Sulle solitarie alture in località Prataglia, sui Monti Simbruini, si trovano i pochi resti di una rocca medievale, detta de La Prugna, circondati dalla vegetazione. Posto a controllo di antiche strade commerciali fra Lazio e Abruzzo, il fortilizio è avvolto da un alone di mistero. Nei dintorni si apre uno straordinario panorama sulla Valle dell’Aniene.
Situato a poca di stanza dalle rive del Lago di Bolsena, in una solitaria valletta, San Lorenzo Vecchio è uno dei siti archeologici meno conosciuti eppure più affascinanti della Tuscia. Di origine etrusca e poi divenuto municipium romano, il borgo – un tempo noto come San Lorenzo alle Grotte – nell’Alto Medioevo subì le scorrerie barbariche finendo assoggettato ai Longobardi e conservando a lungo, nei documenti storici, il toponimo di Castrum San Laurentii. Venne abbandonato nel Settecento per una grave epidemia di malaria e le sue pietre furono utilizzate per la costruzione di San Lorenzo Nuovo. In questo luogo si respira un’atmosfera cupa, malinconica mentre le grotte, così diverse (tombe, colombari, cantine, ecc…) e spesso bizzarre, ricche di oscuri cunicoli, danno un tocco di “inquietudine”. Uno degli scorci più suggestivi è quello in foto dove una caverna, scavata con una teoria di archi, conduce al cospetto di una specie di “Orco”, con lo sguardo feroce quanto disperato, che sfuma la sua espressione a seconda della posizione da cui lo si guardi. A molti istintivamente ricorda l’Orco del Parco dei Mostri di Bomarzo, ma, a differenza di quest’ultimo, non sappiamo la datazione, la fattura e la funzione di questa “scultura”. Purtroppo il sito archeologico – oltre ad essere inserito in una proprietà privata – risulta attualmente nel più completo abbandono per via della vegetazione infestante che ne rende la visita assai complicata (se non pericolosa). E possibile però ammirare alcune cavità dalla recinzione, zoomando – se dotati di buona fotocamera – al suo interno. Per associare questo sito ad itinerari più ampi: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1 “.
Microcosmo medievale, perso nel verde della Valle del Farfa, il piccolo borgo di Bocchignano (un tempo conosciuto come Bucciniano) è qualificato dal campanile romanico-gotico di San Giovanni Battista. Ci troviamo in una delle zone più misteriose e suggestive del Lazio, fortemente segnata dalla storia dell’Alto-Medioevo, soprattutto da quell’oscuro passaggio fra Longobardi e Franchi, di cui seppe favorire la potente Abbazia di Farfa, che sarebbe divenuta – e poi rimasta a lungo – signora incontrastata di queste terre. Il toponimo dell’antica Buccinianum risalirebbe al termine buccina – una sorta di “olifante” o “corno da guerra” – oppure alla presenza di un tempio dedicato alla dea Vacuna, da cui Vacunianum, evidentemente – per “betacismo” – poi alterato dalla lingua volgare nel corso del tempo in Bacunianum. L’impianto originario del castrum longobardo è costituito da una triplice cinta, il cui simbolo curiosamente appare anche ai piedi della suddetta chiesa del paese, di origine duecentesca. Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.
Di origini alto-medievali (forse IX sec.), il Castello di Maenza passò fra le mani di molte famiglie baronali, fra cui i De Ceccano e i Caetani, trovandosi più o meno al confine fra le loro sfere geografiche di influenza. Nel 1274, ospite della nipote Francesca Annibaldi, vi soggiornò Tommaso d’Aquino che, in preda a un malore, dovette interrompere il viaggio verso Lione e che di lì a breve avrebbe ripiegato a Fossanova, laddove sarebbe poi spirato. Nei secoli successivi il maniero venne trasformato in residenza signorile e anche in questo caso passò di casato in casato. Le varie epoche sono testimoniate dai diversi cicli di affreschi e dalle diverse decorazioni ravvisabili negli interni. Il severo maniero domina il suggestivo borgo di Maenza (caratterizzato fra l’altro di una ricca “iconologia magica”), ospita un museo ed è visitabile nei fine settimana.
