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La Chiesa di San Tommaso a Roccasecca Vecchia

Il “borgo fantasma” di Roccasecca Vecchia spicca sin da lontano per la mole imponente del diroccato Castello dei Conti d’Aquino e sorveglia le belle valli del Melfa e del Liri. Qui tutto parla della figura di San Tommaso, teologo e filosofo di somma importanza per la dottrina cattolica, cui è dedicata una chiesa trecentesca di semplici forme romaniche. Salendo qui, dopo numerosi scalini, si ha la netta sensazione di un luogo “sacro”, che induce alla riflessione.


La ceramica della Tuscia

Ospitato nello storico Palazzo Brugiotti (XVI sec.), sede della Fondazione Carivit, il Museo della ceramica della Tuscia è una delle “perle segrete” di Viterbo. Vi sono custoditi reperti dal Medioevo al Rinascimento, sapientemente restaurati e conservati in una collezione davvero bellissima. Colpiscono soprattutto il “bestiario medievale” e i volti delle dame quattro-cinquecentesche raffigurati su vasi, piatti, ecc… Da sottolineare che si è accolti con gentilezza e professionalità e che l’ingresso è libero: un valore aggiunto per un museo (fondato nel 1996) da assolutamente da visitare e da promuovere meglio, che permette di conoscere un aspetto poco conosciuto eppure assai importante, quello dell’arte della ceramica, che ha interessato la “capitale” della Tuscia ed il suo territorio con un notevole livello qualitativo.


Scalone di Palazzo Doria-Pamphilj a Roma

L’elegantissimo “scalone” – opera settecentesca di Paolo Ameli – che conduce alla spettacolare Galleria Doria-Pamphilj, cuore dell’omonimo palazzo nobiliare (XV-XVII sec.) su Via del Corso a Roma. Vi si accede dallo splendido cortile colonnato cinquecentesco.


La “Fontana del Facchino” a Roma

Una fra le più iconiche fontanelle rionali di Roma è la cosiddetta “Fontana del Facchino”, posta su Via Lata, a pochi passi da Via del Corso, che per il suo particolare aspetto non sfugge certo allo sguardo dei turisti. Realizzata nella seconda metà del Cinquecento, prima si trovava proprio su Via del Corso ma, in seguito alle mutazioni urbanistiche che interessarono la zona dopo l’Unità d’Italia, venne spostata nel sito attuale, ossia di fianco a Palazzo De Carolis, sede della Banca di Roma. Una leggenda popolare attribuirebbe il volto della statua a Martin Lutero, il quale soggiornò a Roma nel 1511, ma in realtà essa rimanda al misero mestiere medievale dell'”acquarolo”, che, previo modesto compenso, portava a piccole botti d’acqua a domicilio, evitando così ai suoi clienti di recarsi alle grandi fontane pubbliche. L’opera – probabilmente di Jacopo del Conte – appare dunque un omaggio a questa particolare figura di facchino, proprio nel momento in cui, alla fine del XVI secolo, venne riportata l’acqua corrente in molte strade della città, compresa appunto Via del Corso.


La volta di Sant’Ignazio da Loyola a Roma

La magnifica volta affrescata della Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola (XVII sec.) a Roma, capolavoro tardo barocco del pittore gesuita di origine tridentina Andrea Pozzo, che la realizzò alla fine del Seicento. L’opera celebra l’attività apostolica della “Compagnia di Gesù” nei continenti del mondo (Europa, Asia, Africa, America), fra cui non figura l’Australia, a quel tempo ancora in buona parte sconosciuta.


Don Chisciotte a Sant’Angelo di Roccalvecce

Il murale dedicato a “Don Chisciotte” a Sant’Angelo di Roccalvecce, forse una delle opere di maggiore impatto scenografico tra quelle ammirabili nel “paese delle fiabe”.


La Cappella Carafa a Santa Maria sopra Minerva

La Basilica di Santa Maria sopra Minerva, a Roma, custodisce la Cappella Carafa, voluta dal cardinale e grande mecenate Oliviero Carafa alla fine del Quattrocento e nota per il magnifico affresco di Filippino Lippi che lo eseguì fra il 1488 e il 1493 (fu la prima opera romana del pittore toscano).


Il Moai di Vitorchiano

Il Moai è una presenza insolita che sorprende i visitatori di Vitorchiano: la leggenda dei Maori dice che porti fortuna toccare il suo ombelico!


