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La torre delle Sorgenti della Nova

I malinconici resti di una torre medievale spiccano fra le rovine dell’abitato protostorico ed etrusco delle Sorgenti della Nova. Posto ai margini della Riserva Naturale della Selva del Lamone, al confine tra Lazio e Toscana, si tratta di luogo solitario e suggestivo, persino sinistro in certe grigie giornate invernali come nella foto.


Nell’Eremo di Poggio Conte

La suggestione dell’Eremo di Poggio Conte, nel cuore della Valle del Fiora. Alcuni testimoni raccontano di avervi persino visto dei ritrovi di “streghe”, forse attirate dalle valenze “magiche” di questo luogo straordinario…


Quadretto bucolico nella Valle del Fiora

Un quadretto bucolico nella bella campagna in località Roggi, presso Canino, a poca distanza dal Fiume Fiora: da notare i pastori maremmano-abruzzesi, vere “icone” di questo territorio sempre più aggredito dalle follie truffaldine dell’Agenda 2030.


Il Ponte San Pietro

Posto in una zona incontaminata e solitaria, frequentata nel passato da santi e briganti, il Ponte San Pietro si trova presso l’antico confine tra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa, oggi nel Comune di Ischia di Castro. Affacciandosi dal ponte moderno si ammira questo scorcio “senza tempo” sul Fiume Fiora, scavalcato da un ardito ponticello medievale. Un luogo che per la sua particolare evocatività fu utilizzato anche come set per una scena del “Pinocchio” di Comencini con Nino Manfredi.


Le grotte segrete del Fiora

La Valle del Fiora è una delle valli più uniche e spettacolari del Lazio. Non “paradisiaca” come quella del Mignone, ha tuttavia un aspetto misterioso e a tratti minaccioso che affascina e lascia talvolta irretiti. Una delle sue caratteristiche meno note è la presenza di numerose grotte, alcune delle quali abitate in epoca preistorica. Si aprono spesso nelle bancate di travertino, che creano situazioni ambientali stranianti per la zona, vicine a quelle di montagna e non certo alla Tuscia. Ecco nell’immagine una magnifica grotta – nei pressi di Vulci – al cui interno scorre un ruscello formando una serie di vasche naturali di acqua limpidissima. Fuori di essa, una cascata scroscia con fini rivoli simili a capelli sino al Fiume Fiora, che a sua volta si fa largo fra enormi massi. Uno spettacolo sublime che ci rammenta ancora una volta quanto sia straordinaria l’Etruria e in particolare la Maremma Laziale.


Il “paesaggio epico” del Castello di Vulci

Il Lazio è ricco di luoghi fiabeschi, troppo spesso negletti e dimenticati, quasi mai celebrati come meriterebbero. Non è il caso di Vulci, che ogni anno “abbaglia” con la sua strepitosa bellezza migliaia di visitatori: oltre alle importanti vestigia etrusco-romane, il monumento di maggiore attrazione è senza dubbio il Castello dell’Abbadia, con il suo fossato colmo d’acqua, i suoi panorami incantevoli e lo spettacolare Ponte del Diavolo. Ma per rendersi pienamente conto degli elementi “epici” e “fantastici” di questo paesaggio bisogna ammirare dal basso il complesso della singolare fortezza, ossia dal Fiume Fiora. Scesi qui con un sentiero avventuroso, si rimane letteralmente “a bocca aperta” di fronte a tanta magnificenza: un ringraziamento all’amico Luigi Plos (autore della collana di successo “Luoghi segreti a due passi da Roma”) per averci accompagnato ad ammirarla.


Ingresso dell’Eremo di Poggio Conte

L’ingresso del misterioso Eremo di Poggio Conte: le fonti scritte più antiche risalgono all’XI secolo ma non si può escludere che il romitorio fosse stato realizzato già da tempo. L’aspetto attuale è invece dovuto agli interventi occorsi nel XII-XIII, in cui sono ravvisabili influenze francesi.


