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La “Madonnella” di Piazza Campitelli

A Roma, com’è noto, la devozione mariana è storicamente fortissima, anche se oggi, in epoca dominata dal materialismo nichilista e tecno-scientista ed essendo ormai la “città eterna” una moderna metropoli multietnica, tale sentimento appare piuttosto sbiadito e purtroppo in larga parte anacronistico. Ne rimangono testimonianza le innumerevoli edicole mariane (le cosiddette “madonnelle”), risalenti a diverse epoche, spesso antiche e depositarie di leggende popolari. Talvolta si tratta di opere più recenti, come quella che prospetta sulla bellissima Piazza Campitelli, nei pressi del Teatro Marcello, all’incrocio fra Via Cavalletti e Via de’ Funari: realizzata negli anni ’20 del Novecento – come celebrazione di un’apparizione della Vergine – colpisce lo sguardo profondo e realistico, lievemente malinconico, che scruta il passante e sembra volerlo invitare alla riflessione.


Scalone di Palazzo Doria-Pamphilj a Roma

L’elegantissimo “scalone” – opera settecentesca di Paolo Ameli – che conduce alla spettacolare Galleria Doria-Pamphilj, cuore dell’omonimo palazzo nobiliare (XV-XVII sec.) su Via del Corso a Roma. Vi si accede dallo splendido cortile colonnato cinquecentesco.


Visioni d’eternità

Il panorama sul Foro Romano dal Campidoglio è uno dei più spettacolari e romantici al mondo. Oltre alla sublime bellezza estetica – architettonica e paesaggistica – colpisce profondamente l’animo, di chi lo ammiri, l’intreccio di storie, leggende e miti racchiusi in questo spazio che ben sintetizza lo spirito della “Città Eterna”. Soprattutto al tramonto, le incomparabili luci di Roma rendono questa veduta simile ad un vero e proprio dipinto.


Tramonto invernale sul Lago d’Alviano

Al confine tra Umbria e Lazio, il Lago di Alviano (bacino di sbarramento sul Tevere e oasi WWF), offre tramonti struggenti in tutte le stagioni.


Panorama da Filacciano

Lo splendido panorama da Filacciano, piccolo borgo della Bassa Valle del Tevere, poco a nord di Roma, sul “Biondo Fiume” e sulle colline sabine: un gioiello urbanistico e paesaggistico da riscoprire. Stupisce ammirare ancora oggi scenari rurali così belli, a due passi da una metropoli, miracolosamente scampati alla furia totalitaria e devastatrice del “Green”…


Un affaccio da Castelnuovo di Porto

Verso il tramonto la valle di Castelnuovo di Porto appare caratterizzata da forti contrasti luci-ombre….


Il Lago Vadimone

Il misterioso Lago Vadimone, fra Bassano in Teverina e Orte, legato ad antiche leggende e alla storica vittoria dei Romani sugli Etruschi in due decisive battaglie fra IV e III secolo a. C., che decretarono l’invasione latina dell’Etruria. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Civitella d’Agliano sotto un cielo plumbeo d’aprile

Il compatto borgo di Civitella d’Agliano, uno dei più suggestivi eppure meno conosciuti “balconi” panoramici sulla magnifica Valle dei Calanchi. Siamo nella nostra amata Teverina Viterbese, terra di “paesi fantasma” e “città morenti” che tuttavia si stanno riscoprendo all’insegna di un turismo curioso. Per chi volesse saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Nel borgo di Castelnuovo di Porto

Posto lungo la Flaminia, Castelnuovo di Porto è il simbolo di come una cittadina possa rinascere riappropriandosi della propria identità e rendendosi consapevole delle proprie qualità. Dopo decenni di follie edilizie e di abbandono del centro storico, allorquando il suo destino di “Comune-dormitorio” di Roma sembrava segnato, come per “magia” esso negli ultimi anni ha ricevuto un’adeguata attenzione politica volta a recuperarlo e a farne un attrattore turistico. Recentemente Castelnuovo è stato persino inserito nel prestigioso club dei “Borghi più belli d’Italia”, suscitando l’attenzione di numerosi romani avveduti che hanno scelto di trasferirsi qui per godere di una maggiore qualità della vita. Passeggiare in questo dedalo di vicoli, archi e voltoni affascina per i numerosi scorci pittoreschi e stupisce per la cura che in più punti si vede nelle vie e nelle abitazioni – ornate da fiori, piante e rampicanti -, la quale esprime un amore per il luogo che è poi il sentimento senza il quale i nostri paesi rischiano di morire o di venire stravolti.


