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Ponte della Torretta a Blera

Le valli che circondano Blera – cittadina attraversata dall’antica Via Clodia – custodiscono un patrimonio storico-archeologico inestimabile: qui nella foto vediamo il cosiddetto Ponte della Torretta, caratterizzato da una piccola ma assai pittoresca torre di avvistamento del XIII secolo. Nei pressi è la medievale Cappella di San Sensia (o San Senzio), dedicata ad un personaggio caro agli abitanti del posto quale secondo patrono (dopo San Vivenzio), in bilico fra la storia e la leggenda.


“Paesaggi fantasma” d’Etruria: viaggio nella “zona sacrificata” per non dimenticare – parte 2

Dopo la prima parte di questo nostro drammatico itinerario, ecco che ora andiamo ad “esplorare” la zona - attraversata dall’antica Via Clodia – che forse offriva – e in parte offre ancora – le emozioni più intense e la campagna più pittoresca. Siamo nel Comune di Tuscania, dai grandi spazi pianeggianti di Pian di Vico – luogo del discusso (e scandaloso mega) impianto fotovoltaico, ora in costruzione – alla località di San Giuliano, con le sue magnifiche ondulate colline che preannunciano le più celebrate icone paesaggistiche della Toscana “ideale”. Casali, ville e fattorie completano il quadro di una porzione di territorio che, malgrado l’invadente presenza degli impianti energetici, ha conservato quasi intatto l’assetto insediativo storico e che negli ultimi anni aveva iniziato a farsi conoscere anche per alcune iniziative positive, come la coltivazione della lavanda. Buona visione!

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Rocca Respampani: visione d’epoca

Situata nel Comune di Monte Romana ma raggiungibile più facilmente da Tuscania, la seicentesca Rocca Respampani domina un paesaggio solitario e solenne, apparentemente fuori dal tempo e dal mondo. Il fortilizio, che ha più l’aspetto del palazzo rurale che del castello, venne costruito in una zona di antichi insediamenti, ove passava l’etrusco-romana Via Clodia e appartenne a lungo all’Ospedale del Santo Spirito in Sassia. E’ uno dei nostri soggetti preferiti a livello fotografico e ci affascina il suo riproporre praticamente inalterata l’atmosfera poetica del Lazio papalino di un tempo, quello immortalato da innumerevoli dipinti del Grand Tour e in tempi recenti dal cinema, come nell’indimenticabile “Marchese del Grillo” con Alberto Sordi. Nei pressi della fattoria fortificata di Respampani si trova un borgo medievale abbandonato, conosciuto come la “Rocca Vecchia” che si consiglia vivamente di raggiungere. Per saperne di più su questo e sugli altri luoghi circostanti cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


La Rocca Respampani

Persa nella Maremma Viterbese, la solitaria Rocca Respampani, edificata nel XVII secolo, domina una storica tenuta papalina oggi proprietà della Regione e costituisce uno dei monumenti più affascinanti delle campagne del Lazio. Situata lungo l’antica Via Clodia, grosso modo fra Norchia e Tuscania, nel Comune di Monte Romano, meriterebbe di essere conosciuta visitata ed apprezzata di più. Auspichiamo diventi, in un futuro non troppo lontano, il cuore del Parco Nazionale dell’Etruria.


La Gorgone Medusa di Norchia

Il volto terrificante della Gorgone Medusa, simbolo delle Tombe Doriche (o a Tempio) nella Necropoli di Norchia: immagine giunta sino a noi intatta direttamente dalla mitologia etrusca, questa visione è il culmine emozionale di un solitario sentiero che, attraverso la macchia, porta al cospetto di questi monumentali sepolcri; stupore e meraviglia possono essere trattenuti a stento da chi raggiunge questo luogo fermo nel tempo. Gioielli architettonici inseriti in un paesaggio selvaggio e rurale per chilometri: un patrimonio inestimabile che da troppo tempo attende di essere tutelato e valorizzato con un grande Parco Nazionale dell’Etruria Laziale.


