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La Cascata Braccio di Mare

La Cascata Braccio di mare è una delle più suggestive fra le numerose cascatelle che si incontrano lungo lo stupendo e frequentatissimo sentiero che parte dalla Necropoli della Banditaccia di Cerveteri e si inoltra nel cuore dei misteriosi Colli Ceriti. Questo salto d’acqua – posto praticamente a metà percorso – è impreziosito dalle memorie classiche e leggendarie che vi aleggiano: fu citata persino da Virgilio nell’VIII libro dell'”Eneide”, allorquando ad Enea – il quale si trovava a viaggiare di qui – apparve dalle fredde acque del “gelidus caeritis amnis” la dea Venere annunciandogli la gloria della sua progenie.


Sentieri fiabeschi

L’aspetto “fiabesco” del sentiero che conduce alle Pozze del Diavolo, sui Monti Sabini.


Le Pozze del Diavolo

Ormai frequentate ed amate dagli escursionisti romani, le cosiddette “Pozze del Diavolo” sono un insieme di splendide vasche calcaree dall’acqua color smeraldo – formate nel corso del tempo dal Torrente Galantina, che nasce nei pressi del sovrastante Passo del Tancia, nel cuore dei Monti Sabini. Vi si ammirano diverse cascatelle, di cui una – alta una decina di metri circa – particolarmente pittoresca (nota come la “Cascata del Diavolo”, appunto). L’unico neo è l’estrema variabilità della portata del torrente, che spesso d’estate va completamente in secca mentre anche in alcuni momenti delle altre stagioni non assicura un afflusso idrico sufficiente. Si consiglia quindi di informarsi bene prima di partire! Da sottolineare la bellezza del bosco che si attraversa – con molti alberi “muschiati” e in generale un’atmosfera fiabesca – e la purezza delle acque del Galantina, rifugio di salamandre e di altre specie rare di anfibi ed insetti. Un luogo di notevole valore naturalistico e paesaggistico, impregnato – come se non bastasse – dalle memorie e dalle tracce di eremiti e cavalieri che si affastellano in questa zona magica del Lazio.


“Volando” da Monte Riccio

Sempre alla ricerca di “paesaggi segreti” del Lazio, stavolta in compagnia dell’amico Adrian Moss di Explore Tuscia, eccoci a svelavi un inedito panorama “a volo d’uccello”, quello cioè dall’iconica collina di Montericcio (o Monte Riccio, a 130 m. s.l.m.), che – con i suoi piccoli ma suggestivi calanchi – spicca nel verde primaverile della magnifica Valle del Mignone, cuore d’Etruria.


Ai piedi della “Cattedrale”

Uno dei “paesaggi fantastici” più straordinari d’Italia culmina con l’arrivo alla cosiddetta “Cattedrale”, un colle di guglie d’argilla sottoposte ad incessante erosione, destinato inevitabilmente a scomparire. Un luogo che spinge a meditare – in tempi rapidissimi – su quanto siano transuenti non solo le opere umane ma anche quelle della natura.


La Cascata del Picchio a Nepi

La bellissima Cascata del Picchio scroscia in una delle forre che circondano Nepi ed è raggiungibile direttamente dall’abitato a piedi lungo un sentiero molto piacevole e a tratti avventuroso.


Il Monte Elefante dal Terminillo

La “piramide” del Monte Elefante – appena ricoperta dalle timide nevi di questo mite febbraio – vista (assieme alle circostanti elevazioni) dalle pendici del Terminillo.


Lo Speco di San Michele Arcangelo a Nemi

Nascosto nel bosco alle pendici del borgo medievale di Nemi – e a balcone sull’omonimo lago, che si intravede tra le fronde degli alberi – l’Eremo di San Michele Arcangelo è uno dei luoghi più suggestivi e meno conosciuti dei Castelli Romani. Le prime fonti storiche sul romitorio ci giungono dal XII secolo e ci rammentano l’esistenza in situ di una chiesa paleocristiana dedicata a San Nicola (VI secolo). Dopo decenni di abbandono e quasi di oblio, la località (il romitorio in sé è chiuso da un cancello e aperto in speciali occasioni) è stata recuperata e resa nuovamente fruibile grazie al lavoro di volontari, del CAI e del parco regionale, con la realizzazione di uno splendido sentiero che scende a sinistra appena fuori dal paese oltre la porta (seguire i segnavia bianco-rossi) e che è sempre più frequentato per la straordinaria bellezza e il fascino misterioso di questi luoghi in cui il mito si fonde con la storia.


Vitorchiano medievale

Uno scorcio dallo schietto sapore medievale di Vitorchiano, dal panoramico – ma poco conosciuto – sentiero ad anello che gira attorno al paese.


In attesa del foliage…

Fra una o massimo due settimane “esploderà” lo spettacolo del “foliage” nelle aree appenniniche del Lazio: qui siamo lungo il sentiero per il Monte Autore (nel Parco Regionale dei Monti Simbruini), escursione facile e adatta anche alle famiglie (partendo da Campo dell’Osso), che permette di ammirare al meglio questo fenomeno naturale. Per le zone di mezza montagna e soprattutto per quelle collinari invece occorrerà aspettare la fine del mese o – se le temperature continueranno ad essere elevate – novembre per avere dei colori interessanti.


