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Il “Paradiso rivoluzionario” di Ninfa

Ninfa – angolo d’Italia a noi carissimo – è oggi un luogo concettualmente rivoluzionario. Le struggenti rovine due-trecentesche (descritte dal Gregorovius, nell’Ottocento, come la “Pompei del Medioevo”), avvolte da un giardino “all’inglese” fra i più romantici al mondo, formano uno scenario di disperata bellezza, concepito nei primi del Novecento dal genio paesaggistico di Lelia Caetani e, prima di lei, dal gusto floristico della madre Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani. Qui il valore della Bellezza estetizzante è elevato ad elemento primario che – come la “donna angelicata” per gli stilnovisti – sa avvicinare al Divino gli animi sensibili, oltre ad essere fonte di ispirazione per opere artistiche e letterarie. Un luogo “rivoluzionario”, dicevamo, poiché in un’epoca sempre più dominata dal gretto materialismo meccanicista, scientista e filo-distopico, con l’ideologia del “funzionale tecnologico” che sottomette e deride come “superstizione” ogni valore spirituale e sentimentale, in primis quello della Bellezza (sfociando sempre più marcatamente nel Transumanesimo totalitarista, con lo strumento-tecnologia che diviene fine e addirittura divinizzato), Ninfa ricorda che c’è stata gente – e c’è ancora – la quale crede in valori e concetti assolutamente contrapposti. Laddove la “filosofia” pragmatica e neopositivistica (e neoliberistica, ovviamente, poiché tutto l’orrore si regge solo sul capitalismo consumistico) spinge l’uomo sempre più a “campare”, Ninfa – con i suoi colori, i suoi profumi, i suoi “quadri” – ci ricorda come “vivere” sia ben altra cosa e come la Bellezza ne sia parte fondamentale. Mentre dalla nostra parte se non c’è Dio c’è senz’altro la Natura, dalla parte loro può esserci soltanto Satana o il nichilismo.


Ninfa al crepuscolo

Un romantico scorcio crepuscolare di Ninfa, con il diruto Castello Caetani, luogo di leggende medievali. “Città morta” avvolta in un giardino (“all’inglese”) fra i più belli al mondo è un luogo che fa sempre sognare, invitando alla riflessione.


L’ultimo rifugio dei Templari

Una piccola “croce patente” testimonia il passaggio/soggiorno dei Cavalieri del Tempio in questo romitorio perso fra i Monti Lepini, a poca distanza dal borgo medievale di Bassiano. Il Santuario del SS. Crocifisso – risalente al XII secolo – noto per la spettacolare “Grotta dei Templari” – fu, secondo la leggenda (o meglio, la tradizione), l'”ultimo rifugio” dei celebri monaci-cavalieri, in fuga dalla feroce ed improvvisa persecuzione che venne scatenata contro di loro dal re di Francia Filippo il Bello agli inizi del XIV secolo. Rimasto per molti anni chiuso, il santuario (che peraltro custodisce uno degli impressionanti crocifissi del frate seicentesco Vincenzo Pietrosanti) è oggi regolarmente visitabile grazie all’impegno e alla devozione dell’eremita Pietro, il quale accoglie con grande gentilezza i visitatori e li guida alla scoperta di questo vero e proprio “tesoro nascosto” del Lazio.


Le Isole Pontine dal Circeo

In un pomeriggio di fine autunno, ecco il magnifico panorama sul Tirreno con lo sfondo del profilo delle Isole Pontine, dalla località Batterie del mitico Monte Circeo, posta sul suo versante più assolato (Quarto Caldo).


Nel cuore di Terracina

La bellissima Piazza del Municipio, cuore di Terracina, ricalca il luogo dell’antico Foro Emiliano: vi si sommano rovine e reperti d’epoca romana ad architetture medievali in un mix assai affascinante. Per la sua importanza storico-archeologica e per la sua oggettiva piacevolezza, questa piazza può essere considerata come il vero “salotto all’aria aperta della Riviera di Ulisse”.