Veduta della Rocca Respampani

Una vista suggestiva in una fredda e nuvolosa giornata di gennaio: la seicentesca Rocca Respampani appare in mezzo alla selvaggia campagna della Maremma Laziale, nel Comune di Monte Romano e nei pressi dell’antica Via Clodia. Una vista senza tempo dal valore incommensurabile.


Come un antico pellegrino…

Il paesaggio che circonda Tuscania è uno dei più intatti del Lazio e della Maremma e non smette mai di stupire. Qui ci troviamo sulle magnifiche colline tra la SP4 e la valle di San Giuliano-Pian di Vico, non lontani dal tracciato dell’antica Via Clodia. Camminare su questi secolari tratturi regala forti emozioni, come un pellegrinaggio in un tempo sospeso e in uno spazio che fa sentire liberi. Sullo sfondo il Monte Canino è il soggetto iconico che rapisce lo sguardo.


Orizzonti etruschi

Gli sconfinati e misteriosi orizzonti della Tuscia occidentale, ove ancora non è giunta la speculazione edilizia ed energetica. Ci troviamo nel Parco Regionale Marturanum, nella Maremma Viterbese, lungo l’antica Via Clodia di cui rimangono alcuni basoli in loc. Bandita di Barbarano Romano.


In volo sulla Valle del Vesca

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Uno stormo in volo punteggia la magnifica Valle del Vesca nel Parco Regionale di Marturanum, fotografata dall’antica Via Clodia, nei pressi di Barbarano. Sullo sfondo, le pendici dei selvaggi Monti della Tolfa che nascondono suggestivi insediamenti protostorici, etruschi e medievali, come Luni sul Mignone.


Borghi e paesaggi “segreti” della Tuscia (parte 3: da Bolsena a Centeno, con ritorno in Maremma)

Alla fine della seconda parte dell’itinerario alla scoperta dei borghi e dei paesaggi segreti della Tuscia ci trovavamo a Sermugnano, villaggio sospeso fra le romantiche campagne al confine fra Lazio ed Umbria. La terza ed ultima parte di questo emozionante itinerario parte da Bolsena, sulla Via Cassia: da Sermugnano si torna indietro per Lubriano e poi in direzione di Bolsena, attraversando uno dei paesaggi più particolari dell’Italia Centrale, fra ampie e ondulate praterie e antichi casali in pietra vulcanica costruiti spesso su siti etruschi.

Mti Volsini-Campagna bagnorese 15 MINLB

Nell’ultimo tratto appare improvvisamente il grande Lago di Bolsena, il cui stupendo scenario è stato purtroppo recentemente deturpato dalla delirante installazione, sul versante opposto, di numerose, gigantesche pale eoliche, a riprova di come siano ormai del tutto assenti le politiche di tutela del nostro patrimonio ambientale e culturale.

Bolsena-Veduta 4 MINLB

Ad ogni modo, soprassedendo questo ennesimo esempio dell’attuale degrado civile italiano e dell’ignoranza delle nostre amministrazioni, ci concentriamo su quanto di bello ci sia ancora sul lago che fu sacro agli Etruschi e che vanta fra l’altro il primato di essere il più grande bacino vulcanico d’Europa.

Tramonto sul Lago di Bolsena

Bolsena, città dei “miracoli di Santa Cristina”, non è certamente un “borgo segreto” e merita di certo una visita attenta, e per la sua particolare suggestione invita ad una passeggiata anche chi già lo conosce. Tutto il paese, dominato dalla Rocca Monaldeschi della Cervara, è molto grazioso (negozi e botteghe, trattorie e ristoranti, bar ed enoteche, case ben ristrutturate, ecc…) e tenuto in modo quasi impeccabile ma il borgo medievale alto, con le sue case in pietra ingentilite da fiori e stendardi, è davvero pittoresco.