Rifugio Canai sui Monti Lepini

Situato in un angolo solitario dei Monti Lepini, fra boschi secolari di faggio, all’interno del Comune di Gorga, il Rifugio Canai è uno dei migliori bivacchi del Lazio: sempre aperto, dotato di tutto l’essenziale e affiancato da una comoda veranda con tavolo e panche, è al centro di una rete di rifugi piuttosto fitta, gestita da enti e associazioni locali. Poco a valle è l’omonimo fontanile d’acqua potabile, raggiungibile tramite una lunga e malmessa carrareccia. Il piccolo rifugio sta diventando pian piano un punto di riferimento per chi effettua trekking e traversate sui Lepini Orientali ma è tuttora sconosciuto all’escursionismo romano, che quando percorre i Lepini si indirizza per lo più verso il Monte Semprevisa e le cime maggiori del gruppo. Ed è un peccato perché il Rifugio Canai, con la sua insolita e graziosa architettura che richiama le baite trentine e alto-atesine, è un luogo di eccezionale poesia, dove ci si sente immersi completamente nella natura selvaggia e quasi fuori dal mondo. Eppure si è in Provincia di Roma, a poche decine di chilometri dalla Capitale! Dal Rifugio Canai si possono raggiungere località suggestive come gli altopiani del Lontro e il Monte Sprone Maraoni oppure il Monte Semprevina e i Prati di Santa Susanna. Speriamo che questo nostro post possa essere un contributo a divulgare le bellezze ambientali e paesaggistiche del Comune di Gorga.


Il Terminillo e le sue rocce

L’aspetto alpestre del Terminillo dalla magnifica strada della Vallonina.


Verso la “Cattedrale”…

La primavera è in assoluto la stagione migliore per esplorare la magnifica Valle dei Calanchi di Bagnoregio, con le sue celebri “Dolomiti d’Argilla”. Purtroppo allo stato attuale molti dei sentieri possibili sono stati preclusi (in modo non sempre chiaro) dai proprietari dei fondi in cui essi transitano: una situazione ormai paradossale poiché una valle che ha potenzialità turistiche così immense, grazie alla presenza di Civita di Bagnoregio, è oggi di fatto inaccessibile nei suoi percorsi più “fattibili” e sicuri. Ebbene, per ammirare questi straordinari paesaggi – cosa che dovrebbe essere un diritto di tutti in una democrazia, visto che il territorio è un “bene comune” – occorre ormai zig-zagare su valloni e crinali impervi spesso a proprio rischio e pericolo. La situazione migliora sensibilmente sul versante di Lubriano, anche se la mancanza di manutenzione (e di segnaletica) dei sentieri rende di fatto quasi impossibile l’effettuazione degli stessi. Auspichiamo che il Comune di Bagnoregio sappia intervenire per per rendere nuovamente fruibili i sentieri sui calanchi, aprendo al contempo, nuove prospettive di sviluppo economico della vallata.


In autunno, sulle “highlands” del Lazio

I Monti Simbruini sono stati definiti da alcuni come le “highlands” del Lazio, per via del loro peculiare paesaggio, caratterizzato da vasti orizzonti più orizzontali che verticali. In questo massiccio – che presenta comunque vette relativamente importanti per l’Appennino, come il Monte Viglio (2156 metri s. l. m.) – si trovano infatti numerosi altopiani carsici, che donano la sensazione di “grandi spazi”: essi interrompono qua e là l’imponente copertura forestale, costituita soprattutto da faggete, fra le più vaste d’Europa. Ecco “uno” degli splendidi panorami dal Monte Autore, facile cima adatta anche alle famiglie, il miglior “belvedere” raggiungibile dalla zona di Livata-Campo dell’Osso. Al centro dell’immagine notiamo la suggestiva Piana di Camposecco, set cinematografico di film “western all’italiana” e non solo.


EVENTO – 23 OTTOBRE 2022: “Alla scoperta del fantastico mondo rupestre di Corviano”

Bellissima escursione all’insediamento di Corviano, uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi della Tuscia, a metà strada fra gli splendidi borghi di Bomarzo e Vitorchiano. Qui, in un contesto paesaggistico di incredibile suggestione, si accavallano testimonianze archeologiche preistoriche, etrusche e medievali: dalle rovine di un castello perso in un bosco di querce ad antichissime case rupestri affacciate su un panorama mozzafiato, fino a un piccolo cimitero longobardo caratterizzato da tombe “a sagoma umana”. Inoltre, una cascata che scroscia su un’antica mola. Un’esperienza indimenticabile che unisce avventura e cultura: da non perdere, soprattutto per gli amanti della fotografia vedutistica e naturalistica. E al ritorno, il nostro tradizionale aperitivo “autogestito”!

