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La “Fontana del Facchino” a Roma

Una fra le più iconiche fontanelle rionali di Roma è la cosiddetta “Fontana del Facchino”, posta su Via Lata, a pochi passi da Via del Corso, che per il suo particolare aspetto non sfugge certo allo sguardo dei turisti. Realizzata nella seconda metà del Cinquecento, prima si trovava proprio su Via del Corso ma, in seguito alle mutazioni urbanistiche che interessarono la zona dopo l’Unità d’Italia, venne spostata nel sito attuale, ossia di fianco a Palazzo De Carolis, sede della Banca di Roma. Una leggenda popolare attribuirebbe il volto della statua a Martin Lutero, il quale soggiornò a Roma nel 1511, ma in realtà essa rimanda al misero mestiere medievale dell'”acquarolo”, che, previo modesto compenso, portava a piccole botti d’acqua a domicilio, evitando così ai suoi clienti di recarsi alle grandi fontane pubbliche. L’opera – probabilmente di Jacopo del Conte – appare dunque un omaggio a questa particolare figura di facchino, proprio nel momento in cui, alla fine del XVI secolo, venne riportata l’acqua corrente in molte strade della città, compresa appunto Via del Corso.


Il Moai di Vitorchiano

Il Moai è una presenza insolita che sorprende i visitatori di Vitorchiano: la leggenda dei Maori dice che porti fortuna toccare il suo ombelico!


Marzio e la “fidelitas” di Vitorchiano

A pochi passi della Porta d’ingresso al borgo medievale di Vitorchiano, e al cospetto delle sue mura merlate, si erge una bella quanto curiosa statua di un ragazzo “che si guarda un piede”. Realizzata da Luigi Fondi nel 1979 con il peperino locale, essa ritrae il leggendario personaggio noto come Marzio, in cui affondano le radici dell’antico legame fra Roma e Vitorchiano, sintetizzato dal motto “fidelitas” che si legge più volte inciso sugli edifici del paese. Si narra infatti che nel periodo repubblicano – all’epoca in cui Roma aveva invaso l’Etruria – un giorno un giovane pastore di nome Marzio corse a piedi nudi verso l’Urbe per avvisarla che un esercito etrusco-gallico marciava minaccioso da nord. Nel tragitto si trafisse un piede con una grossa spina ma, nonostante il dolore, continuò la sua missione portando il messaggio ai senatori, i quali avrebbero poi organizzato efficacemente la difesa: appena proferitolo – racconta la leggenda – egli cadde esanime ai loro piedi e così il governo romano gli dedicò una statua bronzea nel Campidoglio (in effetti una statua simile esiste davvero ed è custodita nei Musei Vaticani). Se in ogni caso il mito di Marzio può legittimamente essere relegato nel campo del mito (e della propaganda politico-culturale da entrambe le parti, che parimenti favorirono dell’alleanza), questo connubio fra le due città è ben documentato nel Medioevo, a partire dal quale non s’interruppe mai. Durante la guerra fra Viterbo e Vitorchiano, avvenuta nell’XII secolo, quest’ultima era assediata dall’attuale capoluogo, allora città potentissima e pronta a sfidare la stessa (decadente) Roma, la quale sarebbe corsa più volte in difesa della cittadina che stava lottando per la propria autonomia civica, a patto che essa gli pagasse delle tasse e mantenesse la propria fedeltà. Nel tempo il patto divenne amicizia e Vitorchiano ebbe l’onore di avere alcuni suoi cittadini nella guardia del Senato di Roma, e tutt’oggi alcuni vitorchianesi partecipano ad eventi solenni del Comune capitolino.


Il Dio Pan della Fontana Papacqua

Il Dio Pan: un volto rievocatore di quel mondo fiabesco e pregno di mitologia classica che ispirò l’arte manierista nella Tuscia. Siamo a Soriano nel Cimino, un luogo ricco di storia e leggende avvolto dalla magia dei Monti Cimini (cfr. “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”), e questo dettaglio appartiene alla famosa Fontana Papacqua del Palazzo Chigi-Albani (XVI sec.).