Profili nella Riviera d’Ulisse

Uno scorcio fra monti e mare nella Riviera di Ulisse, caratteristica di questa estrema landa meridionale del Lazio, intrisa di mito e memorie letterarie: si scorgono bene i promontori di Terracina e del Circeo.


La Grotta dei Templari

L’impressionante e misteriosa Grotta di Selvascura, presso Bassiano, è da alcuni studiosi ritenuta come legata alla presenza di un ultimo nucleo di Cavalieri del Tempio, che qui avrebbero trovato rifugio nell’epoca delle persecuzioni contro l’ordine, nei primi decenni del Trecento: per saperne di più cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


Alle falde del Monte Orlando

Affacciata sul Tirreno, la base del Monte Orlando, oltre alla celebre “Montagna spaccata” e alla “Grotta del Turco”, è costellata di grotte, faglie e fenditure, che incidono le pareti spesso altissime. Molto suggestivo è navigare costeggiando le falesie e avvicinandosi ai numerosi – e talvolta inquietanti – antri, bagnati da un mare limpido e smeraldino.


La “Grande muraglia volsca”

La “Grande muraglia volsca”: così potremmo definire la monumentale opera di fortificazione che dal pianoro dell’antichissima città di Circeii scende arditamente lungo un declivio della mitica “Isola Eea” – così come veniva definito in tempi remoti il Promontorio del Circeo. In realtà la fondazione di Circeii – così come l’edificazione delle sue poderose mura ciclopiche – rimane avvolta nell’incertezza di fonti storiche contrastanti. Di certo fu contesa da Romani e Volsci, prima di finire stabilmente sotto l’influenza e poi il dominio dell’Urbe. Questo straordinario colpo d’occhio è visibile dalla strada che conduce alle “Batterie”, località ben nota ai bagnanti per le sue splendide calette rocciose. Un luogo, il Circeo, che non smette di stupire ed affascinare, con il suo mix irresistibile di natura, archeologia, miti e leggende (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”).


Il chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo

Il suggestivo chiostro romanico dell’Abbazia di Valvisciolo, custode di tracce che rimandano alla presenza templare. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


Profili settembrini nella Riviera d’Ulisse

Quanto è malinconico il mare a settembre! L’estate è come se fosse già finita, tutti o quasi rientrano ai loro impegni lavorativi e i borghi marinari si svuotano rapidamente. Le perturbazioni iniziano a farsi rivedere dopo i mesi più caldi ed ecco che i cieli diventano più movimentati e drammatici. Qui uno scorcio della magica Riviera d’Ulisse, uno dei tratti più belli (anzi, forse il più bello in assoluto) di tutta la costa laziale, con il profilo di Sperlonga, vera “perla” amatissima dai turisti, e, sullo sfondo, i profili morbidi dei Monti Ausoni.


Al cospetto dell’abbazia

Edificata a cavallo fra XII e XIII secolo in un elegante quanto essenziale stile romanico-gotico cistercense, l’Abbazia di Fossanova è uno dei luoghi di fede più importanti del Lazio. Sorge in una depressione della vasta Valle dell’Amaseno, al centro di un antico reticolo viario che ha collegato per secoli l’area pedemontana lepina e l’Appia con la Valle del Sacco (ossia con quella che oggi siamo soliti definire “Ciociaria”), dunque all’interno del più ampio itinerario fra Roma e Napoli: oggi è toccata dal Cammino di San Tommaso e dalla Via Francigena del Sud. Questo solenne monumento si trova a poca distanza da Priverno, di cui è frazione assieme al delizioso borgo che lo circonda, premiato dal Touring Club Italiano con la “bandiera arancione”. Legata alla figura di San Tommaso d’Aquino, che quivi morì il 7 marzo del 1274, l’abbazia conserva altresì un interessante corpus di “iconologia magica”, che abbiamo ampiamente analizzato nel vol. 2 di “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.


