La classica, magnifica vista del Lago di Vico dal belvedere di Poggio Trincera, con la conca sottostante fitta di noccioleti e l’azzurro delle acque a spezzare cromaticamente d’incanto il manto della vegetazione. La leggenda vuole che questo splendido lago sia scaturito da un colpo di clava di Ercole su di un terreno. Luoghi intrisi di mito, arte e natura e per saperne di più vi consigliamo la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.
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Scorcio epico nella Valle del Melfa
La Ciociaria offre numerosi “paesaggi epici”, forse i più potenti a livello iconico di tutto il Lazio. Rocche e castelli, spesso diruti si affacciano da orridi vertiginosi o su ampie vallate, sormontati da maestose montagne appenniniche. Tutto racconta di tragiche storie e memorie d’armi di famiglie aristocratiche, di feudatari, di invasioni, di papi e imperatori. Uno dei complessi più spettacolari è quello di Roccasecca Vecchia, legata alla figura di San Tommaso d’Aquino e oggi interessata dal “cammino” in suo onore. Dalla strada per Colle San Magno si gode questo scorcio meraviglioso, che lascia senza fiato soprattutto al tramonto. Paesaggi pregni di spiritualità e mistero assolutamente da riscoprire. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2” e “I castelli perduti del Lazio”.
Il “paesaggio epico” del Castello di Vulci
Il Lazio è ricco di luoghi fiabeschi, troppo spesso negletti e dimenticati, quasi mai celebrati come meriterebbero. Non è il caso di Vulci, che ogni anno “abbaglia” con la sua strepitosa bellezza migliaia di visitatori: oltre alle importanti vestigia etrusco-romane, il monumento di maggiore attrazione è senza dubbio il Castello dell’Abbadia, con il suo fossato colmo d’acqua, i suoi panorami incantevoli e lo spettacolare Ponte del Diavolo. Ma per rendersi pienamente conto degli elementi “epici” e “fantastici” di questo paesaggio bisogna ammirare dal basso il complesso della singolare fortezza, ossia dal Fiume Fiora. Scesi qui con un sentiero avventuroso, si rimane letteralmente “a bocca aperta” di fronte a tanta magnificenza: un ringraziamento all’amico Luigi Plos (autore della collana di successo “Luoghi segreti a due passi da Roma”) per averci accompagnato ad ammirarla.
La Spiaggia dell’Acetosa
Poco conosciuta dal turismo ma cara ai locali, la Spiaggia dell’Acetosa è una delle più belle del Lago di Bolsena. Ben curata dal Comune di Gradoli, sorprende per i suoi particolari scorci paesaggistici, per la purezza dell’acqua e per la ricchezza avifaunistica.
Sulle “colline segrete” fra Celleno e Grotte Santo Stefano
Fra Celleno e Grotte di Santo Stefano, nel cuore della “valle magica della Teverina Viterbese”, si estende una vasta area collinare che custodisce un paesaggio di straordinaria bellezza, che però rimane curiosamente “invisibile” da ogni strada asfaltata così come dai paesi che la circondano. “Colline segrete” che costituiscono una rarità a livello geomorfologico per la Tuscia, presentando le argille al posto del consueto suolo litico di origine ignea senza però giungere agli “eccessi” dei calanchi. Un paesaggio dunque di alture coltivate esteticamente affine a quello dirimpettaio dell’Umbria e tuttavia unico nel suo genere poiché appunto circondato dal tipico scenario rupestre etrusco. Con questo articolo pertanto vogliamo invitare a recarsi sul posto i nostri “esigenti” lettori, di cui conosciamo il desiderio di scoprire sempre nuovi “luoghi segreti”.