La salita all’Eremo di San Leonardo, suggestiva costruzione rupestre dell’VIII-IX secolo ricavata da una grossa cengia dei Monti Sabini, nei pressi di Roccantica: fu quasi sicuramente realizzato da un seguace di Leonardo da Noblac. Un luogo di straordinaria spiritualità sempre più visitato dagli escursionisti e dai fedeli.
Situata nel cuore del Lazio, a poca distanza dalla Capitale, la Rocca di Castel San Pietro Romano fu edificata nel X secolo, sui resti di un antico arx del periodo repubblicano, dalla famiglia del pontefice Giovanni XIII quale baluardo del feudo prenestino. Il suo utilizzo in particolare come carcere è attestato da alcuni prigionieri illustri come Corradino II di Svevia e Jacopone da Todi. La fortezza subì una notevole ristrutturazione nel Quattrocento ad opera dei Colonna. Proponiamo qui di seguito una galleria di immagini di questo importante monumento laziale, consigliando altresì la lettura della nostra guida “I castelli perduti del Lazio” per una descrizione più dettagliata.
Le rovine della Torre dell’Isola Conversina (o Torre Stroppa), costruita nell’Alto Medioevo su un antico sito falisco, lungo un diverticolo della Via Amerina. Appartenne al Monastero dei Santi Cosma e Damiano in Mica Aurea, poi San Cosimato, a Trastevere.
Nel sito archeologico di Corviano, noto per le sue abitazioni rupestri d’epoca villanoviana (e riutilizzate in epoche successive), si trova una piccola necropoli longobarda, con i ruderi di una chiesetta romanica e tombe a sagoma umana (o “antropomorfe”): nell’immagine appare, in modo struggente e tragico, un’intera famiglia. In questo luogo, perso nella natura selvaggia, si respira un’atmosfera pregna di mistero, che rimanda all’oscura epoca del cosiddetto “Corridoio bizantino” (VI-VIII sec.), quando codeste vallate costituivano vere e proprie frontiere fra il dominio greco e quello germanico su un’Italia ormai lontana dallo splendore imperiale.
Fondata nel 735 d. C. dai monaci dell’Abbazia di Farfa, l’Abbazia di San Salvatore Maggiore si staglia con la sua mole massiccia, quasi come una fortezza, nel sereno scenario dei Monti del Cicolano.
La porta principale d’accesso al piccolissimo borgo di Montasola, affiancata da un torrione circolare. Questo villaggio “di poggio” – che tradisce l’origine quale castrum altomedievale – domina le dolci colline e i verdi monti della Sabina, regalando un panorama mozzafiato.
Uno scorcio del delizioso borgo medievale di Lugnola, nell’estremo angolo nord della Sabina Tiberina, al confine con la Sabina Narnense, qualificato dall’antica Chiesa di San Cassiano (X sec.).
Una veduta romantica della torre del Castello di Chia, conosciuto anche come “Castello di Pasolini” in quanto il famoso regista lo abitò nell’ultimo periodo della propria vita. Sorge ai margini della Piana Cimina, nella Teverina, a balcone sulla splendida Valle del Fosso Castello, tra i borghi di Chia e Bomarzo ma nel Comune di Soriano nel Cimino.
