Abbarbicata in posizione ardita su di uno sperone dei Monti Ruffi, Rocca Canterano è una delle icone della Media Valle dell’Aniene e affascina per i suoi panorami incontaminati a 360°. Dal paese partono diverse bellissime escursioni sia nei boschi sottostanti sia verso le cime maggiori di questo poco conosciuto massiccio pre-appenninico.
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Il Castello di Cineto Romano
Il Castello Orsini a Cineto Romano domina imperioso questo pittoresco borgo medievale perso nella verde frescura della Valle dell’Aniene, famoso per la presenza del cosiddetto “Pozzo senza fondo”, Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2“.
Rovine de La Prugna
Sulle solitarie alture in località Prataglia, sui Monti Simbruini, si trovano i pochi resti di una rocca medievale, detta de La Prugna, circondati dalla vegetazione. Posto a controllo di antiche strade commerciali fra Lazio e Abruzzo, il fortilizio è avvolto da un alone di mistero. Nei dintorni si apre uno straordinario panorama sulla Valle dell’Aniene.
In inverno, nelle faggete dei Simbruini
Foreste di grandiosi foliage autunnali, quelle dei Simbruini, non perdono tuttavia il proprio fascino in inverno quando vengono avvolte dalle nevi, che vi rimarranno almeno fino ad aprile, creando un’atmosfera magica quanto severa, talvolta lugubre nei momenti in cui è nuvoloso e nel bosco si insinua la nebbia… Una zona di grande suggestione, l’Alta Valle dell’Aniene, ove unire perfettamente storia, arte e natura: cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.
Cavallo al tramonto sui crinali di Livata
Uno scorcio di semplice, sublime poesia sui crinali di Livata, in un tramonto autunnale, con lo sfondo sfumato dei monti laziali.
Panorama da Anticoli Corrado
Anticoli Corrado è un borgo delizioso e appartato alle pendici dei Monti Ruffi. Fu amato dai viaggiatori europei del tardo Grand Tour, soprattutto dai pittori per via del paesaggio nonché dei “volti” del luogo, che ritrassero in numerosi dipinti, tant’è che le “muse di Anticoli” divennero talvolta vere e proprie modelle o persino artiste esse stesse. Ricco di scorci pittoreschi e sede di un interessante museo dedicato agli artisti che vi furono attivi, Anticoli ancora oggi ammalia per i suoi panorami dove lo sguardo spazia indisturbato sull’integra Media Valle dell’Aniene, vero “polmone verde” ai margini dell’area metropolitana di Roma. Un paese dunque che sintetizza il “gusto per il bello” a 360° (natura, arte, architettura, corpo, sensualità) che caratterizzava le nostre terre fino a non molto tempo fa, e che andrebbe valorizzato in un’ottica di turismo culturale di alto livello.
Rocca Pia a Tivoli
Il primo nucleo di questa fortezza venne fatto edificare intorno al 1461 da papa Pio II Piccolomini – nei pressi dei resti di un anfiteatro romano – allo scopo di controllare la cittadina di Tivoli. Tra Otto e Novecento funse anche da carcere e negli ultimi anni è stata sottoposta a restauro e resa visitabile.
