti rocciose, oppure dalle delizie sensoriali primaverili allorquando i verdi prati o i ciliegi fioriti (all’inizio di aprile) riempiono di serenità lo sguardo.
Un paesaggio che andrebbe tutelato – ad esempio dal proliferare di noccioleti industriali o pollifici – e di cui forse gli amministratori della zona (consideriamo che Grotte Santo Stefano, Sant’Angelo e Roccalvecce sono frazioni di Viterbo) non hanno tuttora compreso il valore.
A parte ciò, a noi che ci occupiamo da tanti anni di promuovere i piccoli centri, fa piacere (e allo stesso tempo diverte) vedere riempirsi di stupore gli occhi dei visitatori che guardano i panorami solenni e magnifici che si aprono da Celleno o a Roccalvecce o quello sfuggenti di Sant’Angelo. Del resto, riscoprire la bellezza della propria terra può davvero riempire di un’inaspettata gioia.


Su tanto “ben di Dio” si stagliano non soltanto la storia e l’arte dei borghi ma anche le leggende: come quella della Pietra dell’Anello, enigmatico scoglio di tufo che si erge in modo anomalo nei pressi della strada per Grotte di Santo Stefano lasciando stupefatti e che gli antichi pare considerassero il nascondiglio della famigerata “chioccia dalle uova d’oro”…
Poi l’arte, dicevamo, dalla street art dei murales di Sant’Angelo, che rievocano il mondo delle fiabe, alla contemporaneità delle opere di Castellani, racchiuse del Castello Orsini di Celleno (ove riposa anche il feretro del loro autore), o, ultima ma non ultima, alla raffinatezza del Castello Costaguti a Roccalvecce.

Infine la natura: qui i torrenti facenti capo al vasto bacino idrografico del Tevere, hanno creato un intrico di forre che regalano numerose cascate, come quella famosa in teoria ma ancora sconosciuta nella pratica, dell’Infernaccio, in direzione di Grotte. E poi le sorgenti, i boschi di querce o più semplicemente lo splendore di cerri secolari isolati nei pascoli o la vivida semplicità delle innumerevoli fioriture di campo.
A ben vedere, malgrado l’arrivo improvviso di turisti, il potenziale ricettivo è ancora allo stato primordiale: a Sant’Angelo c’è una sola trattoria (sempre piena) e un paio di bar, a Celleno Vecchia troviamo un unico grazioso bar che offre ristoro e piacevoli aperitivi, mentre a Roccalvecce, oltre al castello ben gestito dal giovane proprietario, il marchese Giovangiorgio Afan de Rivera, i visitatori non possono usufruire di alcuna attività commerciale. A vedere il trend, è probabile che tali lacune verranno presto colmate e che tutti e tre i borghi inzieranno a vivere una relativa rinascita economica dopo molti decenni di oblio.




Un modo con cui consigliamo di approcciarsi a questa valle e senza dubbio quello escursionistico: un’ottima segnaletica collega i tre paesi che, in primavera o in estate, è possibile raggiungere a piedi anche nell’arco della stessa giornata con partenza da Celleno Vecchia o da Sant’Angelo e con Roccalvecce come tappa intermedia.
La breve traversata da Celleno a Roccalvecce è assolutamente da non perdere, in particolare in aprile-maggio per la bellezza della campagna in quel periodo, ma si riesce a percorrere anche in autunno o in inverno con poche ore a disposizione.

Tuttavia, al di là di tali pur utili considerazioni sulle “tempistiche”, il nostro reale auspicio è che ci si possa concedere un vero e proprio soggiorno almeno di un fine settimana per assaporare con “lentezza” i rilassanti sentieri e le atmosfere “sospese” della valle. Per informazioni dettagliate su come “costruirsi” itinerari nella Teverina Viterbese si consiglia la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.
Chiesa di San Tommaso a Roccasecca Vecchia

La Chiesa di San Tommaso d’Aquino (XIV sec.) vista dalle rovine di Roccasecca Vecchia, con lo sfondo della Piana del Melfa. Siamo in uno dei luoghi più suggestivi del Basso Lazio, ove le memorie del Doctor Angelicus sembrano permeare ogni antica pietra.
Rocca Farnese a Cellere
La massiccia Rocca Farnese a Cellere, recentemente sottoposta a restauro. Venne edificata nel Rinascimento dalla nobile famiglia laziale a mo’ di palazzo intorno ad una preesistente torre medievale, la quale a sua volta era stata innalzata su un sito protostorico.
Chiostro del Santuario di Santa Maria delle Grazie a Ponticelli

Il lindo chiostro del Santuario francescano di Santa Maria delle Grazie a Ponticelli, frazione di Scandriglia, costruito nel 1478 dagli Orsini, signori allora di grandi possedimenti nell’Alto Lazio. Voci popolari parlano di riti esorcistici che si sarebbero compiuti al suo interno negli anni passati…
La Valle del Tevere da Ponzano Romano
Lo splendore della Valle del Tevere, vista da Ponzano Romano, con il famoso “Fiasco” creato dalle anse mozzafiato del Fiume. Sullo sfondo le belle colline della Sabina.
La Pietra dell’Anello
La misteriosa Pietra dell’Anello si impone alla vista dalle brume del fondovalle: siamo nel cuore della Teverina, dove, fra borghi e paesaggi senza tempo, la realtà sembra sfumare nella fantasia. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
Le chiome dei Lepini
All’inizio dell’inverno i boschi dei Lepini appaiono rivestiti di colori pastellati.
L’alba di un nuovo anno
Eh già, stavolta il nuovo anno si presenta ricoperto da una spessa coltre nebbiosa, per i dubbi e i timori che – per un motivo o per un altro – incute nei nostri animi. In ogni caso, auguriamo a tutti i nostri cari lettori un meraviglioso 2021, coscienziosi del fatto che ciò che accadrà sarà anche frutto delle nostre scelte e delle “energie” che sapremo attivare. Qui nella foto siamo sull’Altopiano dell’Alfina, nel Comune di Acquapendente, alle prime luci dell’alba.
Auguri per un Natale di profonda spiritualità

Auguriamo ai nostri amici lettori Buon Natale con un’immagine suggestiva della Valle Santa di San Benedetto, ossia quella dei monasteri sublacensi. Qui si conserva la memoria dei nostri valori più antichi, profondi ed autentici. Un messaggio, quello dell’ora et labora, assai attuale in un momento storico in cui un tecno-scientismo frivolo e corrotto – “braccio armato” di tirannici poteri globalisti – pretende di avere la verità in mano, condizionando ogni dettaglio della nostra vita e cancellando – insieme alla democrazia e ai diritti fondamentali dell’uomo – ogni barlume di spiritualità, ogni spinta verso la trascendenza.
Stradina sul Piano di Cottanello

Il piacevole sentiero che attraversa i “Prati di Sotto”, sui Piani di Cottanello, ove si trova il pittoresco villaggio pastorale abbandonato delle Casette.
Cavalli nella nebbia sul Piano dell’Erdigheta

I Lepini offrono sentieri suggestivi, a volte poco battuti, sempre avvolti da una certa atmosfera misteriosa. Qui siamo sull’altopiano carsico dell’Erdigheta, dove si trova un profondo inghiottitoio. I cavalli al pascolo nella bruma creano uno scenario affascinante, quasi “britannico”.
Veduta crepuscolare di Carpineto Romano

Una veduta crepuscolare di Carpineto Romano, borgo posto nel cuore dei Monti Lepini e ricco di testimonianze dell’antica presenza dei Cavalieri Templari.
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