Situata poco a nord di Roma, su un terrazzo fluviale del Tevere in vista delle colline della Sabina, la bellissima Abbazia di Sant’Andrea in Flumine si nasconde discreta e defilata dallo sguardo distratto dei migliaia di automobilisti che percorrono l’A1 ogni giorno e resta incredibilmente fuori da ogni circuito turistico. Eppure è uno dei tanti tesori artistici ed architettonici del Lazio che non si può non conoscere: malgrado la vicinanza con l’autostrada, né il paesaggio né l’atmosfera sembrano risentirne più di tanto ed anzi il luogo emana una forte spiritualità. Edificata nel VIII secolo dai carolingi su un’antica chiesa del VI secolo, tuttora ammirabile, fu una delle grandi abbazie imperiali benedettine nei dintorni di Roma, come la vicina Farfa. Oggi la splendida location è utilizzata per i matrimoni e aperta alle visite.
Uno scenografico scorcio del borgo di Bassano in Teverina, posto a balcone sulla Valle del Tevere, poco a nord di Orte. Il centro storico è stato completamente ristrutturato negli ultimi decenni, dopo che nella Seconda Guerra Mondiale un’esplosione lo aveva gravemente danneggiato. Il suo territorio – che conserva cospicui resti archeologici d’epoca etrusca, romana e medievale – è legato all’antico ricordo della famosa Battaglia del Lago Vadimone (309 a. C.), laddove gli Etruschi furono definitivamente sconfitti dai Romani.
Una veduta dal basso di Roccantica, splendido borgo medievale nel cuore della Sabina Tiberina. Il villaggio, dominato dai ruderi di un castello, si staglia in modo spettacolare fra i boschi di lecci e querce incutendo al visitatore un senso di ammirazione e rispetto. L’ambiente circostante racchiude due tesori, uno storico e l’altro naturalistico: rispettivamente l’Eremo di San Leonardo e la gigantesca dolina nota come il “Revotano”, del diametro di circa 250 metri, cui sono legate leggende popolari (per saperne di più si consiglia la nostra guida “Lazio, i luoghi del mistero e dell’insolito”).
Il Fiume Tevere fra Baschi e Castiglione in Teverina, antico confine storico-naturale fra Umbria ed Etruria e nei secoli dell’Alto Medioevo “autostrada d’acqua” di collegamento del “Corridoio Bizantino”, e successivamente cuore dello Stato Pontificio.
Le tetre rovine del misterioso Castello di Vicalvi sorvegliano il Lago di Posta Fibreno e l’accesso alla Val di Comino, stupenda plaga che in primavera si veste di mille colori. Di origini longobarde, il poderoso maniero è visitabile purtroppo solo sporadicamente ma per chi abbia la fortuna di entrarvi resta un ricorso indelebile. Per maggiori informazioni: “I castelli perduti del Lazio… e i loro segreti”.
La “città morta” di Cencelle giace su un solitario altopiano nella Bassa Valle del Mignone, in una delle zone più belle ed intatte dell’intero Lazio. Sorvegliata dai selvaggi Monti della Tolfa, appare al visitatore come un luogo malinconico e desolato, con i suoi mozziconi di torri che a raggiera spuntano dal perimetro dell’abitato, facendola idealmente assomigliare alla toscana Monteriggioni. Come in quest’ultimo caso, infatti, si tratta di un esempio eloquente di “terra murata” i cui ruderi, nelle loro forme architettoniche, sono rimasti immutati dall’inizio del XV secolo, epoca del suo definitivo abbandono in favore della più comoda e fiorente Civitas Vetulas (l’odierna Civitavecchia). Qui di seguito alcune immagini che testimoniano lo splendore paesaggistico del sito, incorniciato dallo struggente scenario della Maremma Laziale che fra aprile e maggio esprime il suo meglio. Ricordiamo che Cencelle fa parte del nostro itinerario “Borghi e paesaggi segreti della Tuscia, parte 1”.
I suggestivi ruderi del Castiglione, presso Palombara Sabina, alle falde del Monte Gennaro. Si tratta di uno dei “manieri perduti” più affascinanti del Lazio, notevole esempio di castrum alto-medievale (forse longobardo). Per saperne di più si faccia riferimento al nostro libro “I castelli perduti del Lazio”.
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