Marzio e la “fidelitas” di Vitorchiano

A pochi passi della Porta d’ingresso al borgo medievale di Vitorchiano, e al cospetto delle sue mura merlate, si erge una bella quanto curiosa statua di un ragazzo “che si guarda un piede”. Realizzata da Luigi Fondi nel 1979 con il peperino locale, essa ritrae il leggendario personaggio noto come Marzio, in cui affondano le radici dell’antico legame fra Roma e Vitorchiano, sintetizzato dal motto “fidelitas” che si legge più volte inciso sugli edifici del paese. Si narra infatti che nel periodo repubblicano – all’epoca in cui Roma aveva invaso l’Etruria – un giorno un giovane pastore di nome Marzio corse a piedi nudi verso l’Urbe per avvisarla che un esercito etrusco-gallico marciava minaccioso da nord. Nel tragitto si trafisse un piede con una grossa spina ma, nonostante il dolore, continuò la sua missione portando il messaggio ai senatori, i quali avrebbero poi organizzato efficacemente la difesa: appena proferitolo – racconta la leggenda – egli cadde esanime ai loro piedi e così il governo romano gli dedicò una statua bronzea nel Campidoglio (in effetti una statua simile esiste davvero ed è custodita nei Musei Vaticani). Se in ogni caso il mito di Marzio può legittimamente essere relegato nel campo del mito (e della propaganda politico-culturale da entrambe le parti, che parimenti favorirono dell’alleanza), questo connubio fra le due città è ben documentato nel Medioevo, a partire dal quale non s’interruppe mai. Durante la guerra fra Viterbo e Vitorchiano, avvenuta nell’XII secolo, quest’ultima era assediata dall’attuale capoluogo, allora città potentissima e pronta a sfidare la stessa (decadente) Roma, la quale sarebbe corsa più volte in difesa della cittadina che stava lottando per la propria autonomia civica, a patto che essa gli pagasse delle tasse e mantenesse la propria fedeltà. Nel tempo il patto divenne amicizia e Vitorchiano ebbe l’onore di avere alcuni suoi cittadini nella guardia del Senato di Roma, e tutt’oggi alcuni vitorchianesi partecipano ad eventi solenni del Comune capitolino.


La Grotta del Toro

Il parco di “Opera Bosco”, nei pressi di Calcata, è un luogo altamente suggestivo in cui l’arte incontra la natura. Artisti nazionali e internazionali hanno infatti prodotto delle opere che dialogano perfettamente con l’ambiente, essendo realizzate con materiali del tutto naturali. Nella foto vediamo la Grotta del Toro, frutto di un’intuizione dell’artista belga Anne Demijttenaere, la quale, in un antro scavato dall’uomo in epoche remote, ha voluto riprodurre l’atmosfera di un dipinto rupestre preistorico.


Vasanello-Gli unicorni di Castello Orsini

L’unicorno è un simbolo ricorrente nell’iconologia del casato dei Farnese, di cui si vede bene l’immancabile giglio al centro dell’immagine. Qui siamo nel suggestivo Castello Orsini a Vasanello (in cui visse Giulia Farnese, “la bella”, sposa di Orsino Orsini), che custodisce diversi esempi di unicorni, nelle varie sfaccettature stilistiche che quest’animale fantastico presenta rispetto alle sue molteplici raffigurazioni.


Sacro Speco di Subiaco: fra “sacro” e “profano”

Un particolare degli affreschi trecenteschi del Sacro Speco di Subiaco, noti per essere uno degli episodi più significativi della pittura medievale nel Lazio. In quest’immagine notiamo una rara scena profana – ancorché perfettamente inserita in un tema religioso – che descrive attività legate all’agricoltura e al ciclo delle stagioni.


Il Dio Pan della Fontana Papacqua

Il Dio Pan: un volto rievocatore di quel mondo fiabesco e pregno di mitologia classica che ispirò l’arte manierista nella Tuscia. Siamo a Soriano nel Cimino, un luogo ricco di storia e leggende avvolto dalla magia dei Monti Cimini (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”), e questo dettaglio appartiene alla famosa Fontana Papacqua del Palazzo Chigi-Albani (XVI sec.).


La Madonnina della Chiesa della Misericordia a Soriano nel Cimino

Di origini medievali e sede dell’omonima confraternita, la piccola Chiesa della Misericordia si incontra nel nucleo più antico di Soriano nel Cimino, salendo verso la Rocca degli Orsini. Aperta nei fine settimana da volontari del posto, racchiude numerose opere d’arte – frutto delle varie stratificazioni storiche (come i rimaneggiamenti rinascimentali e barocchi) – che costituiscono vere e proprie “chicche”. Spesso si tratta di manufatti inquietanti, così come risulta l’atmosfera della chiesa stessa. Uno di essi è una rara Madonnina posta in una teca sull’altare principale, la quale sembra fissare gli astanti con uno sguardo vago ma intenso: di incerta attribuzione, ritrae la Vergine Maria da bambina. Colpisce anche la presenza – sopra un altro altare – di una Vergine Nera di Loreto. Lasciamo la sorpresa al visitatore di scoprire gli altri dettagli curiosi di questo sconosciuto gioiello architettonico.