Il Castello Baronale di Maenza

Di origini alto-medievali (forse IX sec.), il Castello di Maenza passò fra le mani di molte famiglie baronali, fra cui i De Ceccano e i Caetani, trovandosi più o meno al confine fra le loro sfere geografiche di influenza. Nel 1274, ospite della nipote Francesca Annibaldi, vi soggiornò Tommaso d’Aquino che, in preda a un malore, dovette interrompere il viaggio verso Lione e che di lì a breve avrebbe ripiegato a Fossanova, laddove sarebbe poi spirato. Nei secoli successivi il maniero venne trasformato in residenza signorile e anche in questo caso passò di casato in casato. Le varie epoche sono testimoniate dai diversi cicli di affreschi e dalle diverse decorazioni ravvisabili negli interni. Il severo maniero domina il suggestivo borgo di Maenza (caratterizzato fra l’altro di una ricca “iconologia magica”), ospita un museo ed è visitabile nei fine settimana.


Ponza, come una visione onirica

Il movimentato profilo di Ponza, sotto un cielo pittoresco in una giornata di luglio. Isola di esili di personaggi importanti (dall’antica Roma a tempi recenti) ma anche di galeotti, è oggi ambita meta di vacanze. Qui ne vediamo un’immagine per molti inedita, ossia da Forio di Ischia.


La Cava dell’Alabastro

La selvaggia e spettacolare Cava dell’Alabastro prende il nome da un sito minerario di epoca etrusco-romana, e costituisce uno degli angoli più solitari di tutte le coste laziali. E’ raggiungibile tramite una bellissima passeggiata lungo i sentieri delle cosiddette “Batterie”, vale a dire una serie di calette rocciose poste sul “Quarto Caldo” del Circeo, dominate dalle rovine di un fortino napoleonico. Nella zona si trovano alcune grotte a picco sul mare, note per essere stati antichissimi “ripari” preistorici. Notevole dal punto di vista naturalistico è, sulla parete della Cava, una colonia di palme nane, specie piuttosto rara nella nostra regione.


Bifora a Sermoneta

Uno dei tanti preziosi elementi decorativi, artistici ed architettonici che si incontrano nel centro storico di Sermoneta, una delle “protagoniste” della nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


Simboli stregoneschi a Sermoneta?

Nella stretta viuzza a saliscendi che dal belvedere di Sermoneta conduce alla Chiesa di San Michele Arcangelo – con i suoi simboli templari – ad un certo punto appare, su un gradino, il simbolo della “Stella a Cinque Punte” (o “Pentacolo”), di oscura origine e da sempre collegato all’occultismo. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


Il Convento di San Francesco a Sermoneta fra le colline di ulivi

Il Convento di San Francesco a Sermoneta si staglia su una collina alle pendici dei Monti Lepini, a circa un chilometro dal paese. Edificato nel Trecento dai seguaci del Poverello di Assisi – forse dal ramo dei cosiddetti “Fraticelli” – subì diversi passaggi di mano fra i vari ordini religiosi, fra cui probabilmente i Cavalieri di Malta di cui sono ben visibili le caratteristiche croci sul portico esterno. Questo simbolo tuttavia, noto anche come Croce delle Otto Beatitudini, fu in uso anche presso i Templari che pure furono presenti nel sito, che probabilmente era situato su un’antica via di pellegrinaggio – grosso modo ricalcante quella che oggi viene detta “Francigena del Sud”. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2” (nuova edizione).


Un vicolo di Sermoneta

Siamo a Sermoneta, lungo il vicolo, ormai ombroso con il sopraggiungere del crepuscolo, che collega – a saliscendi – la piazzetta del belvedere con la romanica Chiesa di San Michele Arcangelo. Un mosaico di pietra calcarea formato da case e palazzetti medievali e rinascimentali in cui, incisi su stipiti e gradini, si notano simboli misteriosi.


Palazzo Comunale a Priverno

L’elegante Palazzo Comunale di Priverno, di origini medievali, spicca nella graziosa piazza centrale della cittadina. In questo centro storico si celano numerosi simboli di oscura origine: per saperne di più si consiglia la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”, vol. 2.