Il percorso è magnifico in mountain bike (e forse anche per downhill), a piedi (per chi ama camminare per chilometri su sterrate) e a cavallo ma è sconsigliato a fuoristrada e moto da cross poiché ad un certo punto il reticolo viario a nostra disposizione attraversa una tenuta privata che – pur senza evidenti divieti – è regolarmente chiusa durante la giornata da sbarre (rosse) e ciò può costituire un serio rischio. Inutile dire che i fotoamatori paesaggisti trovano qui una specie di loro personale “paradiso perduto”, da cui trarre scatti certamente originali e di assoluto rilievo, senza il rischio di riprodurre la solita “cartolina” di scorci già strafotografati (pensiamo al celeberrimo boschetto di cipressi in Val d’Orcia o al Pian Grande a Castelluccio di Norcia). Ad ogni modo, ci troviamo dinanzi ad un patrimonio paesaggistico e culturale inestimabile, da tutelare, valorizzare e promuovere da parte delle istituzioni, in una zona che vede un crescente flusso turistico.
Il percorso inizia dalla località di Acquaforte, che si raggiunge sia dalla Via Teverina (SP5) sia dalla strada che collega Celleno Nuovo con Celleno Vecchio (indicazioni). Da qui – ove si trovano un vistoso lavatoio/fontanile e una sorgente di acqua ferruginosa – si imbocca una carrareccia, sulla destra, che affianca dei campi. La si percorre in costante salita, costeggiando alla nostra sinistra un burrone, fino a giungere ad un bivio sull’altopiano, in vista di un casale che si staglia sullo sfondo. Si piega a sinistra e si rimane sulla strada principale evitando le deviazioni a destra che conducono ad alcune aziende agricole. Giunti sul crinale il panorama è immediatamente vastissimo con il profilo degli Appennini, innevati d’inverno e nel tardo autunno; a destra appare la vallata verso Grotte, tutta a prati e punteggiata da alberi camporili e rari casali; a sinistra si ammira invece una visione inedita e splendida del borgo di Celleno Vecchio, che sembra nascere dal terreno.
Superata una sbarra sempre aperta, si scende poi con un primo ottimo panorama a sinistra sulle sottostanti colline, in direzione delle alture di Sant’Angelo. Si arriva quindi ad un bivio, in prossimità di un antico e pittoresco casale.
Da qui ci sono possibilità: la prima è scendere a destra (e poi ancora a destra) inoltrandosi in una vallata ricca di fascino, raggiungendo un vecchio caseggiato rurale in abbandono e “girovagando” senza meta in questa ambientazione suggestiva, dominati dalle rupi del plateaux vulcanico sovrastante.
La seconda opzione è prendere la sterrata di sinistra, che dona subito un panorama mozzafiato: si svela ai nostri occhi un paesaggio perfetto, di somma e struggente poesia, con la tipica campagna laziale che alterna seminativi, pascoli, boschi; un paesaggio semplice quanto indifeso, che soprattutto negli ultimi anni sta purtroppo rapidamente scomparendo a causa della diffusione di insediamenti ed opere di ogni tipo, avallata da scandalose politiche regionali volte escusivamente a favorire la speculazione ai danni dei beni comuni. A completare questo “dipinto vivente” concorrono i Monti Amerini, il Terminillo, la Valle del Tevere, il Soratte e i Monti Cimini mentre al centro della scena spicca una strana, piccola rupe solitaria: è la cosiddetta “Pietra dell’Anello”, luogo misterioso, pregno di leggende per gli abitanti locali, che sarà la meta finale del nostro “viaggio”.
Ma non è finita qui: pochi passi sulla nostra sinistra ed ecco un’altra visione quasi irreale, ossia il borgo medievale di Roccalvecce incastonato fra i boschi, un’immagine ferma a tanti secoli fa. Tutto ciò ci catapulta in una dimensione senza tempo, arricchita anche da tanti dettagli, come ad esempio un’edicola religiosa in mattoncini che sorveglia la stradina e che per i contadini della zona era di sicuro un importante punto di riferimento.