La Cascata della Paternale

La Cascata della Paternale è il momento culminante dell’avventurosa risalita dell’omonimo fosso, tributario del Fiora, a poca distanza dall’Eremo di Poggio Conte. E’ formata sostanzialmente da due piccoli salti posti su due piani sovrapposti che creano un effetto molto pittoresco. Per saperne di più degli itinerari possibili in questa magnifica zona: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


La Cascata del Salabrone

Nel cuore di una delle aree collinari più selvagge ed intatte del Lazio, a ridosso della Selva del Lamone e a poca distanza da Castro e da Farnese, la splendida Cascata del Salabrone è rimasta a lungo un “luogo segreto”. Segnalata ormai da evidenti cartelli turistici, oggi è invece divenuta meta di scampagnate e persino di bagnanti, che nella stagione estiva amano tuffarsi nel suo limpido laghetto. Ciò nonostante meriterebbe una maggiore valorizzazione, visto che è del tutto assente qualsiasi tipo di manutenzione della zona e di servizio ricettivo: di certo costituisce una meravigliosa scoperta per chi visita questo estremo lembo di Tuscia nord-occidentale in un’atmosfera quasi di “wilderness”.


Campagna nei pressi di Castro

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La bucolica campagna che circonda le rovine di Castro, nel settore più settentrionale della Maremma Laziale, ai bordi della misteriosa Selva del Lamone, a poca distanza dai borghi di Farnese ed Ischia: sullo sfondo si innalzano i Monti di Castro, che fanno da confine con la Toscana. Un paesaggio stupendo, esemplare della rusticità modesta del Lazio, rimasto indenne dalle svariate alterazioni che purtroppo stanno interessando altri territori.


Eremo di Poggio Conte

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Il suggestivo interno dell’Eremo di Poggio Conte, luogo di misteriosa bellezza nel cuore della Valle del Fiora: scavato interamente nella roccia, vi sono legate numerose leggende.


Ponte San Pietro sul Fiora

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Le rovine medievali del Ponte San Pietro sul Fiume Fiora sorgono nel Comune di Ischia di Castro, nei pressi del confine con la Toscana, che per secoli costituì la frontiera fra Stato Pontificio e Granducato di Toscana. Si affacciano sul limpido Fiume Fiora, formando un angolo di profonda suggestione nel cuore della Maremma tosco-laziale.


Borghi e paesaggi “segreti” della Tuscia (parte 3: da Bolsena a Centeno, con ritorno in Maremma)

Alla fine della seconda parte dell’itinerario alla scoperta dei borghi e dei paesaggi segreti della Tuscia ci trovavamo a Sermugnano, villaggio sospeso fra le romantiche campagne al confine fra Lazio ed Umbria. La terza ed ultima parte di questo emozionante itinerario parte da Bolsena, sulla Via Cassia: da Sermugnano si torna indietro per Lubriano e poi in direzione di Bolsena, attraversando uno dei paesaggi più particolari dell’Italia Centrale, fra ampie e ondulate praterie e antichi casali in pietra vulcanica costruiti spesso su siti etruschi.

Mti Volsini-Campagna bagnorese 15 MINLB

Nell’ultimo tratto appare improvvisamente il grande Lago di Bolsena, il cui stupendo scenario è stato purtroppo recentemente deturpato dalla delirante installazione, sul versante opposto, di numerose, gigantesche pale eoliche, a riprova di come siano ormai del tutto assenti le politiche di tutela del nostro patrimonio ambientale e culturale.

Bolsena-Veduta 4 MINLB

Ad ogni modo, soprassedendo questo ennesimo esempio dell’attuale degrado civile italiano e dell’ignoranza delle nostre amministrazioni, ci concentriamo su quanto di bello ci sia ancora sul lago che fu sacro agli Etruschi e che vanta fra l’altro il primato di essere il più grande bacino vulcanico d’Europa.

Tramonto sul Lago di Bolsena

Bolsena, città dei “miracoli di Santa Cristina”, non è certamente un “borgo segreto” e merita di certo una visita attenta, e per la sua particolare suggestione invita ad una passeggiata anche chi già lo conosce. Tutto il paese, dominato dalla Rocca Monaldeschi della Cervara, è molto grazioso (negozi e botteghe, trattorie e ristoranti, bar ed enoteche, case ben ristrutturate, ecc…) e tenuto in modo quasi impeccabile ma il borgo medievale alto, con le sue case in pietra ingentilite da fiori e stendardi, è davvero pittoresco.