Bolsena-Rocca Monaldeschi della Cervara

Bolsena-Vicolo con arco MINLB

Dopo Bolsena si prosegue verso nord  incrociando più volte il tracciato della medievale Via Francigena, frequentata un tempo da commercianti, pellegrini, soldati e avventurieri da Canterbury a Roma, e oggi da turisti-escursionisti di ogni parte del mondo. Immersi in una verde campagna e oltrepassato il “borgo ideale” di San Lorenzo Nuovo, si arriva (poco dopo un demenziale impianto fotovoltaico a terra proprio sulla Via Francigena!) alle prime case di Acquapendente, importante tappa del cammino romeo, dove si devia a destra verso Torre Alfina attraversando la porzione laziale dell’omonimo verde altopiano (Piano dell’Alfina) in condominio fra le province di Viterbo e Terni, in un paesaggio bellissimo di prati e boschi.

Torre Alfina-Arco nel borgo

Si tratta di un borgo dall’aspetto fiabesco per via di un maestoso castello rimaneggiato nell’Ottocento secondo il gusto romantico dell’eccentrico Conte Cohen-Tomei, il quale nel sottostante Bosco del Sasseto si fece costruire una tomba in stile neogotico.

Torre Alfina-Castello Cohen

Nei pressi è la Riserva Naturale del Monte Rufeno, un’importante area boschiva in cui poter percorrere rilassanti sentieri. Purtroppo nel 2017 è venuto a mancare il sig. Alessandro Fani, uno degli ultimi carbonai d’Italia, che era solito concedere una visita guidata alla scoperta di quest’antico mestiere ormai scomparso: lo ricordiamo con immensa stima ed affetto. Da Torre Alfina si torna ad Acquapendente e sulla Cassia, quindi si continua verso nord oltrepassando il Fiume Paglia ed entrando nel pieno del cosiddetto “Lazio Toscano”.

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Valle del Paglia-Fondovalle presso Acquapendente MINLB

Tramite una deviazione sulla destra, ormai in vista delle colline del Senese, si raggiunge Trevinano, il paese più settentrionale del Lazio: disteso su una possente rupe, ospita l’elegante Castello Boncompagni-Ludovisi ed offre indimenticabili panorami sull’Amiata, la Valle del Paglia, Radicofani e le prime ondulazioni della Valdorcia.

Trevinano-Scorcio con casale

Trevinano-Scorcio nel borgo

A valle di Trevinano sono i casali di Centeno, antica dogana che costituiva il confine fra lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana, e oggi punto di partenza del tratto laziale della Via Francigena per chi proviene da nord.

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Centeno è frazione di Proceno, borgo dallo “skyline” già spiccatamente toscano, benché il suo monumento-simbolo, vale a dire il castello (oggi divenuto un prestigioso albergo), sia caratterizzato dalla tipica pietra tufacea rossastra della Tuscia: anche qui le vedute sulla splendida campagna circostante sono una delizia per gli occhi e per lo spirito.

Proceno-Panorama

Proceno-Scorcio del borgo

Da Proceno una strada secondaria (attenzione di notte ai cinghiali e agli istrici!) che passa proprio lungo il confine tosco-laziale (in alternativa si va per Acquapendente) porta ad Onano altro paesino praticamente sconosciuto ai più fatta eccezione per gli intenditori di prodotti agricoli di pregio, in quanto patria di un’eccellente produzione di lenticchie.

Mti Volsini-Campagna fra Onano ed Acquapendente 2 MINLB

Pure Onano possiede un maniero medievale, del Quattrocento, appartenuto ai Monaldeschi della Cervara. Da qui una deviazione conduce a Grotte di Castro e a Gradoli con il cinquecentesco Palazzo Farnese, sede del Museo del costume farnesiano: i due paesi hanno ottime produzioni rispettivamente di patate e fagioli.