Verso la “Cattedrale”…

La primavera è in assoluto la stagione migliore per esplorare la magnifica Valle dei Calanchi di Bagnoregio, con le sue celebri “Dolomiti d’Argilla”. Purtroppo allo stato attuale molti dei sentieri possibili sono stati preclusi (in modo non sempre chiaro) dai proprietari dei fondi in cui essi transitano: una situazione ormai paradossale poiché una valle che ha potenzialità turistiche così immense, grazie alla presenza di Civita di Bagnoregio, è oggi di fatto inaccessibile nei suoi percorsi più “fattibili” e sicuri. Ebbene, per ammirare questi straordinari paesaggi – cosa che dovrebbe essere un diritto di tutti in una democrazia, visto che il territorio è un “bene comune” – occorre ormai zig-zagare su valloni e crinali impervi spesso a proprio rischio e pericolo. La situazione migliora sensibilmente sul versante di Lubriano, anche se la mancanza di manutenzione (e di segnaletica) dei sentieri rende di fatto quasi impossibile l’effettuazione degli stessi. Auspichiamo che il Comune di Bagnoregio sappia intervenire per per rendere nuovamente fruibili i sentieri sui calanchi, aprendo al contempo, nuove prospettive di sviluppo economico della vallata.


Veduta di Nazzano

Una veduta delle compatte case di Nazzano, uno dei borghi più belli dei dintorni di Roma, magnificamente affacciato sul Fiume Tevere, qui tutelato da una “storica” riserva naturale, e dominato dal suggestivo Castello Savelli.


Il paesaggio vitato di Castiglione in Teverina

Il bellissimo paesaggio vinicolo di Castiglione in Teverina, da noi soprannominata la “piccola capitale del vino del Lazio”, Comune che in questa particolare categoria produttiva può essere avvicinato soltanto – nella nostra regione – da Piglio e Frascati. Il nostro invito è di visitare il paese e i suoi dintorni proprio in questo periodo, per godere della suggestione del foliage delle vigne – non tralasciando ovviamente di fare un tour nelle cantine storiche della zona.


Rovine del Monastero di San Leonardo

I suggestivi ruderi della Pieve di San Leonardo, si adagiano su un prato circondato da ulivi, tra il paese di Graffignano e il Tevere. Già citata in documenti del XIII secolo, la sua forma architettonica Come lascia trapelare il toponimo Selva Pagana, località ove la chiesa è ubicata, si tratta di una zona probabilmente di insediamenti antichi. Di certo essa si trovava lungo o nei pressi di uno dei numerosi sentieri che dai centri di collina si dirigevano verso gli approdi e i porticcioli sul Biondo Fiume (le famose “strade della barca” della Teverina). Accanto ai resti del tempio si notano anche le rovine di un edificio che si pensa fosse fortificato e dotato di un ospedale. I basamenti di tutti gli edifici appaiono assai vetusti e consunti dal tempo. L’idea che ci si può ricomporre nella mente è quella di un piccolo complesso monastico. All’interno della chiesa – assai malmesso e a serio rischio di crolli (si sconsiglia vivamente di entrarvi) – si trovano interessanti tracce di affreschi. Inutile dire che il sito, estremamente bello, meriterebbe un recupero integrale, che lo offra alla fruibilità da parte di un turismo sempre più in ascesa nella zona.


Nelle terre etrusche del vino

Una delle zone vinicole più belle e pregiate del Lazio è quella che si estende nell’Alta Teverina Viterbese, a cavallo fra i Comuni di Civitella d’Agliano e Castiglione, sino ai confini con l’Orvietano. La coltivazione della vite ha qui radici antichissime, risalenti addirittura all’epoca etrusca. Ad ottobre, terminata la vendemmia, il paesaggio “vitato” inizia pian piano ad acquisire colori splendidi che raggiungono il loro apice a fine mese. Alcuni scorci si mostrano di grande eleganza. Raccomandiamo un tour su queste colline non solo agli appassionati di vino ma anche ai fotoamatori, non tralasciando, ovviamente, una visita ad una o più cantine storiche.


Salita al borgo fantasma di Agliano

Negli ultimissimi anni un imponente lavoro di segnaletica ad opera del CAI in Provincia di Viterbo ha permesso di connettere borghi e località isolate, recuperando antichi sentieri e tratturi e restituendo una piena fruibilità al territorio. Ciò sta portando allo sviluppo del trekking di “bassa quota”, a cui la Tuscia è naturalmente vocata e che oggi sta prendendo sempre più piede. Una delle zone che per anni erano rimaste escluse da qualsiasi forma di escursionismo è senz’altro la Valle dei Calanchi. Anche se le erosioni più spettacolari sono attualmente precluse alla vista da divieti e privatizzazioni al limite della legalità, una parte di questa straordinaria vallata è finalmente percorribile grazie alla suddetta nuova segnaletica. In particolare il Comune di Civitella d’Agliano, al limite nord-est dei calanchi veri e propri, offre un paesaggio storico incantevole, ricco di spunti poetici. La campagna è qui impreziosita da numerose testimonianze di architettura rurale, come fattorie e casali (spesso diroccati) o veri e propri borghi rurali: quest’ultimo è il caso di Agliano, situato in direzione di Castiglione. Anticipato da un viale di cipressi secolari, esso appare come una sorta di “borgo fantasma”, posto su un crinale con affaccio mozzafiato verso i calanchi da un lato e verso il Tevere dall’altro. Tutto sembra fermo nel tempo, come abbandonato di colpo (sebbene le buone condizioni generali suggeriscano una periodica manutenzione). Colpisce la presenza di una chiesetta romanica in tufo incastonata nel caseggiato, con il suo campaniletto a vela. Un luogo suggestivo, insomma, che merita una sosta durante i lunghi percorsi a saliscendi nei dintorni di Civitella.