La Valle dell’Aniene da Anticoli Corrado
Se dovessimo designare i paesaggi che più rappresentano l’identità del Lazio senza alcun dubbio la Valle dell’Aniene sarebbe sul podio, alla stregua del Lago di Bracciano e Martignano o della Valle del Tevere. Una valle che nel suo tratto medio e alto si mostra tutt’oggi di grande bellezza, eppure poco celebrata malgrado i fasti dei tempi del Grand Tour quando i più grandi artisti e intellettuali europei visitarono e descrissero questo paesaggio. I problemi che attualmente vive il Lazio sono del resto anche figli di questa sua decennale “sottovalutazione”, come se dal Dopoguerra in poi questa terra meravigliosa fosse divenuta “politicamente scorretta”, da mandare forzatamente nel dimenticatoio. Il paradosso è che proprio in questi anni molti stanno riscoprendo il Lazio e tuttavia al contempo il governo regionale fa di tutto per distruggere il territorio, fra speculazione energetica senza limiti e mega insediamenti industriali (tipo Amazon), invece di dedicarsi alla ricostruzione dei paesi colpiti dal sisma del 2016 che dovrebbe essere la vera priorità. Tragicomico no? Tornando alla Valle dell’Aniene, essa è simbolo della bellezza che ancora resiste tenacemente nella nostra regione: qui siamo ad Anticoli Corrado, il “paese delle modelle” dei pittori dell’Ottocento, e dalle sue mura si apre un panorama che lascia stupiti: il verde e l’integrità del paesaggio, fra boschi, coltivi, chiese rurali, casali e ville storiche, riempiono gli occhi del visitatore. La zona è attraversata dal Cammino di San Benedetto, sempre più frequentato dai pellegrini.
Veduta di Roviano
Una veduta di Roviano, borgo situato nel cuore della Valle dell’Aniene. Ospita un castello medievale originariamente edificato dall’Abbazia di Santa Scolastica a Subiaco, che nel corso dei secoli appartenne a diverse famiglie aristocratiche romane come i Colonna e i Barberini.
Tivoli-Villa D’Este, Fontana delle cento cannelle
La celebre Fontana delle cento cannelle di Villa d’Este a Tivoli, opera, come le altre nel giardino, del grande artista Pirro Ligorio, ideatore anche del Parco dei Mostri a Bomarzo.
Rovine di Torre Raminga
Risalendo dall’Agro Romano orientale verso le pendici dei Monti Prenestini, a poca distanza da Gallicano e in direzione di Poli, si ergono solitarie le rovine di Torre Raminga, affiancate da un vecchio casale: dominano un paesaggio collinare di rara bellezza, simile a un giardino in cui si alternano prati, boschi e frutteti, punteggiato qua e là da ruderi e monumenti di svariate epoche. Tali amene alture celano invero selvaggi valloni, ancora per certi versi “segreti” – malgrado la stretta vicinanza con Roma -, tuttavia in tempi recenti divulgati dalle ottime guide escursionistiche dell’amico Luigi Plos (nella collana “Luoghi segreti a due passi da Roma”).
Veduta da Rocca Santo Stefano
Una delle zone più affascinanti ancorché meno frequentate del Lazio è quella dei Monti Prenestini-Ruffi, soprattutto nel loro versante orientale. Qui, fra scorci che ricordano i dipinti del Grand Tour sette-ottocentesco, troviamo l’appartato borgo di Rocca Santo Stefano, che offre panorami incontaminati su un verde che abbraccia ovunque lo sguardo.
Affaccio da Villa d’Este a Tivoli
Lo spettacolare affaccio dalla loggia di Villa d’Este a Tivoli, dove lo sguardo si inebria nell’intreccio sublime fra arte, storia e paesaggio, sotto la luce radiosa del maggio laziale.
Proto-Surrealismo al Sacro Speco
Tutti conoscono il Sacro Speco di Subiaco per la figura di San Benedetto, per la sua architettura rupestre, per il suo suggestivo paesaggio. Ma questo monastero abbarbicato su una falesia a strapiombo sulla Valle dell’Aniene è anche uno straordinario “serbatorio” della pittura medievale del Lazio e del Centro Italia. Nella foto vediamo un singolare affresco in un angolo seminascosto, nei pressi della cappella che custodisce il rarissimo ritratto di San Francesco: vi si ammirano immagini macabre e quasi surreali, che fanno pensare ad uno stile vicino a quello di Bosch piuttosto che alla scuola umbro-laziale, che invece segna principali i cicli pittorici del sito.
Campagna presso San Vittorino
Gli splendidi panorami agresti che si godono dalla lunga strada che da San Vittorino, piccola frazione ad est di Roma, va in direzione della suggestiva località di Gericomio.