La Madonnina della Chiesa della Misericordia a Soriano nel Cimino

Di origini medievali e sede dell’omonima confraternita, la piccola Chiesa della Misericordia si incontra nel nucleo più antico di Soriano nel Cimino, salendo verso la Rocca degli Orsini. Aperta nei fine settimana da volontari del posto, racchiude numerose opere d’arte – frutto delle varie stratificazioni storiche (come i rimaneggiamenti rinascimentali e barocchi) – che costituiscono vere e proprie “chicche”. Spesso si tratta di manufatti inquietanti, così come risulta l’atmosfera della chiesa stessa. Uno di essi è una rara Madonnina posta in una teca sull’altare principale, la quale sembra fissare gli astanti con uno sguardo vago ma intenso: di incerta attribuzione, ritrae la Vergine Maria da bambina. Colpisce anche la presenza – sopra un altro altare – di una Vergine Nera di Loreto. Lasciamo la sorpresa al visitatore di scoprire gli altri dettagli curiosi di questo sconosciuto gioiello architettonico.


Tivoli-Villa D’Este, Fontana delle cento cannelle

La celebre Fontana delle cento cannelle di Villa d’Este a Tivoli, opera, come le altre nel giardino, del grande artista Pirro Ligorio, ideatore anche del Parco dei Mostri a Bomarzo.


Il Giardino dei Tarocchi

Capalbio-Giardino dei Tarocchi 1 RCRLB

Ideato alla fine degli anni Settanta dall’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle -che vi abitò per molti anni in una straordinaria residenza – il Giardino dei Tarocchi si trova in piena Maremma, sul confine fra Toscana e Lazio (Comune di Capalbio), e costituisce uno dei luoghi più insoliti e “fantastici” d’Italia.


Settefrati-Particolari scultorei nel borgo

Settefrati-Particolari scultorei nel borgo 1 RCRLB

Alcuni altorilievi di incerta fattura nel piccolo borgo di Settefrati, uno scrigno di interesse iconografico tutto da scoprire.


Roma-Fontana degli artisti in Via Margutta

Roma-Via Margutta, Fontana degli artisti 1 RCRLB

La bella Fontana degli artisti, opera di Pietro Lombardi del 1927, situata nella suggestiva Via Margutta a Roma, considerata appunto la “via dell’arte” per eccellenza a Roma fin dal Seicento.


Il Mosè di Michelangelo

Roma-Basilica di S. Pietro in Vincoli, Mosé RCRLB

Uno dei capolavori assoluti della scultura di tutti i tempi: il gruppo del “Mosè” di Michelangelo, eseguito dal sommo Maestro fra il 1513 e il 1515 e custodito nella bella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.


Bomarzo-Sacro Bosco, Orco

Bomarzo-Sacro Bosco, Orco 1 RCRLB.JPG

Uno scorcio ormai celeberrimo, quasi un’icona dell’arte nel Lazio. Visitatissimo in tutte le stagioni, il Sacro Bosco è letteralmente preso d’assalto in primavera, in effetti uno dei periodi (l’altro è l’autunno inoltrato) in cui si presenta nel suo massimo splendore. Tuttavia per godere appieno di questo luogo così poetico si sconsigliano i fine settimana e i festivi: chi può, ci vada nei giorni infrasettimanali, allorquando il silenzio e la solitudine divengono naturale corollario di questo ambiente estremamente suggestivo.


Villa Lante a Bagnaia, particolare

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Un particolare scultoreo in una delle molte fontane di Villa Lante a Bagnaia (XVI secolo), presso Viterbo. Scene di profondo romanticismo con le sculture, che richiamano dei, miti e leggende della classicità, corrose dal tempo ed immerse in un giardino ricco d’acqua e di alberi, mutevole ad ogni stagione.