Grotte di Castro-Veduta 1 MINLB

Grotte di Castro-Chiesetta di campagna MINLB

Siamo in qui nel fulcro di quella che fu fra i secoli XVI e XVII la Signoria dei Farnese. Si continua verso mare, ora a poca distanza dalla magnifica triade delle “città del tufo” – Sovana, Sorano e Pitigliano – appena al di là del confine regionale, poi si oltrepassano Latera o Ischia di Castro (entrambi le soluzioni sono possibili e raccomandabili), Farnese (che fece da set cinematografico all’indimenticabile “Pinocchio” di Comencini) e si inizia a bordare la selvaggia e solitaria Selva del Lamone, antica terra di briganti, superando poco avanti il bivio per la “città fantasma” di Castro.

Farnese-Scorcio

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Fu questa terra di santi e briganti: una zona che sembra quasi voler attrarre scelte di vita radicali, oggi come ieri. “Regno” di Tiburzi, il celebre brigante maremmano, ma anche dei monaci di Poggio Conte, uno degli eremi più suggestivi e misteriosi del Lazio, sul Fiume Fiora, a poca distanza dal Ponte San Pietro e dalla vecchia frontiera con il Granducato di Toscana.

Eremo di Poggio Conte-Chiesa rupestre 1 MINLB

Valle del Fiora-Ponte S. Pietro 2 MINLB

Siamo ormai sperduti in piena Maremma, e ai lati dei finestrini sfilano soltanto boschi e campi che riposano lo sguardo ed elevano lo spirito della persona sensibile ed intelligente: un patrimonio ambientale e culturale inestimabile, questo, che tuttavia negli ultimi anni sta subendo l’assalto ingordo ed arrogante di una speculazione energetica senza più limiti, drogata da incentivi statali altissimi (pagati con le tasche di noi ignari cittadini), che nulla ha a che fare con la tutela della natura.

Castro-Campagna 1 MINLB

E dei danni gravissimi, e forse irreparabili, che eolico industriale e fotovoltaico a terra – sviluppati praticamente a caso e senza alcuna pianificazione! – stanno arrecando al delicatissimo territorio dell’Etruria, ce ne siamo accorti più volte lungo il nostro viaggio; del resto, come si può pensare di beneficiare l’ambiente se si vanno a deturpare gli ecosistemi più intatti e preziosi? Ma lasciamo da parte per un attimo queste tristi considerazioni e da Ischia di Castro, seguendo le indicazioni per Canino e attraversando una zona solitaria e verdissima – la Valle del Timone -, giungiamo a Pianiano, minuscolo borgo (frazione di Cellere) rimasto immutato nel tempo e avvolto dal silenzio delle distese maremmane.

Veduta di Pianiano

Anche questo villaggio, senz’altro una delle più belle sorprese del nostro itinerario, appartenne ai Farnese e, dopo la sconfitta di questa famiglia nella guerra con lo Stato Pontificio (che portò alla distruzione completa della già citata Castro nel 1649), andò ben presto svuotandosi, anche a causa del proliferare della malaria; nel Settecento il paese fu ripopolato curiosamente da una piccola colonia albanese che, proveniente da Ancona e profuga dalle persecuzioni turche, ottenne dal papa il permesso di rifugiarvisi.

Pianiano-Porta d'ingresso

Varcata la porta in tufo, Pianiano ci accoglie con le sue casette piacevolmente ornate da fiori e piante: non a caso, ai primi di giugno qui si tiene “Al di là del giardino”, una mostra-mercato florovivaistica che sta riscuotendo un certo successo.

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Dopo Pianiano la discesa verso mare continua rapida, e presto appaiono le gobbette boscose dei cosiddetti “Monti di Canino”, che si innalzano dolcemente dai campi.

I Monti di Canino

Poco più in là è appunto Canino, paesone noto per un’eccezionale produzione d’olio extravergine, fra le migliori d’Italia, insignita già da anni dal marchio dop.

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Ce ne accorgiamo per le grandi distese di oliveti che ammantano quella che ormai è diventata quasi una pianura e che introduce alla vicinissima Vulci, luogo famoso per la storia e l’archeologia etrusca, ove spicca peraltro l’omonima suggestiva abbazia fortificata, che si erge a strapiombo sulla gola del Fiume Fiora, scavalcata dall’arditissimo Ponte del Diavolo d’epoca romana.