Bolsena-Rocca Monaldeschi della Cervara

Bolsena-Vicolo con arco MINLB

Dopo Bolsena si prosegue verso nord  incrociando più volte il tracciato della medievale Via Francigena, frequentata un tempo da commercianti, pellegrini, soldati e avventurieri da Canterbury a Roma, e oggi da turisti-escursionisti di ogni parte del mondo. Immersi in una verde campagna e oltrepassato il “borgo ideale” di San Lorenzo Nuovo, si arriva (poco dopo un demenziale impianto fotovoltaico a terra proprio sulla Via Francigena!) alle prime case di Acquapendente, importante tappa del cammino romeo, dove si devia a destra verso Torre Alfina attraversando la porzione laziale dell’omonimo verde altopiano (Piano dell’Alfina) in condominio fra le province di Viterbo e Terni, in un paesaggio bellissimo di prati e boschi.

Torre Alfina-Arco nel borgo

Si tratta di un borgo dall’aspetto fiabesco per via di un maestoso castello rimaneggiato nell’Ottocento secondo il gusto romantico dell’eccentrico Conte Cohen-Tomei, il quale nel sottostante Bosco del Sasseto si fece costruire una tomba in stile neogotico.

Torre Alfina-Castello Cohen

Nei pressi è la Riserva Naturale del Monte Rufeno, un’importante area boschiva in cui poter percorrere rilassanti sentieri. Purtroppo nel 2017 è venuto a mancare il sig. Alessandro Fani, uno degli ultimi carbonai d’Italia, che era solito concedere una visita guidata alla scoperta di quest’antico mestiere ormai scomparso: lo ricordiamo con immensa stima ed affetto. Da Torre Alfina si torna ad Acquapendente e sulla Cassia, quindi si continua verso nord oltrepassando il Fiume Paglia ed entrando nel pieno del cosiddetto “Lazio Toscano”.

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Valle del Paglia-Fondovalle presso Acquapendente MINLB

Tramite una deviazione sulla destra, ormai in vista delle colline del Senese, si raggiunge Trevinano, il paese più settentrionale del Lazio: disteso su una possente rupe, ospita l’elegante Castello Boncompagni-Ludovisi ed offre indimenticabili panorami sull’Amiata, la Valle del Paglia, Radicofani e le prime ondulazioni della Valdorcia.

Trevinano-Scorcio con casale

Trevinano-Scorcio nel borgo

A valle di Trevinano sono i casali di Centeno, antica dogana che costituiva il confine fra lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana, e oggi punto di partenza del tratto laziale della Via Francigena per chi proviene da nord.

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Centeno è frazione di Proceno, borgo dallo “skyline” già spiccatamente toscano, benché il suo monumento-simbolo, vale a dire il castello (oggi divenuto un prestigioso albergo), sia caratterizzato dalla tipica pietra tufacea rossastra della Tuscia: anche qui le vedute sulla splendida campagna circostante sono una delizia per gli occhi e per lo spirito.

Proceno-Panorama

Proceno-Scorcio del borgo

Da Proceno una strada secondaria (attenzione di notte ai cinghiali e agli istrici!) che passa proprio lungo il confine tosco-laziale (in alternativa si va per Acquapendente) porta ad Onano altro paesino praticamente sconosciuto ai più fatta eccezione per gli intenditori di prodotti agricoli di pregio, in quanto patria di un’eccellente produzione di lenticchie.

Mti Volsini-Campagna fra Onano ed Acquapendente 2 MINLB

Pure Onano possiede un maniero medievale, del Quattrocento, appartenuto ai Monaldeschi della Cervara. Da qui una deviazione conduce a Grotte di Castro e a Gradoli con il cinquecentesco Palazzo Farnese, sede del Museo del costume farnesiano: i due paesi hanno ottime produzioni rispettivamente di patate e fagioli.

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Grotte di Castro-Chiesetta di campagna MINLB

Siamo in qui nel fulcro di quella che fu fra i secoli XVI e XVII la Signoria dei Farnese. Si continua verso mare, ora a poca distanza dalla magnifica triade delle “città del tufo” – Sovana, Sorano e Pitigliano – appena al di là del confine regionale, poi si oltrepassano Latera o Ischia di Castro (entrambi le soluzioni sono possibili e raccomandabili), Farnese (che fece da set cinematografico all’indimenticabile “Pinocchio” di Comencini) e si inizia a bordare la selvaggia e solitaria Selva del Lamone, antica terra di briganti, superando poco avanti il bivio per la “città fantasma” di Castro.

