Resistono angoli di sublime bellezza nella campagna falisca, per larghe porzioni ormai stravolta dalle monocolture di nocciolo o letteralmente distrutta dal cosiddetto “Green” (quello che elimina il verde, per intenderci). Qui nella foto ecco uno scorcio da Civita Castellana, che fino a una decina di anni fa – prima dell’invasione industriale del territorio – annoverava uno dei paesaggi più splendidi di tutto il Lazio, allorquando si presentava ancora – almeno in parte – assai simile a quello decantato o dipinto dai viaggiatori del Grand Tour. Si auspica che quel poco di “paesaggio storico” che rimane nell’Agro Falisco venga tutelato e valorizzato come merita – e come accadrebbe in una nazione civile.
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Salita autunnale alla “cattedrale di faggi”
Entrare nell’ultrasecolare Faggeta del Cimino è come varcare la porta di un’antica cattedrale affrescata con colori sfavillanti: da non perdere, in tutto questo periodo a cavallo fra ottobre e novembre, lo spettacolo del foliage in questo bosco “patrimonio dell’Umanità” dal 2017. Un luogo, oltretutto, non solo di grande bellezza naturalistica ma ricco anche di un fascino misterioso (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”).
Foliage sui Simbruini
Metà ottobre è il momento perfetto per il “foliage” in montagna. Come da noi espresso in numerosi altri post, i Simbruini – montagne a cui siamo particolarmente legati – rappresentano forse la zona del Lazio che offre l’approccio più facile ed immediato a tale spettacolo, divenuto negli ultimi anni “di moda”. E’ stato interessante vedere in questo fine settimana numerose persone, “armate” di fotocamera, intente ad immortalare questa magnificenza, passeggiando sui facili sentieri di Livata-Campo dell’Osso. I Simbruini colpiscono in questo periodo per la bellezza dei verdi prati e per gli accecanti colori delle faggete, le cui chiome, a seconda dell’altitudine e delle piante, sfumano dal verde al giallo, dal bronzo al marrone. Ma occorre sbrigarsi: alle quote più alte la vegetazione è già quasi invernale!
Veduta di Celleno Vecchio
L’incantevole veduta del borgo di Celleno Vecchio, da noi denominato, anni fa, “l’altra Civita” (soprannome ormai “scopiazzato” sul web), sottolineando come, pur nella somiglianza paesaggistico-architettonica, la dimensione di Celleno fosse rimasta più intima, lontana dal turismo di massa. Oggi il turismo nel “borgo fantasma” è decisamente aumentato ma naturalmente senza i “numeri” da over tourism di Bagnoregio. Se la godono i veri amatori, gli appassionati del “bello”, come nei giorni infrasettimanali d’autunno quando si può avere il privilegio di visitare questo gioiello spesso da soli.
Tramonto romantico da Casperia
Com’è noto ai fotografi laziali, le colline della Sabina Tiberina regalano tramonti indimenticabili. Del resto si tratta di una delle aree più “luminose” della nostra regione, grazie alla sua perfetta esposizione sud-ovest. Qui siamo in uno dei più amati “belvedere” della Sabina, ossia a Casperia, dove tra le belle abitazioni d’epoca si aprono magnifici “quadretti”, in particolare al tramonto, come già detto, allorquando vengono marcati i profili dei crinali, punteggiati da ville e casali e ornati da pini e cipressi. Sullo sfondo lontano di questa immagine, i monticelli della Tuscia Romana chiudono sfumatamente l’orizzonte.
Campi dorati sulla Francigena, alle porte di Proceno
La variante Ponte a Rigo-Proceno è uno dei tratti più emozionanti della Via Francigena nel Lazio. Siamo nella Valle del Paglia e vagare in questi luoghi regala non soltanto “quadri” che paiono spesso fermi alla metà del Novecento – al tempo dei nostri nonni o bisnonni, insomma – ma in generale un senso di libertà, bellezza e armonia in un’atmosfera così “slow” da spezzare completamente i ritmi stressanti o le brutture delle periferie cui molti di noi – volenti o nolenti – sono costretti. Alla fine della primavera, poi, i campi di grano e orzo che accompagnano il percorso “sorridono” al camminatore con il loro “manto d’oro” evocando ricordi, emozioni, radici. La lieve brezza proveniente dalla non lontana Maremma e il frinire delle cicale completano il quadro di un “paesaggio segreto” che va assaporato ogni tanto anche ad occhi chiusi… Senza pensarci, infine, si giunge ai piedi del suggestivo borgo medievale di Proceno, “porta del Lazio”, che dunque appare di fronte ai nostri occhi con la bruna torre merlata del suo castello.
Al tramonto, da Montebello di Tuscania
Torniamo sempre volentieri a Montebello, solitaria e panoramica località fra Tuscania e Tarquinia: ci innamoriamo ogni volta della sua eterea campagna (che ricorda molto quella del Basso Senese, seppur assai meno nota e celebrata), dei suoi colori, dei suoi profumi. Qui il “paesaggio etrusco” svela il suo volto più “laborioso”, in una perfetta interazione uomo-ambiente. Peccato che ormai la speculazione energetica senza freni stia letteralmente assediando queste magnifiche colline che purtroppo, per incapacità e ignavia delle istituzioni, non ricevono tuttora un’adeguata tutela.