Roma-Fontana del Pantheon

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Progettata nel 1575 da Giacomo della Porta (e ristrutturata nel Settecento da Filippo Barigioni con l’aggiunta dell’obelisco egizio), la magnifica, rinascimentale Fontana del Pantheon impreziosisce lo spazio urbano già eccezionale di Piazza della Rotonda (o “Rotonna” in dialetto).


Supino-Simboli massonici sul portale di Palazzo Bavari

Supino-Palazzo Bavari, simboli massonici RCRLB.jpg

Nel cuore del borgo di Supino, sui Monti Lepini, il settecentesco portale d’ingresso di Palazzo Bavari presenta chiari simboli massonici. 


Fontana del Mascherone di Santa Sabina a Roma

Roma-Fontana del Mascherone di S. Sabina RCRLB.jpg

Situata di fronte alla Basilica di Santa Sabina, la pittoresca Fontana del Mascherone venne realizzata intorno al 1593 su progetto di Giacomo della Porta: originariamente si trovava nell’area del Foro Romano, allora denominato “Campo Vaccino” poiché vi pascolavano i bovini. Egli riutilizzò un’antica vasca di granito circolare e fece arricchire la composizione con una maschera scolpita dal noto artigiano Bassi. La fontana venne più volte smembrata e collocata in diversi punti della città fino alla definitiva sistemazione sull’Aventino nel 1936, addossata al muro della Rocca Savella.


Fontana a fuso di Vitorchiano

Vitorchiano-Fontana a fuso

L’elegante fontana “a fuso” di Vitorchiano, che introduce al bellissimo borgo medievale. Di fattura duecentesca, deve il suo nome alla particolare forma a fiore della cuspide, secondo alcuni studiosi di derivazione etrusca. Vitorchiano e il suo territorio serbano numerose sorprese al visitatore: per saperne di più si faccia riferimento alla nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”. Per inserire invece il borgo in un itinerario più ampio si veda il nostro articolo “Borghi e paesaggi segreti della Tuscia (parte 2: da Viterbo a Sermugnano”).


Il “Sacro Bosco” di Bomarzo

   Il “Sacro Bosco”, meglio noto come “Parco dei Mostri”, rappresenta senza dubbio uno dei siti d’interesse artistico più singolari ed emozionanti d’Italia. Nato nel 1552 per volere di un personaggio stravagante del Cinquecento italiano quale Pier Francesco “Vicino” Orsini, e su progetto del famoso architetto ed antiquario napoletano Pirro Ligorio, il Sacro Bosco sorge in una solitaria valletta tufacea ai piedi di Bomarzo, piccolo borgo medievale della Tuscia Viterbese (vedi anche “La Piramide di Bomarzo” e “Borghi e paesaggi segreti della Tuscia-parte 2: da Viterbo a Sermugnano“).

Veduta di Bomarzo

   Giacciono nel parco statue e costruzioni scolpite in blocchi litici talvolta enormi, avvolte armoniosamente dalla vegetazione e da un’atmosfera estremamente romantica e suggestiva: un elefante da guerra, un drago, una tartaruga enorme, un gigante che squarcia il suo rivale, un orco dalle fauci aperte, una casa pendente e altre immagini stravaganti, rese ancor più pittoresche dal lavorio del tempo che ne ha arricchito le sfumature e le colorazioni. Un luogo, questo, assolutamente unico al mondo (paragonabile, ma soltanto in parte, alla settecentesca Villa Palagonía di Bagheria, in Sicilia) e tuttavia rimasto nell’oblio per circa quattro secoli, nel corso dei quali leggende del volgo lo popolarono di elfi, spettri e creature demoniache. Dopo la morte del “Vicino”, infatti, il parco cadde ben presto in uno stato di totale abbandono che perdurò fino alla prima metà del Novecento, quando la curiosità di artisti italiani e stranieri (come ad esempio il pittore olandese Carel Willink o il grande maestro surrealista Salvador Dalì) ne permise la riscoperta e ne favorì di conseguenza il recupero, avvenuto grazie all’impegno di Giovanni Bettini e della sua famiglia (peraltro proprietaria attuale del complesso). Il “Parco dei Mostri” iniziò così a richiamare l’attenzione di intellettuali e studiosi anche di fama internazionale (come ad esempio lo scrittore argentino Manuel Mújica Laínez, che ne trasse ispirazione per il suo romanzo “Bomarzo”) nonché di un numero sempre crescente di turisti.