Valle del Fiora-Campagna fiorita presso Vulci 1 MINLB

Vulci-Ponte del Diavolo MINLB

Da Canino una strada tutte curve porta prima a Tessennano e poi ad Arlena di Castro: si tratta di due romiti e panoramici paesi della Maremma interna, privi di spunti artistici importanti ma che, per l’ubicazione estremamente tranquilla, potrebbero entrambi svilupparsi – se ben ristrutturati e valorizzati – come “albergo diffuso” dedicato al turismo ambientale e culturale.

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Tuttavia, anche qui la reale gestione da parte delle amministrazioni è molto lontana dalle vocazioni del territorio: si notano purtroppo qua e là impianti fotovoltaici a terra che compromettono l’integrità (per il resto eccezionale) del paesaggio agrario, mentre, scendendo da Arlena a Tuscania, le numerose pale eoliche spezzano brutalmente un orizzonte altrimenti “vuoto”. Fino a pochissimi anni fa, prima di tali improvvise quanto improvvide aggressioni, vagare per queste plaghe intatte e solitarie era un’esperienza che davvero faceva dimenticare, almeno per un attimo, le brutture della vita metropolitana e dell’epoca contemporanea donando un senso di libertà immensa.

Tuscania-Belvedere di Torre Lavello, panorama 8 MINLB

Nella zona peraltro si stanno sviluppando estese coltivazioni di lavanda che in estate regalano scorci “provenzali”: iniziative coraggiose e lungimiranti in netto contrasto con l’anarchia concessa alla speculazione energetica. Continuando verso sud si giunge a Tuscania, stupenda cittadina medievale e rinascimentale, nota per le sue testimonianze etrusche, che da sola vale il viaggio (per un approfondimento dei suoi aspetti più misteriosi si faccia riferimento alla nostra guida “Lazio, i luoghi del mistero e dell’insolito”).

Veduta delle rovine del Rivellino

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Tuscania-Basilica di S. Pietro, rosone MINLB

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E’ anche possibile raggiungere in breve Tarquinia, altro scrigno architettonico e archeologico (toccando eventualmente la località Montebello, ove si trova una pinacoteca del pittore Giuseppe Cesetti), attraverso un paesaggio dolce e bucolico, punteggiato da tipici casolari in pietra, che già preannuncia quello toscano.

Valle del Marta-Paesaggio presso Montebello MINLB

Da Montebello è raccomandato esplorare la Valle del Marta, che raggiunge il suo massimo pathos paesaggistico all’altezza del Castello di Pian Fasciano (a monte della diga sul Marta), zona che offre scorci “senza tempo”. Un territorio assolutamente meraviglioso, a metà strada fra due delle più belle cittadine d’arte del Lazio (Tuscania e Tarquinia, appunto).

Valle del Marta-Castello di Pian Fasciano, veduta6 MINLB

Valle del Marta-Castello di Pian Fasciano, panorama 3 MINLB

Valle del Marta-Paesaggio presso il Castello di Pian Fasciano 4 MINLB

Giunti a Tarquinia è poi ovviamente possibile tornare a Roma tramite la Via Aurelia e l’A12. Ma il nostro itinerario vuole regalare un’ultima chicca. Da Tuscania, seguendo le indicazioni per Vetralla, ci si dirige verso la consolare Cassia su una strada che procede a saliscendi nella bellissima campagna, fra prati, coltivi e boscaglie, fino trovarsi, sulla destra, i casali di Borgo Rio Secco, minuscolo insediamento rurale con annessa chiesetta moderna; da qui una polverosa sterrata fra mandrie di bovini allo stato brado conduce all’isolato ed elegante Castello di Respampani, sede di un’estesa azienda zootecnica.