Campagna orvietana presso Canale
L’eleganza formale della campagna della Tuscia Orvietana a pochissimi chilometri dal confine regionale, sulla stupenda strada per Lubriano. Più o meno in questa zona transita la Via Romea-Germanica, antica strada di pellegrinaggio oggi ripresa con un interessante Cammino che costituisce una variante orientale della Via Francigena.
Caprarola-Palazzo Farnese, Giardini Superiori
Uno scorcio dei magnifici Giardini Superiori di Palazzo Farnese a Caprarola, sublime esempio di “dimora filosofale”: un luogo unico, dove la bellezza incontra la sapienza. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – Vol. 1“.
Fra i prati fioriti di Rascino
In questo periodo l’incantevole Altopiano di Rascino, sui Monti del Cicolano, è tutto in fiore. Uno spettacolo da non perdere!
Il Casino di Piacere di Villa Farnese a Caprarola
L’elegante Casino di Piacere dei giardini superiori del cinquecentesco Palazzo Farnese a Caprarola. Ricco di riferimenti misteriosofici (tanto da essere ritenuto una vera e propria “dimora filosofale”), il vasto complesso farnesiano è un proverbiale esempio di armonia fra arte, architettura e natura: per saperne di più si consiglia la lettura della nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
Fra le vigne di Castiglione in Teverina…
Ancora uno scorcio dalla splendida Teverina: ad ottobre le vigne si colorano di oro e rubino, dando vita ad uno degli spettacoli più belli dell’anno. Qui siamo fra Castiglione in Teverina e Lubriano, in una zona agreste di grande bellezza, curata dalla mano sapiente dell’uomo che ha trovato una convivenza armoniosa con la natura.
Colline sabine da Collevecchio
Siamo quasi giunti a maggio e questo è un periodo ideale per visitare la Sabina Tiberina. Il verde della vegetazione e dei campi regna ovunque e regala sensazioni di pura pace. Affacciandosi dalle mura di Collevecchio si può ammirare l’armonia con cui gli insediamenti umani – borghi, ville e casali – si inseriscono nel dolce paesaggio agreste di questa porzione di Sabina: un esempio tutto sommato di “buon governo” del territorio, da cui sarebbe d’uopo far partire un più ampio progetto di tutela e valorizzazione della zona, con l’istituzione di un Parco agricolo e culturale della Sabina.
Veduta dell’Abbazia di San Giusto
Lo splendore dell’Abbazia di San Giusto, presso Tuscania. Egregiamente restaurato diversi anni fa da un privato “illuminato” dopo un lungo abbandono , il complesso – di origine cistercense – è stato poi adibito a prestigioso agriturismo. Ringraziamo i proprietari che ci hanno gentilmente concesso di realizzare alcuni scatti all’interno della loro bellissima tenuta: aprile e maggio sono fra l’altro i momenti migliori per visitare Tuscania e i suoi dintorni. Si consiglia vivamente il pernotto in questa magnifica struttura.
All’inizio della primavera sulla Strada dei vini e dei sapori della Teverina Viterbese
Anche se l’exploit dei vigneti (che ad ottobre si tingono di arancio e rubino) è ancora lontano, nel periodo primaverile è comunque assai piacevole percorrere la cosiddetta “Strada del Vino e dei Sapori della Teverina Viterbese”, che, snodandosi lungo la Valle del Tevere, collega la zona di Bomarzo a quella di Castiglione e ad Orvieto. La strada, che in parte ricalca il tracciato della SP Teverina (ossia il suo tratto pianeggiante), offre un piacevole e rilassante paesaggio agreste, prima prevalentemente a pascolo e seminativo, poi caratterizzato da estesi vigneti. Interessanti le varie deviazioni possibili che, al di là della celebre Bomarzo, portano a conoscere numerosi altri borghi di un certo interesse (Mugnano, Montecalvello, Roccalvecce, Civitella d’Agliano, Sermugnano, ecc.) e soprattutto paesaggi straordinari, come la Valle dei Calanchi che si può raggiungere deviando per Vaiano all’altezza della località Pian della Breccia (Civitella d’Agliano), per terminare infine ad Orvieto passando per le magnifiche colline di Tordimonte.
La Valle del Tevere da Stimigliano
La Valle del Tevere vista da Stimigliano, piccolo borgo della Sabina Tiberina. La costruzione dell’outlet e più recentemente di una brutta centrale biogas ai piedi del Monte Soratte hanno scalfito ma non cancellato la bellezza di questo paesaggio ampio e armonioso. Si auspica una consapevolezza maggiore da parte delle amministrazioni al fine di salvaguardare e valorizzare questi territori ancora così splendidi.
Campagna ai piedi di Celleno Vecchio
La splendida campagna ai piedi del borgo medievale “fantasma” di Celleno Vecchio, nel cuore della Teverina Viterbese. L’alternanza fra vigneti, uliveti e seminativi, già tipica del paesaggio tradizionale dell’Italia Centrale, è qui arricchita da pascoli solcati da bianche greggi che donano poesia e serenità.
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