Panorama da San Polo dei Cavalieri
Il borgo medievale di San Polo dei Cavalieri, sulle pendici dei Monti Lucretili, si affaccia sulla Valle dell’Aniene verso Tivoli e Roma con un panorama di sorprendente bellezza.
Wilderness dal Monte Tarino
Il solenne paesaggio dell’Alta Valle dell’Aniene dalla vetta del Monte Tarino, una delle elevazioni principali (1961 m.) – e forse la più suggestiva – dei Monti Simbruini. Una wilderness che assume eccezionale bellezza in questo periodo autunnale.
Tivoli-Tempio della Sibilla
Tivoli è uno dei luoghi “mitici” del Lazio. Nel periodo del Grand Tour, fra Settecento ed Ottocento, la cittadina ospitò alcuni fra i più grandi artisti, scrittori ed intellettuali del mondo, affascinati dall’incomparabile paesaggio tiburtino: Tivoli divenne addirittura una delle icone del vedutismo e uno dei soggetti più ritratti in assoluto. Oggi purtroppo le cose sono molto cambiate da allora: Tivoli continua ad attrarre per le sue magnifiche ville (Adriana, d’Este e Gregoriana) ma il suo paesaggio e lo stesso abitato storico hanno subito più che altrove le ingiurie della speculazione edilizia feroce e spietata della seconda metà del Novecento. Si conservano tuttavia scorci di somma bellezza, che tutt’oggi incantano il visitatore, come quello nella foto in cui i ruderi della classicità convivono armoniosamente con le case medievali e rinascimentali e con una natura aspra e selvaggia.
Il Parco Regionale dei Monti Simbruini: nei paesaggi dello Spirito
Un patrimonio storico-naturalistico straordinario
Situati ai confini con l’Abruzzo, i Monti Simbruini costituiscono una delle aree montane più suggestive ed importanti del Lazio e prendono il nome dal latino sub imbribus (“sotto le piogge”), in virtù dell’elevata piovosità della zona.
il tipico paesaggio aperto dei Monti Simbruini
l’Aniene, ancora torrente, nella località Fiumata
un acero secolare alle pendici del Monte Viglio
Qui, fra vette che superano i 2000 metri, foreste sconfinate e praterie si possono assaporare in molti punti sensazioni di autentica wilderness, accentuate dal fatto che queste montagne sono tuttora poco frequentate e poco conosciute, se non per i rinomati centri sciistici di Livata e Campo Staffi.
il Monte Tarino visto da Campo Staffi
il Monte Viglio, la vetta maggiore del gruppo
Tutelati da un vasto parco regionale, istituito nel 1983, i Monti Simbruini custodiscono un patrimonio naturale straordinario, con un ambiente estremamente vario, segnato per un verso dalla presenza dei fiumi Aniene e Simbrivio, che da 2000 forniscono anni acqua a Roma, e per un altro dalla fenomenologia del carsismo, qui particolarmente spiccata: numerose infatti le grotte (sia pur riservate agli speleologi), senza contare la seria infinita di inghiottitoi, doline e campi solcati (da non perdere l’altopiano dei Fondi di Jenne) che rendono quasi ovunque scarsa l’acqua in quota, per poi lasciarla riapparire purissima nelle sorgenti.
due scorci del Fiume Aniene
le Grotte del Falco, alle pendici del Monte Autore
La flora dal canto suo, oltre al patrimonio boschivo, presenta a seconda dei versanti e degli ambienti fioriture di orchidee, gigli, narcisi, non ti scordar di me, viole, genziane, ecc…
fioriture di luglio sulla cresta del Monte Autore
una bellissima fioritura di Genziana al Campo della Pietra
una salamandra presso il Laghetto di San Benedetto
Ricchissima infine la fauna, che annovera specie rare come il grifone, l’aquila reale, il lupo e, più sporadicamente, l’orso bruno marsicano, ma anche varie specie di tritoni, salamandre e il gambero di fiume, indicatore della purezza delle acque.