Casa Pendente

   A prima vista l’estetica di questo luogo, ricco di citazioni classiche, pare conformarsi alla moda del grottesco, del mitico e del fantastico diffusasi in Italia durante il tardo Rinascimento (seconda metà del XVI sec.), e che caratterizzò ville, palazzi e ninfei dell’epoca, concepiti in forme tali da stupire e divertire il visitatore (si pensi ai fasti di Villa d’Este a Tivoli, di Villa Farnese a Caprarola e di Villa Lante a Bagnaia). Del resto su una lapide del parco si legge: «Voi che pel mondo gite errando, vaghi / di veder maraviglie alte et stupende, / venite qua, dove son faccie horrende / elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi». Tuttavia la straordinarietà del Parco di Bomarzo, con le sue “mostruose” figure e le sue bizzarre creazioni, abbinate ognuna a frasi e a pensieri di chiara impronta ermetica incisi sulla pietra, ha stimolato tra gli osservatori svariate ipotesi sulle ragioni del suo concepimento da parte dell’Orsini. E sicuramente tra le più affascinanti v’è quella secondo cui la “Villa delle Meraviglie” (come venne anche chiamato il Sacro Bosco dai suoi ideatori) costituirebbe un vero e proprio viaggio esoterico ed iniziatico, al quale soltanto i convenuti “illuminati” o i visitatori ben disposti nello spirito sarebbero invitati a prendere parte. Nel libro “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito” proponiamo una nostra personale interpretazione di questo percorso occulto.

L'Orco

   Al di là dell’aspetto misteriosofico, rimane comunque piuttosto curioso il fatto che un uomo d’arme come Vicino Orsini abbia di punto in bianco abbandonato il mestiere del soldato per una vita riservata e contemplativa. Si pensa che ciò avvenne a causa dell’improvvisa morte della moglie Giulia Farnese di modo che l’intero significato dell’opera sarebbe da ricondurre al tema dell’amore («Sol per sfogar il core», come si legge su una lapide del misterioso teatro neo-romano situato poco prima della Casa Pendente). Allo stesso tempo però, la rilettura recente di documenti dell’epoca da parte di alcuni studiosi ha fatto pensare anche ad un episodio ben preciso che forse scatenò questo desiderio di isolamento e ripiegamento interiore. Nel 1557 Vicino Orsini partecipò alla distruzione di Montefortino (l’odierna Artena), sui Monti Lepini, e al massacro della sua intera popolazione, sotto il diretto ordine di papa Paolo IV, il quale voleva punire la cittadina del suo tradimento in favore degli Aragonesi, nell’ambito della guerra fra Papato e Regno di Napoli (al tempo governato dagli Spagnoli) del 1556-57. Tale orrore lo avrebbe convinto ad abbandonare la carriera militare.

Artena-Veduta

   Saranno andate davvero così le cose? Non ne abbiamo la certezza. Ma di sicuro c’è che appare alquanto strano che un signore il quale da più di dieci anni esercitava l’arte della guerra, traendone profitti ed onori, ma anche indurendo il cuore e rendendo gretto l’animo, quasi d’improvviso si rendesse ispiratore di un’opera così profonda, sensibile ed evocativa come il Sacro Bosco. Tutto ciò rimane e rimarrà un mistero che il Vicino si è portato nella tomba. Quel che a noi rimane è tentare di carpire i messaggi nascosti dietro le pittoresche sculture di questo incredibile giardino oppure lasciarsi semplicemente incantare, come fanciulli, da un luogo che pare appartenere più ai sogni e alla fantasia che alla realtà.