“La Strage degli Innocenti” a Montefiascone

Un particolare toccante dell’affresco, probabilmente trecentesco, che ritrae la Strage degli Innocenti, nella romanica Chiesa di San Flaviano a Montefiascone: situata proprio sulla Francigena, si tratta di un monumento che incanta per la bellezza – ancora poco conosciuta – dei suoi cicli pittorici. Un’immagine che nel suo significato risulta sempre attuale, poiché oggi come in passato il Potere non si fa certo scrupoli di trucidare innocenti per raggiungere i propri scopi.


La Compagnia del Borgo all’Ottava Medievale di Orte

Un momento della coinvolgente esibizione di giocoleria, percussioni ed acrobazie della Compagnia Gli Acrobati del Borgo, durante l’edizione 2022 dell’Ottava Medievale di Orte.


Panorama da Anticoli Corrado

Anticoli Corrado è un borgo delizioso e appartato alle pendici dei Monti Ruffi. Fu amato dai viaggiatori europei del tardo Grand Tour, soprattutto dai pittori per via del paesaggio nonché dei “volti” del luogo, che ritrassero in numerosi dipinti, tant’è che le “muse di Anticoli” divennero talvolta vere e proprie modelle o persino artiste esse stesse. Ricco di scorci pittoreschi e sede di un interessante museo dedicato agli artisti che vi furono attivi, Anticoli ancora oggi ammalia per i suoi panorami dove lo sguardo spazia indisturbato sull’integra Media Valle dell’Aniene, vero “polmone verde” ai margini dell’area metropolitana di Roma. Un paese dunque che sintetizza il “gusto per il bello” a 360° (natura, arte, architettura, corpo, sensualità) che caratterizzava le nostre terre fino a non molto tempo fa, e che andrebbe valorizzato in un’ottica di turismo culturale di alto livello.


Il cortile del Palazzo di Giacomo Mattei a Roma

Situata nel nel Rione Sant’Angelo a Roma, la splendida Piazza Mattei è famosa per la tardo-cinquecentesca “Fontana delle Tartarughe” progettata dal Della Porta e realizzata dal Landini verso la fine del Cinquecento. Vi prospettano alcuni dei palazzi che compongono il complesso architettonico dell’Isola Mattei (nota anche come “Insula Matthaeiorum” o “Insula Mattei”): nella foto, un cortile quattrocentesco con un’elegante loggia di rado è ammirato dai turisti, che o trovano chiuso il portone o non vanno ad affacciarvisi quando esso è aperto.  Il palazzo è inoltre caratterizzato da una finestra murata che ricorda una vecchia leggenda popolare legata proprio al Casato dei Mattei: pare che nel corso del Seicento un giovane rampollo della famiglia, ritenuto uno scapestrato, non riuscisse per tal motivo ad ottenere la mano di una bellissima fanciulla da parte del severo padre. Si narra che il giovane Duca Mattei invitò allora il suocero ad un ricevimento e a pernottare nel suo palazzo e che nel corso di quella stessa notte fece costruire la sottostante fontana. Al mattino fece affacciare il suocero dalla finestra esclamando: <<Ecco cosa è capace di fare in poche ore uno squattrinato Mattei!>>. Poi, ottenuto il permesso di sposare la ragazza, fece murare la finestra a ricordo dell’evento…


Bifora a Sermoneta

Uno dei tanti preziosi elementi decorativi, artistici ed architettonici che si incontrano nel centro storico di Sermoneta, una delle “protagoniste” della nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 2”.


Elementi artistici a Genazzano

Uno dei tanti elementi artistici ed architettonici che impreziosiscono il centro storico di Genazzano, autentica perla medievale-rinascimentale dell’Alta Valle del Sacco, purtroppo tuttora sconosciuta e scarsamente valorizzata. Questo è lo splendido Palazzo Apolloni, che anticipa l’arrivo alla poderosa Fortezza dei Colonna. Edificato nel XIV secolo in un raro (per il Lazio) stile gotico-aragonese – al tempo molto in voga nel Regno di Napoli -, la tradizione vuole sia stato il luogo di nascita del papa Martino V, della famiglia Colonna. Sappiamo comunque che vi soggiornarono Papa Pio II Piccolomini e il feroce condottiero-duca Cesare Borgia, detto il “Valentino”, figlio illegittimo di papa Alessandro VI.