Il percorso continua fra bei casali purtroppo in rovina e persino una scuola rurale “fantasma”: una sorta di “mondo agricolo fossile” lasciato a se stesso come d’improvviso e conservatosi magicamente intatto. Interessante anche la veduta di Sant’Angelo, il “paese delle fiabe”. Inutile dire che se questi luoghi fossero resi fruibili e “messi in vista” farebbero la felicità di italiani e stranieri amanti del bello e attirerebbero ingenti investimenti immobiliari “di qualità”. Ma tant’è…
Dopo poche centinaia di metri la stradina scende ripida sino ad una sbarra, che si attraversa, sbucando poi sulla provinciale fra Grotte e Roccalvecce.
Attraversata questa, ci si trova ai piedi della Pietra dell’Anello, all’altezza di un prato che si mostra avvolto da una bassa nebbiolina in certe mattine d’autunno: in questi momenti l’enigmatico torrione di tufo diviene quasi inquietante.
Senza farsi intimidire, si va a sinistra lungo la provinciale e dopo qualche metro si prende a destra un sentierino poco visibile che porta in lieve salita all’enigmatica rupe. Il ritorno può avvenire sulla via dell’andata se si è a piedi; se invece si è in mountain bike si consiglia di andare a Roccalvecce e da qui imboccare il “Sentiero dei castelli e delle fiabe” per Celleno ritornando infine al lavatoio di Acquaforte.
Paesaggi fantastici…
Fra i “paesaggi fantastici” del Lazio la Valle dei Calanchi di Bagnoregio occupa senza dubbio un posto di preminenza. Qui ne ammiriamo uno scorcio da un inedito belvedere situato nelle campagne di Lubriano, con lo sfondo dei Monti Amerini e degli Appennini coperti dalle prime nevi della stagione. Ben visibile è il profilo appuntito della cosiddetta “Cattedrale”. Piccoli borghi e castelli medievali completano il quadro di uno scenario davvero “da fiaba”.
La Valle dell’Aniene da Anticoli Corrado
Se dovessimo designare i paesaggi che più rappresentano l’identità del Lazio senza alcun dubbio la Valle dell’Aniene sarebbe sul podio, alla stregua del Lago di Bracciano e Martignano o della Valle del Tevere. Una valle che nel suo tratto medio e alto si mostra tutt’oggi di grande bellezza, eppure poco celebrata malgrado i fasti dei tempi del Grand Tour quando i più grandi artisti e intellettuali europei visitarono e descrissero questo paesaggio. I problemi che attualmente vive il Lazio sono del resto anche figli di questa sua decennale “sottovalutazione”, come se dal Dopoguerra in poi questa terra meravigliosa fosse divenuta “politicamente scorretta”, da mandare forzatamente nel dimenticatoio. Il paradosso è che proprio in questi anni molti stanno riscoprendo il Lazio e tuttavia al contempo il governo regionale fa di tutto per distruggere il territorio, fra speculazione energetica senza limiti e mega insediamenti industriali (tipo Amazon), invece di dedicarsi alla ricostruzione dei paesi colpiti dal sisma del 2016 che dovrebbe essere la vera priorità. Tragicomico no? Tornando alla Valle dell’Aniene, essa è simbolo della bellezza che ancora resiste tenacemente nella nostra regione: qui siamo ad Anticoli Corrado, il “paese delle modelle” dei pittori dell’Ottocento, e dalle sue mura si apre un panorama che lascia stupiti: il verde e l’integrità del paesaggio, fra boschi, coltivi, chiese rurali, casali e ville storiche, riempiono gli occhi del visitatore. La zona è attraversata dal Cammino di San Benedetto, sempre più frequentato dai pellegrini.