Storia, arte e spiritualità
L’area del parco, selvaggia terra degli antichi Equi, appare segnata profondamente dall’opera dell’uomo. Presso Subiaco, in epoca romana Nerone si fece costruire un’incredibile villa con tanto di tre laghetti ottenuti tramite lo sbarramento dell’Aniene.
le Gole dell’Aniene
L’Arco di Trevi, che ci appare misteriosamente sperduto fra le foreste, costituì un’antica dogana romana lungo una strada che dovette essere relativamente trafficata. Nell’Alto Medioevo poi, accadde una “rivoluzione” fra queste montagne (e per tutta la cultura occidentale).
il Monastero di Santa Scolastica e Subiaco visti dal Sacro Speco
Su iniziativa di un giovane San Benedetto da Norcia, che proprio qui iniziò la sua esperienza eremitica, nacquero svariati cenobi: oggi, a dominio dei resti dell’antica residenza imperiale, possiamo ancora ammirare i celebri e spettacolari monasteri di Santa Scolastica e del Sacro Speco, custodi di eccezionali opere d’arte e pregni di un’atmosfera di intensa spiritualità.
il Sacro Speco
I due monasteri e le sottostanti Gole dell’Aniene (che si allungano solitarie sino all’umile e silente Jenne, dove Fogazzaro ambientò “Il Santo”) formano uno dei paesaggi più romantici d’Italia, amato e decantato ai tempi del Grand Tour.
affresco nel Sacro Speco
Ancora “paesaggi dello spirito” nella vicina Valle del Simbrivio, ove nell’ennesimo scenario di solenne bellezza si nasconde il vetusto Santuario della Santissima Trinità, scavato ai piedi di un’ardita parete rocciosa.
il Santuario della Santissima Trinità
la splendida Valle del Simbrivio con Vallepietra visti dal santuario
Poi una serie di romitori e chiesette rurali, ben simboleggiati dalle rovine dell’Eremo di Santa Chelidonia, sempre nei pressi di Subiaco. Fra i paesi, invece, merita in primis una menzione speciale il pittoresco borgo-presepe di Cervara di Roma, noto per la sua rupe scolpita, che offre panorami mozzafiato sull’incantevole Valle dell’Aniene, nel punto in cui essa si allarga in una placida conca, sempre circondata da boschi e punteggiata da abitati medievali; oppure Trevi nel Lazio, dominato da un severo castello appartenuto ai Caetani, indiscussi signori di queste terre ai tempi di Bonifacio VIII. La cittadina di Subiaco, dal canto suo, che a prima vista potrebbe sembrare quasi del tutto moderna, letteralmente “nasconde” un rustico centro storico sormontato dalla poderosa Rocca Borgia, oggi in via di recupero ed incluso nel club dei “Borghi più belli d’Italia”.
Cervara di Roma
Jenne
panorama dal Castello Caetani a Trevi nel Lazio
Categoria a parte invece sono da considerarsi i solitari ruderi di Camerata Vecchia, situati a monte di Camerata Nuova e affacciati sulla Piana del Cavaliere, spartiacque fra Lazio ed Abruzzo.
L’incanto delle stagioni
Senza dubbio, una delle cose più splendide dei Simbruini è il mutare delle stagioni. Le maestose foreste di faggio (con rare intrusioni di acero) guardate dall’alto colpiscono per compattezza e vastità (tra i Simbruini e i contigui Ernici si estende la faggeta più grande d’Europa).
il Monte Viglio d’autunno
Man mano che ci si avvicina ai fondovalle – ove si fa sentire l’influenza dei fiumi e dei torrenti – la vegetazione si fa più mista, con lecci, carpini, querce, ontani, salici e pioppi.
faggete
Ne risulta un paesaggio meraviglioso, ricco di colori continuamente cangianti nel corso dell’anno: dallo struggente e malinconico ottobre, con le sue infinite sfumature, al festoso giugno con il verde vivo delle chiome degli alberi e le fioriture di orchidee sui pascoli, passando per il lungo inverno che ricopre di neve le vette e spesso anche i boschi più alti.