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Castello di Respampani

Siamo in uno degli angoli più incantevoli del Lazio, apparentemente “fuori dal mondo”, in un paesaggio dagli spazi infiniti. Poco a valle della seicentesca fattoria fortificata, appartenuta all’Ospedale del Santo Spirito in Sassia, sono una diruta rocca medievale e il cosiddetto “Ponte di Fra’ Cirillo”, sul Torrente Traponzo, che la leggenda vuole costruito in una sola notte, nel 1661, al termine della sfida fra il Demonio e un frate: probabilmente però il ponte, su cui transitava la Via Clodia, ha origini anteriori al XVII secolo.

Ponte di Fra Cirillo, panorama

Visitato il complesso di Respampani, si torna alla Cassia o all’Aurelia e dunque a Roma, chiudendo questo lungo ed affascinante viaggio ad anello fra i borghi, le frazioni e i villaggi della Tuscia più segreta: consapevoli di conoscere meglio una terra assolutamente meravigliosa, che merita di essere esplorata ed amata.

APPUNTI DI VIAGGIO

Tempo stimato:

4-5 giorni, se ci si limita ai borghi e non si visitano le aree archeologiche e naturalistiche (altrimenti circa 10 giorni)

Periodo migliore:

ottobre-novembre-dicembre e marzo-aprile-maggio-giugno per i colori della campagna

Strutture consigliate:

Acquapendente – Agriturismo “Le Roghete”


La Caldara di Manziana

Oggi raccontiamo di un luogo dove chiunque può sentirsi ancora un esploratore: la Caldara di Manziana. Siamo nella Tuscia Romana, all’interno del Parco Naturale Regionale del complesso lacuale di Bracciano e Martignano. Una zona, questa, formatasi attraverso le eruzioni e le esplosioni dell’antico Vulcano Sabatino: tracce ben visibili ne sono le colline coniche e i famosi laghi di Bracciano e Martignano, ma non solo. Difatti la cosiddetta Caldara di Manziana è un residuo dell’estinto sistema vulcanico. Essa si estende su una vasta conca dove la fa da padrona una distesa di fanghi in ebollizione per via delle esalazioni gassose d’anidride solforosa, la stessa che spinge in superficie numerose polle d’acqua, che fuoriesce a circa 20°.

Paesaggio della Caldara

Tra il borbottio delle numerose polle, una di esse in particolare rapisce l’attenzione, dalla quale gorgoglia una gran quantità di acqua che viene spinta energicamente a diverse decine di centimetri da terra.

Polla principale

A cornice di quest’area è una torbiera che conserva al suo interno chissà quali misteri … Il tutto forma un romantico paesaggio che può far insorgere un senso di desolazione ma che in realtà è ricco di vita ben nascosta all’interno dei boschi che contornano la conca ribollente.

Scenario desolato della caldara

È singolare la presenza di un boschetto di betulle, alberi notoriamente originari dei Paesi nordici, e di cui non si conosce con precisione il motivo per il quale siano stati impiantati in un ambiente tipicamente mediterraneo.

Boschetto di betulle

Un posto così peculiare non poteva rimanere immune da miti e racconti leggendari. Per via della credenza, perpetuatasi nei secoli scorsi, secondo cui l’acqua sulfurea avesse proprietà miracolose, di narra che la caldara fosse luogo d’incontro di maghi e alchimisti fra i quali addirittura il celebre Cagliostro. Che le acque sulfuree abbiano proprietà curative, questo è certo e quindi tali leggende potrebbero avere un fondo di verità. In definitiva, si tratta senz’altro di una meta da non perdere, anche per la bellezza dei suoi diretti dintorni. A cominciare dall’intricata selva monumentale detta “della Manziana” che inizia proprio nei pressi della Caldara; inoltre l’omonimo borgo, dal cui belvedere si può godere un fiabesco affaccio sul Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano e sul sottostante lago.

Il panorama da Manziana

Non lontani da qui sono infine i vetusti resti della romana Via Clodia, della quale riemergono alcuni tratti ben conservati e immersi in un piacevole paesaggio rurale.