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Salita al borgo fantasma di Agliano

Negli ultimissimi anni un imponente lavoro di segnaletica ad opera del CAI in Provincia di Viterbo ha permesso di connettere borghi e località isolate, recuperando antichi sentieri e tratturi e restituendo una piena fruibilità al territorio. Ciò sta portando allo sviluppo del trekking di “bassa quota”, a cui la Tuscia è naturalmente vocata e che oggi sta prendendo sempre più piede. Una delle zone che per anni erano rimaste escluse da qualsiasi forma di escursionismo è senz’altro la Valle dei Calanchi. Anche se le erosioni più spettacolari sono attualmente precluse alla vista da divieti e privatizzazioni al limite della legalità, una parte di questa straordinaria vallata è finalmente percorribile grazie alla suddetta nuova segnaletica. In particolare il Comune di Civitella d’Agliano, al limite nord-est dei calanchi veri e propri, offre un paesaggio storico incantevole, ricco di spunti poetici. La campagna è qui impreziosita da numerose testimonianze di architettura rurale, come fattorie e casali (spesso diroccati) o veri e propri borghi rurali: quest’ultimo è il caso di Agliano, situato in direzione di Castiglione. Anticipato da un viale di cipressi secolari, esso appare come una sorta di “borgo fantasma”, posto su un crinale con affaccio mozzafiato verso i calanchi da un lato e verso il Tevere dall’altro. Tutto sembra fermo nel tempo, come abbandonato di colpo (sebbene le buone condizioni generali suggeriscano una periodica manutenzione). Colpisce la presenza di una chiesetta romanica in tufo incastonata nel caseggiato, con il suo campaniletto a vela. Un luogo suggestivo, insomma, che merita una sosta durante i lunghi percorsi a saliscendi nei dintorni di Civitella.


La Cascata della Ferriera a Castel Cellesi

La Teverina è terra straordinaria, ricchissima di sorprese di ogni tipo. Una di queste è la stupenda Cascata della Ferriera, a valle di Castel Cellesi (Bagnoregio), raggiungibile tramite un facile sentiero, curatissimo dai volontari del luogo e immerso in una natura incontaminata.


Il Sentiero del Nitracco a Chia

L’imbocco dello sconosciuto Sentiero del Nitracco a Chia, che conserva le tracce di svariate civiltà ed epoche sovrapposte: notevole un muraglione in opera megalitica (o poligonale), probabilmente romano, una tipologia architettonica piuttosto rara nell’Alto Lazio ma che abbiamo ammirato anche nel vicino Fosso del Mandrione, sempre nei pressi di Soriano nel Cimino.


Sull’antico sentiero di Albalonga

L’ombroso e antico sentiero (negli ultimi anni risistemato) che dalla zona del Convento dei Cappuccini di Albano conduce al Convento di Palazzolo in un paio di orette scarse, costeggiando un acquedotto romano e percorrendo il bordo craterico del Lago di Castel Gandolfo, con vedute mozzafiato sull’omonimo borgo, sul sottostante bacino, su Roma e (nelle giornate limpide) sulla Campagna Romana settentrionale sino al Soratte, la Tolfa, i Cimini, i Sabini e gli Amerini. Una camminata da “convento a convento”, dunque, ma non solo: a circa metà del percorso, un viottolo in discesa permette di arrivare – non senza difficoltà – all’Eremo di Sant’Angelo in lacu, altro luogo di forte spiritualità. Verso la fine si aprono le misteriose Grotte di Palazzolo, rifugio nel corso di secoli di “santi” e di “briganti”. Insomma, un percorso straordinario che racchiude molteplici valori e che andrebbe fatto conoscere di più anche al turismo straniero, magari assicurando l’apertura e la fruibilità dei due complessi monastici, che attualmente si presentano chiusi al pubblico.


Intorno alla Francigena, a nord di Proceno

La cosiddetta “variante della Via Francigena” da Ponte a Rigo (in Toscana) a Proceno attraversa l’intero territorio a settentrione di questo piccolo ma bellissimo borgo. Più lungo del percorso ufficiale, che segue in gran parte la trafficata Via Cassia, permette al camminatore di non interrompere il tranquillo pellegrinare in uno dei paesaggi storici più intatti d’Italia nonché uno degli scenari rurali più incantevoli al mondo. Siamo all’estremo Nord del Lazio, e il profumo della natura si intreccia con la suggestione della storia: gli antichi paesi che a corona ci sorvegliano dall’alto, adagiati sulle verdi pendici dell’Amiata, del Penna, del Cetona e del Rufeno, sembrano nel complesso riproporre un dipinto del Rinascimento. Per il fotografo vedutista è ovviamente un “paradiso” e si consiglia (oltre alla stagione primaverile) di deviare ogni tanto dal tracciato della Romea, per trovare angoli panoramici insoliti e diversi. Stesso discorso vale per il pittore en plein air che qui dovrà davvero sforzarsi per scegliere un punto piuttosto che un altro… Un patrimonio unico per la nostra regione, da custodire gelosamente e da far conoscere al turismo internazionale: da tutto ciò può e deve ripartire l’Italia.