faggi e praterie sul Campo della Pietra ad ottobre
una delle tante vallette che compongono il suggestivo Campo della Pietra
autunno sull’Altopiano di Prataglia, a monte di Cervara
le vedute del Monte Autore d’inverno
faggeta autunnale ai Fondi di Jenne
i Fondi di Jenne all’inizio della primavera
il Monte Tarino innevato alla fine dell’inverno
paesaggio invernale presso Camerata Vecchia
Un paradiso per l’escursionismo
Caratterizzati da un susseguirsi di altopiani circondati da fitte faggete, i Monti Simbruini favoriscono un escursionismo leggero e rilassante.
il classico paesaggio bucolico degli altopiani simbruini
Del resto, fatta eccezione per le tre cime principali del gruppo, il Monte Viglio (2156 m.), il Monte Cotento (2015 m.) e il Monte Tarino (1997 m.), i Simbruini offrono ampi spazi privi di montagne di un certo rilievo, e quindi perfetti per chi cerca lunghe passeggiate nella natura senza troppa fatica.
sentiero del CAI verso il Monte Viglio
sulla cresta dei Cantari verso il Gendarme e il Viglio
depositi morenici sulle pendici del Monte Viglio
il Vado Ciociaro ai piedi del Tarino
la vetta del Monte Tarino
Allo stesso tempo, però, la scalata del Viglio in inverno con la neve riserva difficoltà alpinistiche, mentre la vetta del Tarino si raggiunge solo dopo una bella sgambata.
ancora il solenne Viglio, la vetta più frequentata dagli escursionisti nel parco
panorama dal Monte Autore con il Camposecco innevato
Un territorio insomma adatto a tutte le esigenze escursionistiche, ed ottimo anche per l’equitazione grazie alle immense praterie, che non a caso furono usate come set per alcuni film western, fra cui il cult “Lo Chiamavano Trinità”, quasi interamente girato sull’Altopiano di Camposecco.
Lungo il Cammino di San Benedetto
Da qualche tempo i Monti Simbruini sono tornati alla ribalta grazie al “Cammino di San Benedetto”.
affresco del Sacro Speco
Ideato da Simone Frignani, redattore della prima guida, si tratta di un lungo trekking di 300 km fra Umbria e Lazio, da Norcia a Subiaco e a Montecassino, che porta il “pellegrino” o il semplice escursionista alla scoperta dei luoghi più significativi della vita di San Benedetto, patrono d’Europa.
il Laghetto di San Benedetto, a breve distanza da Santa Scolastica
la Cascata di Trevi, come il laghetto di San Benedetto, toccata dall’itinerario
Il percorso, che attraversa altre importanti aree montuose del Lazio (Reatini, Carseolani-Sabini, Ernici, Cairo), tocca il tratto medio e alto della Valle dell’Aniene, addentrandosi fin nelle pieghe più nascoste delle montagne simbruine, e ha contribuito a far conoscere ad un pubblico senz’altro più vasto e più attento, rispetto al passato, le meraviglie di un territorio che non smette di stupire.
la Valle del Simbrivio: sullo sfondo la rupe della Santissima Trinità
una romantica visione crepuscolare del Sacro Speco di Subiaco
E così luoghi come il Sacro Speco di Subiaco stanno vivendo una seconda stagione all’insegna non più soltanto del turismo religioso o culturale di nicchia, ma anche di un approccio silenzioso e profondo, legato alla riscoperta del sé e delle radici della cristianità più vera.
Faggeta simbruina a novembre
A novembre le faggete d’alta quota dei Monti Simbruini hanno già messo il loro vestito invernale. Mentre nei boschi misti a circa mille metri d’altitudine e nelle faggete fino a circa 1300 metri i colori si mostrano in questi giorni al massimo del proprio splendore, man mano che si sale i faggi risultano sempre più spogli. Dall’alto delle cime si può apprezzare un suggestivo colpo d’occhio su queste compatte distese “rosse”.
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