Farnese-Scorcio

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Fu questa terra di santi e briganti: una zona che sembra quasi voler attrarre scelte di vita radicali, oggi come ieri. “Regno” di Tiburzi, il celebre brigante maremmano, ma anche dei monaci di Poggio Conte, uno degli eremi più suggestivi e misteriosi del Lazio, sul Fiume Fiora, a poca distanza dal Ponte San Pietro e dalla vecchia frontiera con il Granducato di Toscana.

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Valle del Fiora-Ponte S. Pietro 2 MINLB

Siamo ormai sperduti in piena Maremma, e ai lati dei finestrini sfilano soltanto boschi e campi che riposano lo sguardo ed elevano lo spirito della persona sensibile ed intelligente: un patrimonio ambientale e culturale inestimabile, questo, che tuttavia negli ultimi anni sta subendo l’assalto ingordo ed arrogante di una speculazione energetica senza più limiti, drogata da incentivi statali altissimi (pagati con le tasche di noi ignari cittadini), che nulla ha a che fare con la tutela della natura.

Castro-Campagna 1 MINLB

E dei danni gravissimi, e forse irreparabili, che eolico industriale e fotovoltaico a terra – sviluppati praticamente a caso e senza alcuna pianificazione! – stanno arrecando al delicatissimo territorio dell’Etruria, ce ne siamo accorti più volte lungo il nostro viaggio; del resto, come si può pensare di beneficiare l’ambiente se si vanno a deturpare gli ecosistemi più intatti e preziosi? Ma lasciamo da parte per un attimo queste tristi considerazioni e da Ischia di Castro, seguendo le indicazioni per Canino e attraversando una zona solitaria e verdissima – la Valle del Timone -, giungiamo a Pianiano, minuscolo borgo (frazione di Cellere) rimasto immutato nel tempo e avvolto dal silenzio delle distese maremmane.

Veduta di Pianiano

Anche questo villaggio, senz’altro una delle più belle sorprese del nostro itinerario, appartenne ai Farnese e, dopo la sconfitta di questa famiglia nella guerra con lo Stato Pontificio (che portò alla distruzione completa della già citata Castro nel 1649), andò ben presto svuotandosi, anche a causa del proliferare della malaria; nel Settecento il paese fu ripopolato curiosamente da una piccola colonia albanese che, proveniente da Ancona e profuga dalle persecuzioni turche, ottenne dal papa il permesso di rifugiarvisi.

Pianiano-Porta d'ingresso

Varcata la porta in tufo, Pianiano ci accoglie con le sue casette piacevolmente ornate da fiori e piante: non a caso, ai primi di giugno qui si tiene “Al di là del giardino”, una mostra-mercato florovivaistica che sta riscuotendo un certo successo.

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Dopo Pianiano la discesa verso mare continua rapida, e presto appaiono le gobbette boscose dei cosiddetti “Monti di Canino”, che si innalzano dolcemente dai campi.

I Monti di Canino

Poco più in là è appunto Canino, paesone noto per un’eccezionale produzione d’olio extravergine, fra le migliori d’Italia, insignita già da anni dal marchio dop.

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Ce ne accorgiamo per le grandi distese di oliveti che ammantano quella che ormai è diventata quasi una pianura e che introduce alla vicinissima Vulci, luogo famoso per la storia e l’archeologia etrusca, ove spicca peraltro l’omonima suggestiva abbazia fortificata, che si erge a strapiombo sulla gola del Fiume Fiora, scavalcata dall’arditissimo Ponte del Diavolo d’epoca romana.

Valle del Fiora-Campagna fiorita presso Vulci 1 MINLB

Vulci-Ponte del Diavolo MINLB

Da Canino una strada tutte curve porta prima a Tessennano e poi ad Arlena di Castro: si tratta di due romiti e panoramici paesi della Maremma interna, privi di spunti artistici importanti ma che, per l’ubicazione estremamente tranquilla, potrebbero entrambi svilupparsi – se ben ristrutturati e valorizzati – come “albergo diffuso” dedicato al turismo ambientale e culturale.

