Attraversato dall’antica Via Clodia, Blera è un borgo assai interessante, ricco di dettagli architettonici relativi all’epoca medievale e rinascimentale. Seppur meno curato e celebrato di quello della vicina Barbarano Romano, questo bellissimo centro storico sorprende per i numerosi scorci pittoreschi e merita di essere “gustato” con calma.
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Ponte della Torretta a Blera
Le valli che circondano Blera – cittadina attraversata dall’antica Via Clodia – custodiscono un patrimonio storico-archeologico inestimabile: qui nella foto vediamo il cosiddetto Ponte della Torretta, caratterizzato da una piccola ma assai pittoresca torre di avvistamento del XIII secolo. Nei pressi è la medievale Cappella di San Sensia (o San Senzio), dedicata ad un personaggio caro agli abitanti del posto quale secondo patrono (dopo San Vivenzio), in bilico fra la storia e la leggenda.
La magia della Valle del Biedano
La Valle del Biedano è una delle vallate più belle ed integre dell’Alto Lazio etrusco ma risulta ancora scarsamente considerata e studiata a livello fotografico, se non il tratto del Parco Regionale Marturanum a Barbarano (e di solito ci si limita al fondovalle nella splendida forra). Qui siamo nella sconosciuta zona, fra Blera e Vetralla, in cui il Fiume Biedano riceve le acque del Torrente Grignano. La foto è scattata dal Monte Panese – nei pressi di Vetralla – o meglio da una delle finestre che si aprono fra la vegetazione di questa boscosa e solitaria altura, di rado raggiunta da escursionisti o fotografi, e mostra la ricchezza e la varietà di questo prezioso paesaggio.
Buon 2023!
Un felice anno nuovo da uno dei “paesaggi segreti” più evocativi del Lazio, ossia i Monti della Tolfa dalla strada per Luni sul Mignone. Che sia un anno all’insegna di escursioni, esplorazioni sul territorio e… nuove scoperte!
Il gatto e il fontanile a Blera
Ormai capita spesso di passeggiare nei nostri borghi e trovarli praticamente deserti. Fino a quindici anni fa era ancora abbastanza normale vedere gli anziani seduti sulle sedie, sulle panchine, sui muretti, magari di fronte alle proprie porte di casa, che aspettavano il saluto da parte del “forestiero”, visto come segno di educazione e rispetto, rispondendo sempre con un sorriso compiaciuto. Oggi invece i veri abitanti dei paesi sembrano essere divenuti i gatti. Se ne trovano a bizzeffe, soprattutto nelle zone più antiche e “scomode” dei centri storici, talvolta nutriti e coccolati da qualche appassionata di felini che miracolosamente continua a viverci. In ogni caso i loro sguardi profondi e curiosi sembrano aver sostituto del tutto quelli degli anziani di un tempo…
Il ponte in ferro di Luni sul Mignone
Il caratteristico ponte in ferro che scavalca il Fiume Mignone visto dall’Altopiano di Luni, luogo di insediamenti protostorici. Faceva parte della ferrovia Capranica-Civitavecchia, dismessa molti decenni fa. Oggi la sede ferroviaria è l’unico accesso possibile (con fuoristrada) a questo magnifico sito archeologico e paesaggistico. Auspichiamo la sua trasformazione almeno parziale in una pista ciclabile, come sta accadendo per altre ex-ferrovie sparse per l’Italia, al fine di valorizzare e rendere fruibile in modo sostenibile una zona ancora incontaminata e di straordinario potenziale turistico, vanto del Lazio e dell’intera Etruria.
La Tomba delle Cariatidi presso Luni
Situata a poca distanza dal Fiume Mignone, in una località remota e selvaggia, la Tomba delle Cariatidi è una delle più belle sorprese archeologiche dei Monti della Tolfa. Appare all’improvviso in una suggestiva macchia di querce e grandi massi tufacei che sorveglia dall’alto il limpido Torrente Canino. Datata al IV secolo a. C., è caratterizzata dalla raffinatezza degli ornamenti, per quanto riguarda sia l’esterno, che riporta uno splendido esempio di “Porta dell’Aldilà”, sia l’interno, con cornici, pilastri e un consunto volto femminile (da cui deriva il nome del sepolcro). Nelle immediate vicinanze si notano altre tombe etrusche e insediamenti o manufatti di incerta origine. Per raggiungere questa autentica perla occorre seguire il sentiero CAI dalla Stazione abbandonata di Monte Romano verso Tarquinia, costeggiando il ruscello (sulla nostra sinistra), che andrà guadato un centinaio di metri prima della sua confluenza col Mignone; infine basterà seguire alcuni segnavia rossi presenti nel bosco, salendo sulla sinistra.
La magia dell’Etruria
Fra i tanti “paesaggi segreti” del Lazio – tema a noi molto caro, come sapete – spicca senza dubbio l’area intorno a Civitella Cesi e nei pressi del sito archeologico etrusco di San Giovenale. Qui, nella porta settentrionale della Tolfa, si aprono all’improvviso grandi orizzonti rurali e naturali, che nell’animo sensibile incutono stupore e allo stesso tempo mistero, in un mix straordinario di sensazioni e sentimenti. Il cuore magico dell’Etruria si svela così, al contempo dolce e selvaggio, in ultima analisi immensamente poetico.
La Tomba della Casetta
La suggestiva Tomba della Casetta, con la sua caratteristica scala laterale: si trova nella Necropoli di Grotta Penta (VI-IV sec. a. C.), appena fuori dall’abitato di Blera, che prende il nome da alcune sepolture in cui permangono resti di pitture.