La Compagnia del Borgo all’Ottava Medievale di Orte

Un momento della coinvolgente esibizione di giocoleria, percussioni ed acrobazie della Compagnia Gli Acrobati del Borgo, durante l’edizione 2022 dell’Ottava Medievale di Orte.


I colori di Roma dal Pincio

Il Pincio è uno dei luoghi più romantici della Capitale, soprattutto al tramonto, e quello culminante della visita alla famosa Villa Borghese. Non è enumerato fra i “sette colli” di Roma poiché originariamente non era compreso nell’urbe, in cui fu inglobato solo dopo la costruzione delle mura aureliane (intorno al 270-273 d. C.). Questa altura nel sottosuolo riserva molte sorprese e misteri, com’è facile immaginare, ma qui vogliamo soffermarci sulla vista che spazia su tutto il centro storico, in particolare sulla città barocca e sullo sviluppo post-unitario. Spiccano nell’ordito dell’edificato i “colori di Roma”: dai coppi marroni alle terrazze verdi e fiorite e ornate da piante rampicanti, dai colori degli intonaci – ora smunti ora vivaci – al bianco travertino di molti monumenti, i quali a loro volta si caratterizzano per la loro grande varietà architettonica, anche se spadroneggiano le cupole cinque-seicentesche. Sullo sfondo la barriera verde del Gianicolo, altro colle storico della “città eterna”, da cui pure si gode una vista straordinaria. Sarebbe tuttavia finalmente il caso di intervenire sull’ornato anche a livello di dettagli, cercando di limitare ad esempio l’impatto delle paraboliche o di superfetazioni costituite da materiali alieni al contesto. Interventi non solo auspicabili ma doverosi per tutelare e riportare al suo splendore una vista che rimane unica al mondo.


Nella “valle magica”…

Eccoci di nuovo in quella che – per primi – abbiamo definito la “valle magica della Teverina Viterbese”, “brand” oggi “saccheggiato” – così come cospicue porzioni di testi dei nostri articoli – a destra e manca da novelli (o improvvisati) reporter e giornalisti, che sembrano aver scoperto di colpo questa meravigliosa zona che noi invece promuovevano da anni… In basso, come una “bomboniera” il borgo medievale di Roccalvecce, dominato dal suo elegante Palazzo-Castello Costaguti. Sullo sfondo il profilo vulcanico dei Monti Cimini. Una zona da assaporare ed esplorare con calma ma anche da tutelare con un parco agricolo, storico e paesaggistico.


Panorama da Torrita Tiberina

Compresa nell’ormai storica Riserva Naturale Tevere-Farfa, Torrita Tiberina è un piacevole paese alle porte di Roma nord, caratterizzato – come la vicina Nazzano – da una notevole qualità della vita. Oltre ad alcuni preziosi monumenti – per esempio le torri della cinta muraria (risalenti addirittura al VII secolo, nell’ambito del cosiddetto “Corridoio bizantino”) da cui il suo toponimo – questo tranquillo e appartato borgo offre un panorama incantevole in ogni direzione sulla Valle del Tevere, che serpeggia con arditi meandri in una zona magnifica fra la Sabina e la Campagna Romana. L’affaccio più emozionante – e uno dei più peculiari dell’intero Lazio – è quello che si apre nei pressi dello slargo principale dell’abitato, a fianco del monumento ai caduti, laddove la profondità del paesaggio (che giunge sino ai Monti Cornicolani e ai Colli Albani), ricorda, all’alba o al tramonto, le vedute dei pittori vedutisti del Grand Tour: colpiscono il Biondo Fiume, con il suo smagliante azzurro nelle belle giornate, e l’integrità complessiva del territorio che si estende in direzione della Capitale (nonostante gli scempi compiuti negli ultimi anni da una politica cialtrona tra Passo Corese e Fiano Romano). Un punto panoramico davvero straordinario quello di Torrita, che meriterebbe una sistemazione migliore con la potatura delle piante che attualmente tendono a celarlo e con panchine inserite in uno spazio pedonale, insieme a un tabellone che ne evidenzi il valore estetico e culturale.


Il Castello Savelli a Nazzano

Il suggestivo Castello Savelli a Nazzano ha origini molto antiche, databili al X secolo. Appartenne a lungo all’Abbazia di Farfa e poi quella di San Paolo di Roma. Domina con superbo panorama la Bassa Valle del Tevere fino a Roma in un contesto paesaggistico di grande valore.