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Tuttavia, anche qui la reale gestione da parte delle amministrazioni è molto lontana dalle vocazioni del territorio: si notano purtroppo qua e là impianti fotovoltaici a terra che compromettono l’integrità (per il resto eccezionale) del paesaggio agrario, mentre, scendendo da Arlena a Tuscania, le numerose pale eoliche spezzano brutalmente un orizzonte altrimenti “vuoto”. Fino a pochissimi anni fa, prima di tali improvvise quanto improvvide aggressioni, vagare per queste plaghe intatte e solitarie era un’esperienza che davvero faceva dimenticare, almeno per un attimo, le brutture della vita metropolitana e dell’epoca contemporanea donando un senso di libertà immensa.

Tuscania-Belvedere di Torre Lavello, panorama 8 MINLB

Nella zona peraltro si stanno sviluppando estese coltivazioni di lavanda che in estate regalano scorci “provenzali”: iniziative coraggiose e lungimiranti in netto contrasto con l’anarchia concessa alla speculazione energetica. Continuando verso sud si giunge a Tuscania, stupenda cittadina medievale e rinascimentale, nota per le sue testimonianze etrusche, che da sola vale il viaggio (per un approfondimento dei suoi aspetti più misteriosi si faccia riferimento alla nostra guida “Lazio, i luoghi del mistero e dell’insolito”).

Veduta delle rovine del Rivellino

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Tuscania-Basilica di S. Pietro, rosone MINLB

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E’ anche possibile raggiungere in breve Tarquinia, altro scrigno architettonico e archeologico (toccando eventualmente la località Montebello, ove si trova una pinacoteca del pittore Giuseppe Cesetti), attraverso un paesaggio dolce e bucolico, punteggiato da tipici casolari in pietra, che già preannuncia quello toscano.

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Da Montebello è raccomandato esplorare la Valle del Marta, che raggiunge il suo massimo pathos paesaggistico all’altezza del Castello di Pian Fasciano (a monte della diga sul Marta), zona che offre scorci “senza tempo”. Un territorio assolutamente meraviglioso, a metà strada fra due delle più belle cittadine d’arte del Lazio (Tuscania e Tarquinia, appunto).

Valle del Marta-Castello di Pian Fasciano, veduta6 MINLB

Valle del Marta-Castello di Pian Fasciano, panorama 3 MINLB

Valle del Marta-Paesaggio presso il Castello di Pian Fasciano 4 MINLB

Giunti a Tarquinia è poi ovviamente possibile tornare a Roma tramite la Via Aurelia e l’A12. Ma il nostro itinerario vuole regalare un’ultima chicca. Da Tuscania, seguendo le indicazioni per Vetralla, ci si dirige verso la consolare Cassia su una strada che procede a saliscendi nella bellissima campagna, fra prati, coltivi e boscaglie, fino trovarsi, sulla destra, i casali di Borgo Rio Secco, minuscolo insediamento rurale con annessa chiesetta moderna; da qui una polverosa sterrata fra mandrie di bovini allo stato brado conduce all’isolato ed elegante Castello di Respampani, sede di un’estesa azienda zootecnica.

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Castello di Respampani

Siamo in uno degli angoli più incantevoli del Lazio, apparentemente “fuori dal mondo”, in un paesaggio dagli spazi infiniti. Poco a valle della seicentesca fattoria fortificata, appartenuta all’Ospedale del Santo Spirito in Sassia, sono una diruta rocca medievale e il cosiddetto “Ponte di Fra’ Cirillo”, sul Torrente Traponzo, che la leggenda vuole costruito in una sola notte, nel 1661, al termine della sfida fra il Demonio e un frate: probabilmente però il ponte, su cui transitava la Via Clodia, ha origini anteriori al XVII secolo.

Ponte di Fra Cirillo, panorama

Visitato il complesso di Respampani, si torna alla Cassia o all’Aurelia e dunque a Roma, chiudendo questo lungo ed affascinante viaggio ad anello fra i borghi, le frazioni e i villaggi della Tuscia più segreta: consapevoli di conoscere meglio una terra assolutamente meravigliosa, che merita di essere esplorata ed amata.

APPUNTI DI VIAGGIO

Tempo stimato:

4-5 giorni, se ci si limita ai borghi e non si visitano le aree archeologiche e naturalistiche (altrimenti circa 10 giorni)

Periodo migliore:

ottobre-novembre-dicembre e marzo-aprile-maggio-giugno per i colori della campagna

Strutture consigliate:

Acquapendente – Agriturismo “Le Roghete”