Vicolo a Blera
Blera è un pittoresco centro della Maremma Viterbese. Molto meno curato e “turistico” di quello della vicina Barbarano Romano, offre comunque scorci suggestivi. Il paese è al centro di una zona affascinante e misteriosa a livello storico-archeologico-paesaggistico: per saperne di più si consiglia la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
Necropoli di Pian del Vescovo a Blera
La suggestiva Necropoli di Pian del Vescovo ai piedi del borgo medievale di Blera. Tutta l’area della Valle del Biedano è colma di vestigia etrusche disseminate in un territorio ancora per larghi tratti selvaggio o comunque eminentemente rurale. Ruderi romani e medievali completano un quadro a dir poco affascinante ove natura e storia si mescolano in maniera straordinaria. Per saperne di più: “Lazio, i luoghi del mistero e dell’insolito”.
Sasso del Predicatore
Uno dei “Sassi del Predicatore” che giacciono solitari nella misteriosa Valle del Vezza, ribattezzata la “valle dei megaliti”. Siamo fra Bomarzo e Vitorchiano, ove in un territorio ancora intatto si mescolano in modo straordinario natura selvaggia e testimonianze archeologiche d’epoca antica e medievale. Rilevante la presenza di sepolcreti romani con iscrizioni latine nonché di are etrusche probabilmente adibite all’osservazione degli astri, come quella ritratta nella foto. Una zona unica nel suo genere (collegata idealmente sia alla Piramide di Bomarzo sia al Sacro Bosco) che meriterebbe di essere conosciuta e valorizzata di più.
Il Ponte del Diavolo e la Valle del Biedano da Blera
Il Ponte del Diavolo, monumento d’epoca romana, sorge ai piedi dell’abitato di Blera, immerso in un contesto paesaggistico di profonda suggestione. Questi luoghi, già di antica frequentazione etrusca, sono attorniati da molte leggende che li vorrebbero un tempo frequentati da mostri che avrebbero vissuto nelle varie cavità presenti nella vallata. Per saperne di più, si veda la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
Luni sul Mignone, cuore segreto d’Etruria
Posto nel versante viterbese dei Monti della Tolfa e a poca distanza da Blera e Civitella Cesi, il sito archeologico di Luni sul Mignone rappresenta il cuore di una zona solitaria e di straordinario valore paesaggistico.
L’accesso è di grande suggestione e assai singolare: dopo aver percorso qualche chilometro di una polverosa e malmessa sterrata (così malmessa da essere davvero scoraggiante…) in una campagna solenne, dagli orizzonti immensi (e chiusa di fronte a noi dai crinali boscosissimi della Tolfa), deserta, spoglia, terrosa d’estate, verdissima in primavera, si imbocca il tracciato della vecchia ferrovia abbandonata Capranica-Civitavecchia che si insinua in una trincea, superando una prima inquietante galleria.
La ferrovia risale all’Ottocento ed era utilizzata dai minatori della Tolfa, fu poi riadattata prima della Seconda Guerra mondiale ed infine abbandonata nel 1961 a causa di una frana. Percorsa per 2-3 chilometri la ferrovia, e oltrepassata l’ennesima pittoresca galleria, si giunge infine ai piedi della rupe di Luni, ove una scaletta permette di salire all’altopiano. E’ prima però raccomandabile proseguire pochi metri avanti, fino ad uno scenografico ponte in ferro che scavalca il Fiume Mignone, un vero e proprio reperto di archeologia industriale (o meglio “infrastrutturale”).
Qui bisogna assolutamente stare attenti alle pericolosissime falle che si aprono sul ponte stesso e che possono far cadere di sotto (o ferire seriamente) coloro i quali si abbandonino alla contemplazione del luogo: cosa molto facile ad accadere, in quanto affacciandosi dal ponte stesso si può ammirare un tratto stupendo della Valle del Mignone, che si insinua tra colli conici e selvosi; con una facilità estrema si può assistere al volo di enormi rapaci e altri uccelli predatori: noi ne abbiamo visti molti, che si buttano in picchiata, tranquillamente di fronte agli astanti, per prendere i pesci che abbondano nelle acque del fiume.
Lo scenario naturale è veramente magnifico e per goderlo appieno occorre salire all’altopiano delle rovine: da qui il panorama è ancora più largo verso la Valle del Mignone che appare anche nel suo tratto “alto”, particolarmente spettacolare; si gode inoltre un buona vista sui Monti Sabatini, Cimini e della Tolfa e sulle alture della Valle del Biedano… A 360° solo verde e bellezza… E poi il silenzio, il vento che ti accarezza il viso, i buoi maremmani, enormi ma mansueti, che guardano con te il paesaggio…
L’area archeologica conserva importantissime tracce di un insediamento pre-villanoviano, seppur per lo più scarsamente leggibili dai profani. Molto interessante è la cosiddetta “casa del capo-villaggio”, poi parzialmente recuperata in epoca cristiana e adibita a chiesetta rurale, di cui si ammira un altare e una colonna ricavata nella roccia. L’atmosfera è pregna di mistero ed enigmatica, facendo pensare a come sia strano che luoghi un tempo abitati e pieni di vita oggi appaiano “fuori dal mondo”.
Concludendo, Luni sul Mignone è un luogo fuori dal comune, anche per la presenza della ferrovia abbandonata: assolutamente da visitare in primavera e nell’autunno inoltrato per la bellezza della campagna, ottimo per gli amanti della mountain-bike e del cavallo, in una zona tra le più solitarie dell’intero Lazio.
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