Campi dorati sulla Francigena, alle porte di Proceno
La variante Ponte a Rigo-Proceno è uno dei tratti più emozionanti della Via Francigena nel Lazio. Siamo nella Valle del Paglia e vagare in questi luoghi regala non soltanto “quadri” che paiono spesso fermi alla metà del Novecento – al tempo dei nostri nonni o bisnonni, insomma – ma in generale un senso di libertà, bellezza e armonia in un’atmosfera così “slow” da spezzare completamente i ritmi stressanti o le brutture delle periferie cui molti di noi – volenti o nolenti – sono costretti. Alla fine della primavera, poi, i campi di grano e orzo che accompagnano il percorso “sorridono” al camminatore con il loro “manto d’oro” evocando ricordi, emozioni, radici. La lieve brezza proveniente dalla non lontana Maremma e il frinire delle cicale completano il quadro di un “paesaggio segreto” che va assaporato ogni tanto anche ad occhi chiusi… Senza pensarci, infine, si giunge ai piedi del suggestivo borgo medievale di Proceno, “porta del Lazio”, che dunque appare di fronte ai nostri occhi con la bruna torre merlata del suo castello.
La magia dell’Etruria
Fra i tanti “paesaggi segreti” del Lazio – tema a noi molto caro, come sapete – spicca senza dubbio l’area intorno a Civitella Cesi e nei pressi del sito archeologico etrusco di San Giovenale. Qui, nella porta settentrionale della Tolfa, si aprono all’improvviso grandi orizzonti rurali e naturali, che nell’animo sensibile incutono stupore e allo stesso tempo mistero, in un mix straordinario di sensazioni e sentimenti. Il cuore magico dell’Etruria si svela così, al contempo dolce e selvaggio, in ultima analisi immensamente poetico.
Al tramonto, da Montebello di Tuscania
Torniamo sempre volentieri a Montebello, solitaria e panoramica località fra Tuscania e Tarquinia: ci innamoriamo ogni volta della sua eterea campagna (che ricorda molto quella del Basso Senese, seppur assai meno nota e celebrata), dei suoi colori, dei suoi profumi. Qui il “paesaggio etrusco” svela il suo volto più “laborioso”, in una perfetta interazione uomo-ambiente. Peccato che ormai la speculazione energetica senza freni stia letteralmente assediando queste magnifiche colline che purtroppo, per incapacità e ignavia delle istituzioni, non ricevono tuttora un’adeguata tutela.
Oltre i confini…
Nella Valle dei Calanchi di Bagnoregio la realtà supera l’immaginazione, portandoci in dimensioni oniriche: ecco la famosa “Cattedrale”, vista dal Piano di Sant’Antonio. Tutt’intorno, come “lame”, i calanchi creano situazioni asperrime, completamente inospitali e irraggiungibili per l’uomo.
Respampani, come nell’Ottocento
Un’immagine che lascia senza fiato per la perfezione paesaggistica: siamo a Respampani, nel cuore della Maremma Laziale, a metà strada fra Vetralla e Tuscania (ma in territorio di Monte Romano). Qui ancora ammiriamo il “Lazio papalino” del grande latifondo, che tanto entusiasmava i viaggiatori del passato per il suo fascino solitario, selvaggio e a tratti inquietante. Oggi ne apprezziamo istintivamente la bellezza romantica, data dall’integrità di un luogo che fonde natura, storia e architettura. Ringraziamo Matteo Bordini di Vagabondo per averci fatto scoprire questo particolare punto di osservazione. Per maggiori informazioni su questi luoghi e per organizzare itinerari nella zona si consiglia la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito . vol. 1”.
La Valle del Tevere da Ponzano Romano
Lo splendore della Valle del Tevere, vista da Ponzano Romano, con il famoso “Fiasco” creato dalle anse mozzafiato del Fiume. Sullo sfondo le belle colline della Sabina.
Verso il tramonto, nella Tenuta del Marchese del Grillo
Un magnifico paesaggio crepuscolare autunnale nell’antica Tenuta del Marchese del Grillo, sui Monti Volsini: si trova a poca distanza da Bolsena, in località Piazzano, e lascia immergere il visitatore in un’atmosfera sospesa, quasi “ottocentesca”.
La grande quercia di Poggio Mirteto
Una monumentale quercia offre ombra e riposo ad un gregge con il suo pastore come secoli or sono.
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